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#Diaz: non serve una sentenza per dire chi sono i criminali!

A me non serve una sentenza di Cassazione per dire chi è un criminale e chi non lo è. A Genova io c’ero e non mi interessa come loro hanno aggiustato la storia a loro uso e consumo, per riottenere un minimo di credibilità mentre tutti noi abbiamo dovuto sorbirci i lamenti striduli di un La Russa che ci chiamava criminali o di tutti quelli come lui che ora e semper fidelis alle cazzo di forze dell’ordine che a prescindere da chi ammazzano, potere della divisa vuole, che possano continuare a stare in strada, ad ammazzare, come quegli altri che hanno ammazzato federico aldrovandi e possono anche permettersi di sputare veleno sulla pelle di un cadavere e di sua madre.

Cosa non abbiamo sentito con le nostre orecchie in questi anni, quante porcherie dette su carlo giuliani, quante offese e mortificazioni e farneticazioni e quanti potenti e governanti pazzi, si, pazzi e deliranti che a saperli lì con il timone del comando dell’Italia in mano c’è da rabbrividire e invece oggi siamo tutti qui a gioire per una minchia di sentenza che prescrive tutto e non dice niente di quanto noi, già allora, non avessimo già detto. Anzi attenua.

E tanti anni a rimuovere il dolore e la rabbia e le ferite e a lottare e a tenere viva la memoria e ancora dobbiamo sentire offesa la nostra intelligenza. E scusate se ve la dico così di pancia ma mi fa piangere di rabbia questa cosa perché io c’ero e c’eravamo in tanti e non mi frega niente di sentenze e giudici e stronzate varie. Ci sono poche persone che rischiano anni di galera per una cazzo di vetrina e sono liberi torturatori, fascisti, merde umane che presidiano l’ordine pubblico in questa nazione. Ma di che stiamo parlando? Quale successo? Quale risultato? Per chi, per cosa, non per me e non so per gli altri. Una sentenza che legittima le mille sentenze contro compagni che vengono arrestati perché in Italia non esiste diritto di dissentire contro chi ti impone tirannia.

Li ho visti morire di dolore, ho visto morire la speranza, d’un colpo solo la disillusione e l’amarezza, sono queste le forze dell’ordine, quelle che dovrebbero tutelarci e invece sono dei crudeli assassini, degli infidi vermi che non meriterebbero di esistere in luoghi cosiddetti civili, figuriamoci presidiarne l’ordine. Vedere cosa è in grado di fare un uomo in divisa quando si ritiene garantito dall’impunità. Il vero volto della “giustizia” nel mondo.

A me ‘st’idea di consegnare ai giudici la responsabilità e il potere di ricostruire la storia di un paese comincia veramente a darmi sui nervi. Siamo intrappolati. Non si può dire che i fascisti sono stragisti perché un giudice non l’ha stabilito e non si può dire che uno della polizia è un criminale perché qualcun@ l’ha fatto liberare. Ma in quale tempo e luogo la società civile affida la ricostruzione storica delle proprie lotte e sconfitte ad un giudice? Non dico che non ne abbiano il diritto, soprattutto quelli che devono difendersi perché arrestati. Ma la storia io la conosco se principalmente l’ho vissuta e non se me la racconta uno con la toga che nemmeno c’era.

Sono i partigiani che hanno fatto la resistenza e non esistono giudici che hanno sancito quella cosa. La storia la riscrive, la revisiona, la mistifica chi vince e noi abbiamo perso, fino ad ora, e questa riscrittura che sa di contentino funzionale alla legittimazione di poteri dello Stato che fanno pena e che non rappresentano niente e nessuno se non se stessi, è pietosa. Ridicola. Dobbiamo noi scrivere la verità. Noi siamo custodi, partecipi, ché la viviamo e la facciamo la storia.

Solo io mi lamento del fatto che la storia non la puoi scrivere a colpi di sentenze o di querele per diffamazione se dai del fascista pezzo di merda ad un fascista pezzo di merda ché però non l’ha detto la cassazione?

Non so, di pancia, di cuore, di testa, sto soffrendo. Non mi viene altro da dire. Non ho altro da dire.

Per me la merda è merda e non mi serve una sentenza per stabilirlo.

