Bella giornata. Buona per passeggiare. Ma si, andiamo alla manifestazione. Tutti davanti alla Biblioteca Nazionale. Firenze. Mano nella mano, io e lui, ché si sente il dovere di fare qualcosa. Lui un po’ di più, io un po’ così e così perché il mio “cosa” è perplesso, scettico, in effetti scalpito.
La piazzetta è piena di gente indignata che indignatamente si abbraccia, con sorrisi e pacche sulle spalle, “we’, da quanto tempo… ma sentiamoci, dai, andiamo a prendere una pizza? e al cinema?” perché questi sono gran bei momenti di socializzazione. Sullo sfondo vedi in bella vista lo striscione di Se non ora quando. Dopo un po’ di foto e riprese delle tele lo tirano giù e si muovono. Ci sono le bandiere di Libera, facce da giovini comunisti, elementi di veltroniana memoria, l’intervistatrice in video che cerca belle facce di adolescenti da intervistare, tutte modello simil gioventù da festa dell’unità. Mi chiedo che ci faccio io. Anzi lo dico ad alta voce. “Che ci faccio io?“. Lui mi guarda sorridendo. Mi conosce, sa perfettamente cosa potrebbe passarmi per la testa.
Sfilatona istituzionale, con questo temperamento un po’ così, di quella pacatezza ancora veltroniana, si crea un corteo “spontaneo” e il corteo è aperto dalla polizia e allora so cosa ci faccio lì. Per guardare e riferire. Per sentire sulla pelle tutta l’ipocrisia di quel momento. Per vedere all’opera tutta la realizzazione della retorica di Stato. Lo Stato c’è, ti apre financo i cortei e te li autorizza pure su due piedi se tu legittimi divise e istituzioni e allora origlio e c’è uno che dice “ma hanno detto che non è stata la mafia…“. “Si si… infatti pare che sia qualcos’altro…” “E forse era uno geloso che l’ha lasciato la fidanzata?” e così facendo continuano a marciare, contro la mafia, anzi le mafie, per la “legalità”, contro i poteri “oscuri”, contro questo e quell’altro e poi c’è il feticismo da web 2.0 per cui tutti vanno alla ricerca di pezzi di pelle, già sbrindellata, delle vittime, una morta, una in fin si vita, altre con gravi ustioni.
E’ terrorismo e anch’io ho la netta sensazione che si tratti di nazismo e di misoginia anche se non ce lo diranno mai, perché di questi mali estremi lo Stato, le istituzioni, non se ne può vantare e ora è il momento di chiamare tutte le pecore in piazza, di invocare la coesione nazionale e di restare in silenzio.
“Ho voglia di un caffè…“ dico al mio compagno di ventura e lo trascino fuori da quella enorme bugia, da quella marcia sbagliata, con la gente sbagliata, per i motivi sbagliati, e me ne fotto del fatto che qualcuno possa giudicarmi cinica ma in realtà sono assai lucida e di fronte ai cadaveri di solito ragiono pure meglio.
Quelle divise in cima al gruppo “scusate… fate passare il mezzo…” ma certo, come no. Facciamo passare il mezzo e poi già che ci siamo ditemi perché si è suicidata Alina e ditemi delle botte a Genova e Bolzaneto e ditemi dei fascisti che stanno in mezzo a voi e che aumentano di grado ogni volta che fanno una porcata. Ditemi tutto. Della strategia della tensione, del vostro approfittarne per distrarre il mondo intero, criminalizzare i movimenti e riproporre schemi un po’ di merda, dell’occasione per poter mettere giù un po’ di leggi che vietano anche l’andare al cesso la mattina, del fatto che approfittate di terremoti e disgrazie per militarizzare e recintare ogni luogo.
Diteci tutto e poi diteci anche se ‘ste ragazze avevano mandato ‘affanculo qualche stronzo, che chi lo sa se oggi come oggi non è quello il modo per risarcire un assassino, giacché ne abbiamo visti tanti e quando hanno da vendicarsi non guardano in faccia a nessuno e si tirano dietro sorelle, amiche, padri, madri, suocere, figli e nipoti.
Le stragi familiari, d’altronde, non vengono mica valutate per essere di grave pericolosità sociale. Anziché no. Sono cazzi nostri, “delitti passionali“, così li chiamano.
Ma in alcuni posti è grave anche la presenza di nazisti. Questa categoria nuova di integralisti che potendo ammazzerebbero immigrati, gay, lesbiche e donne. Firenze ne sa molto per sfortuna anche se a Brindisi la traccia “nera”, a meno che non siamo tornati indietro al tempo in cui stragisti e mafia e pezzi deviati dello stato erano un tutt’uno, parrebbe una cosa un po’ bizzarra. Nulla si può escludere.
Caffè, dintorni degli Uffizi. Non ci si può sedere perché costa un botto. Turisti ignari e venditori di oggetti luminescenti. Bella manifestazione, si, ma ora andiamo via. Non posso pensare al fatto che stavo quasi nella stessa fila degli scout. Ma che per senso civico forse mi sono rincoglionita.
Lui mi accarezza. Si va a manifestare altrove. Altrove. E chiunque sia stato tutta la mia/nostra solidarietà alle ragazze e alle loro famiglie.
