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Noi il prezzemolo lo vogliamo usare solo per cucinare!

[Più bimbi Italiani, ovvero il piano di pulizia etnica secondo i pro/life]

L’attacco all’autodeterminazione femminile non lascia tregua. Lo sapete. Da molto tempo la legge 194, che pure non è la migliore delle leggi possibili, viene svuotata di contenuto e senso, ne viene impedita l’applicazione, viene aggirata attraverso regolamenti che accorciano le settimane di diritto all’ivg terapeutica (da 24 a 22 settimane).

Il corpo femminile è un campo di battaglia. Se decidi di abortire vieni torturata psicologicamente da volontarie no choice (quelle che si dicono per la vita, ma in realtà ci vogliono morte) che si fanno trovare dappertutto. Dai reparti di ostetricia e ginecologia ai consultori, nuova tappa da espugnare, che stanno cercando di toglierci per sostituirli con centrali di propaganda di una ideologia che vuole far soccombere il diritto delle donne optando per un presunto diritto del concepito.

Studi medici, guardie mediche, pronto soccorsi e varie sono occupati da obiettori di coscienza che ti obbligano ad un pellegrinaggio senza fine che non si ferma neppure di fronte ai farmacisti (obiettori) quando hai bisogno di un contraccettivo, della pillola del giorno dopo, figuriamoci se è quella dei 5 giorni dopo che dovrebbe essere presto in commercio o se si tratta della pillola abortiva, la ru486.

In ogni dove si vedono tanti uomini e alcune donne che discutono del diritto del “concepito”, dimenticando che noi siamo persone e che il diritto dell’embrione non può confliggere con il diritto delle donne salvo, appunto, definirle ree di crimini inenarrabili, continuare a descriverle come oggetto di medicalizzazione e criminalizzazione, banalizzarne le scelte, sminuire i delitti e le violenze di cui è fatta oggetto, considerarla nulla di più che un contenitore, vuoto, al più buona per intrattenere anche dal punto di vista sessuale.

E’ il gender backlash, agito da integralisti, fascisti, nazisti, maschilisti e donne che si fanno artefici e veicolo di una cultura patriarcale che non molla e che impone il potere degli uomini sui corpi delle donne, il potere, quello di sempre, di gestire i nostri corpi, meglio, quello che dentro essi può svilupparsi.

Integralisti, fanatici e reazionari che hanno voluto una legge sulla procreazione medicalmente assistita che fa ribrezzo e che impone alle donne, ancora una volta di soffrire e di poter usare il seme del “marito” perché di fondo tutto deve avvenire comunque e sempre secondo i vincoli di santa madre chiesa.

Tra la tentata strage di Brindisi e il terribile terremoto che ha distrutto le vite di molte persone nel nord Italia, la notizia di un nuovo evento no choice ha attraversato in sordina in web. Si è svolto ieri in Vaticano, il mistico Life day. Dopo la #marciaperlavita, quella per la cui partecipazione erano state reclutate ragazze tramite annuncio online e alla quale abbiamo risposto con una vera #marciaprolife, i no choice/prolife di tutta europa hanno avanzato una proposta, registrata dalla Commissione europea venerdì scorso, che si concretizza nella richiesta al diritto comunitario di proteggere il riconoscimento della dignità umana fin dal concepimento.

“La proposta che i pro life fanno, attraverso il quesito che sarà sottoposto all’adesione popolare, è di estendere la protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell’integrità di ogni essere umano fin dal concepimento in tutte le aree di competenza della Ue. In particolare si chiede alla Ue di porre fine al finanziamento di attività che presuppongono la distruzione di embrioni umani nei settori della ricerca, nei programmi di riduzione delle nascite e nella pratiche di sanità pubblica che presuppongono la violazione del diritto alla vita”.

La campagna (che si chiama “Uno di noi“) porta alla raccolta di un milione di firme in almeno sette diversi paesi europei grazie alla forma di democrazia diretta introdotta dal Trattato di Lisbona.