—>>>Diaz: paure, rimozioni, amnesie!

Posted in Memorie collettive, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


4 Responses

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  1. greppi antonella says

    A noi che abbiamo sofferto e che soffriamo tuttora per Carlo, per tutte le torture le ingiustizie le beffe commesse a Genova, non serve una sentenza. Ma per chi si vede affermare una verità negata, per chi può chiedere il risarcimento danni, per i politici di tutti gli schieramenti sbugiardati, per i vertici della polizia che non faranno un giorno di galera, ma che per 5 anni dovranno togliere il culo dalle loro calde poltrone, SERVE ECCOME. Certo non restituirà Carlo ad Haidi e Giuliano e non guarirà le ferite morali e fisiche di un’intera generazioni, ma è un fatto che nessuno potrà più negare.

  2. akarho says

    Ovvio che a me, a te ed a molt* altr* non serve una sentenza per sapere come sono andati i fatti, di chi le responsabilità e per fare un’analisi della situazione in questo paese. Ma di certo preferisco sapere che il percorso portato avanti da chi ha subito in prima persona violenze e abusi non è stato cancellato con un colpo di spunga in cassazione. Solidarizzo? Si, anche certo. In ogni caso una sentenza non giustifica ai miei occhi altre sentenze, non sospende -per chi ha una lettura critica dell’esistente- il giudizio sulle istituzioni (totali e non) . Sappiamo dove siamo, niente storie. In questo caso si porta a casa un minimo/relativo riconoscimento in quella sede, che rimane -senza dubbi- quello che è. Per cambiare la realtà tocca muoversi su molti piani diversi, temo.

  3. Serena says

    Federico, che bella cosa che hai scritto, e quant’è vera!
    Fikasicula, hai ragione, pensavo la stessa identica cosa pur non essendoci stata al g8 nel 2001. Qualcuno dice: “la giustizia sta perdendo di significato” commentando le pene basse inflitte ai poliziotti… e invece purtroppo proprio nel momento in cui si pronuncia ed è l’unica che sembra legittimata a pronunciarsi, su una vicenda di questo tipo, la giustizia ne ricava credibilità, legittimità, e partiti forcaioli continueranno a mangiarci sopra attraverso i voti… io continuo a ricordare la mia disponibilità nel raccogliere storie sul g8 come feci nel post scorso. ciao!

  4. Federico says

    “A me ‘st’idea di consegnare ai giudici la responsabilità e il potere di ricostruire la storia di un paese comincia veramente a darmi sui nervi. Siamo intrappolati. Non si può dire che i fascisti sono stragisti perché un giudice non l’ha stabilito e non si può dire che uno della polizia è un criminale perché qualcun@ l’ha fatto liberare. Ma in quale tempo e luogo la società civile affida la ricostruzione storica delle proprie lotte e sconfitte ad un giudice? Non dico che non ne abbiano il diritto, soprattutto quelli che devono difendersi perché arrestati. Ma la storia io la conosco se principalmente l’ho vissuta e non se me la racconta uno con la toga che nemmeno c’era”

    Il punto è che per l’attuale sistema di collettività umane, i Tribunali ed i Giudici svolgono la funzione che in un individuo è propria dei “processi difensivi” (processi, appunto) in cui un dato Fenomeno dell’Essere viene raccolto dai sensi, sottoposto a Giudizio affinché si stabilisca se “accettarlo nella Coscienza” o “rigettarlo nell’Inconscio” (il luogo di ciò che E’, ma non C’E’). Così ciò che si ricostruisce in tribunale è ciò che sta dentro la Coscienza della Collettività, della Società Civile, la versione “ufficiale” conosciuta e poi ri-conosciuta. Tutto ciò che per una ragione o per un’altra è scisso e tagliato via dalla salomonica spada della Giustizia e del Giudizio, decade dis-conosciuto nell’Inconscio della Società e diviene una Realtà Rimossa, interdetta, pericolosa per l’integrità del sovrasistema.
    Ci vuole davvero un grosso lavoro di reintegrazione affinché il rimosso riemerga col suo carico di angoscia e possa essere sopportato e rielaborato. Una reintegrazione che passa per la riappropriazione di una capacità di Giudizio dei gruppi e degli individui, non soltanto delle istituzioni.ll