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Copio e incollo il comunicato della Casa Internazionale delle Donne. Non lo condivido per intero, soprattutto nella parte in cui parla dell’allarme lanciato dalle femministe francesi (ché quando le diciamo noi ‘ste cose non contano?) ma eccolo:
La Casa internazionale delle donne:
http://www.casainternazionaledelledonne.org/userfiles/comunicato_brindisi.pdfL’orrendo attentato di questa mattina alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi, meta della
carovana della legalità, ha per noi un chiaro significato politico.
Esprimiamo dolore e rabbia, ma vogliamo anche condividere l’allarme lanciato giorni fa dalle femministe francesi, che denunciavano la gravità e la pericolosità dell’affermarsi in Europa di movimenti razzisti, sessisti e neonazisti.
Lo spazio aperto dalla crisi attuale può essere un’occasione per ridiscutere valori e modelli di sviluppo europei, e quindi cambiare la politica; ma l’Europa sembra oggi priva di memoria ed è concentrata solo su logiche economiche, in una involuzione reazionaria. La sfera pubblica viene così occupata dalle bande criminali, da gruppi della destra estrema, da chi ha interessi contrari alla democrazia, da chi vuole imporre con la violenza una soluzione politica e culturale autoritaria.
Non possiamo limitarci ad assistere ma dobbiamo reagire con fermezza, forti della nostra
storia e consapevoli che i processi autoritari iniziano sempre con l’attacco all’autonomia e alle libertà delle donne.
Non è un caso che sia stata colpita una scuola prevalentemente femminile, una scuola, in
particolare, dove si mettono in atto pratiche esemplari di rispetto e di legalità e dove si creano gli anticorpi contro questa deriva autoritaria e criminale.
Inviamo alle/agli studenti colpite e ai loro familiari il nostro abbraccio di forte e totale
solidarietà; rinnoviamo il nostro impegno insieme a quante/i si mobilitano per una pratica politica e civile di giustizia e di democrazia.
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Brindisi, strage a scuola: vi ricordate Columbine? Vi ricordate Marc Lepine?
Per alcune persone tutto è “occasione sociale”, altroché.
Vale la pena esserci a patto di sapere cosa ci stiamo a fare. Ché se la mia presenza diventa funzionale ad alimentare lo sciacallaggio mediatico e a dare forza alle fanfare della propaganda pro-securitarismo, be’, allora preferisco stare a casa.
lo sciacallaggio mediatico, intellettuale e falsamente etico, è sempre in agguato. Ma vale sempre la pena esserci, piuttosto che lasciare vuoti e silenzi.
Si Michele ma ti vorrei ricordare che ogni tot giorni una donna viene uccisa, talvolta bruciata viva e talvolta accade che quando un uomo vuole uccidere lei stermina anche i parenti prossimi. Questo succede così di frequente che pare essere diventata un’abitudine. Ecco, per dirti che non è proprio la cosa più orribile avvenuta nell’ultimo ventennio ma una delle cose orribilissime avvenute da sempre.
E nel 2012 arriva un’altra anima pura a scoprire che i manifestanti non sono tutti arcangeli Michele con la spada sguainata e la purezza dalla loro parte. Been There, done that. Ma che manifestino comunque il sostegno alle famiglie, il ve la faremo pagare alle bestie, il non siamo tutti come voi, bestie maledette.
Che manifestino anche i figli degli uomini e delle donne, uguali a quelle figlie che sono state toccate. Si tratta dell’attentato più orribili degli ultimi venti anni almeno.
Guarda Sabrina, no, non c’è nulla di personale né di snob e tantomeno offensivo. Ho fatto l’esatta cronaca di ciò che ho visto e sentito, dove il verbo è “sentire”. il mio sentire che spero non mi vorrai negare. sarà sicuramente stata una forma di reazione ma lasciamo dire che era una forma di reazione abbastanza priva di ragionamento. hai letto oggi che stanno parlando di un tale, un ex militare? se così fosse non ti sembrerebbe che la manifestazione di ieri fosse diretta in modo totalmente errato? dopodiché le persone meno sensibili devono conoscere la verità e non quello che propaganda la stampa di regime.
Ho seguito com’è nata la manifestazione di Firenze, è stata una risposta spontanea da parte di chi ha sentito di dover reagire a questa assurda vicenda. Trovo inutile e molto sterile erigersi a giudice dei sentimenti altrui. Spesso combattiamo insieme le nostre battaglie ma oggi le parole che leggo qua le trovo snob e offensive e finché continueremo a giudicare a priori difficilmente potremo far presa anche sulle persone meno sensibili ai temi a noi tanto cari.
Si, infatti, pareva la festa del santo patrono. Dimenticavo lo sciacallaggio intellettuale, quello di chi ti vende la cosa scritta e poi ci sono i bimbi col gelato e c’era chi indossava la scarpa della domenica…. Ma si, tanto che importa. In fondo di donne in single time ne muoiono di già e se vengono sterminate in massa la medaglia se la piglia lo sbirro buono. 😐
E’ per questo che non sono andata a quello di Napoli, perché immaginavo che sarebbe stato così anche qui, bandiere e striscioni, sì certo le persone commosse, ma poi tante foto, ne ho viste diverse on line, di gente che si è fotografata alla manifestazione, alla fiaccolata, al corteo, come si chiama non lo so, “la scesa”. Io che sono una maniaca dallo scatto facile, non le sopporto quelle immagini sorridenti di tanta gente che è andata, praticamente, a una festa di paese.