Lo ripetiamo: oltre tutte le obiezioni scientifiche, il problema che si verrebbe a creare, nell’ipotesi che questa proposta venga valutata seriamente, sarebbe il conflitto tra due esseri eventualmente di pari diritto, la donna e l’embrione. Significa che contraccettivi d’emergenza, pillola abortiva, Ivg (interruzione di gravidanza) diverranno un reato. Significa che le donne che abortiscono e i medici che le fanno abortire, come avveniva un tempo, saranno sbattuti in galera. Significa che, se la Commissione europea sceglie questa strada, tutte le donne sarebbero forzate a portare avanti le gravidanze anche quando c’è pericolo di vita. Chi avrebbe più diritto a vivere, la donna o la blastocisti? La donna o lo zigote? La donna o l’embrione? La donna o il feto? Qualsiasi persona può intravedere l’orrore di una tale deriva giuridica, significherebbe sequestrare un essere umano per nove mesi, chiuderlo in un posto e imporgli uno stato fisico complesso, invasivo e carico di conseguenze, quale è la gravidanza. Non uso a caso il maschile, lo faccio per quelle persone che, quando si usa il femminile, anche grammaticale, non riescono a riconoscere all’oggetto della discussione lo statuto di persona, ma lo riconoscono all’ovulo fecondato che non si è ancora annidato nell’utero. E’ possibile imporre a qualcuno la maternità? E’ possibile imporre a qualcuno di non curarsi? E’ possibile imporre a qualcuno di avere figli gravemente malati? (La già ricordata legge 40 sulla procreazione medicalmente assitita, ci ha provato, ma è in corso di destrutturazione, perché disumana). Per meglio comprendere la violenza di questa costrizione vi rimando all’esempio del “violinista e della donna” di Judith Jarvis Thomson.

Come già accadeva in passato, le donne abortiranno comunque affidandosi a macellai, a intrugli velenosi a base di prezzemolo, a infilzarsi l’utero con ferri da calza e che moriranno per questo. Significa che la nostra sessualità non potrà che essere “riproduttiva” e che qualunque altra forma di sessualità sarà criminalizzata. Significa che saremo impegnate a crescere venti figli e non avremo il tempo per occupare posti dirigenziali, lavorare per la nostra crescita personale e per la società. Significa una nuova “controriforma” agita come e peggio di quella che portò all’inquisizione perché la criminalizzazione delle donne è costante, siamo continuamente sottoposte a lapidazione, messe al rogo per qualunque cosa e anche questo è ciò che arma la mano di assassini e stragisti di donne che giudicano la nostra vita come fosse niente.
Per ricordarci ancora cosa significa avere la necessità di abortire e non trovare aiuto, vi rimando alla storia di Maria, morta a Palermo nel 1989 a causa dei rimedi abortivi delle mammane, ai quali queste persone vogliono farci tornare marciando contro la Legge 194 e proponendo paradossali uguaglianze giuridiche tra donne e materiale biologico che spesso finisce nell’assorbente senza che ce ne rendiamo nemmeno conto.
Le nostre vite insomma per queste persone non valgono niente, ce lo dicono con tutta forza, teniamolo presente tutte le volte in cui, con la retorica del “bambino dono del cielo”, del “soffrirai per tutta la vita” cercano di apparire compassionevoli e preccupate per noi: se il diavolo non è così brutto come lo si dipinge, gli angeli non sono così buoni come vogliono sembrare. La verità, care, è questa. Non contiamo niente. Potremmo morire una ad una. Potremmo crepare in casa, fuori casa, saltare in aria, essere ammazzate dal primo depresso di passaggio, essere crudelmente torturate durante ore e ore di ricatti e violenze domestiche ma quello che per loro conta è che noi portiamo avanti le gravidanze, possibilmente post mortem così la finiamo di parlare, ché la nostra bocca che si apre per pronunciare parole di dissenso e autodeterminazione è giudicata inutile.

Ancora convinte che qualcun@ voglia risolvere il problema della #violenzasulledonne? Ancora convinte che si possa fare #frontecomune con donne di centro/destra che #marcianoperlavita assieme a queste persone?

Detto ciò è indispensabile ricordare che domani ricorre l’anniversario dell’approvazione della legge 194. In difesa proprio della legge 194, alcuni medici e personale sanitario hanno dato vita alla campagna “IL BUON MEDICO NON OBIETTA” questi qui su facebook  sono gli eventi a sostegno della campagna.
Ed è proprio il caso di dirlo: buon compleanno 194!

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Questo è un post scritto a quattro mani con Cybergrrlz.

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Corpi/Poteri, R-esistenze.

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3 Responses

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  1. Serbilla Serpente says

    Ci sono donne che cercano di sterilizzarsi da tempo e non ci riescno, i medici si rifiutano di fare l’intervento quando sentono che non hanno figli e hanno meno di 40 anni.
    Chissà se gli uomini hanno questi problemi quando fanno la richiesta per la vasectomia.

  2. Mary says

    Bel post complimenti. Io ho paura per il clima di odio contro le donne che si respira oggi. Ci vogliono madri per forza, chiuse in un ruolo predefinito, senza contare che la maternità è una scelta personale.
    Ci sono anche donne che non vogliono avere un figlio, io preferirei sterilizzarmi piuttosto che dare alla patria un figlio che non voglio.

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