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Codice etico per la stampa in caso di femminicidio

Da Femminismi.it:

Sollecitate dai gravi fatti di femminicidio accaduti nella nostra provincia, e riportati sulla stampa in maniera scorretta e spesso inaccettabile, abbiamo riflettuto ed esaminato la documentazione disponibile in Italia circa la deontologia e la comunicazione di genere, rilevandone la scarsità.
Abbiamo analizzato quindi il materiale prodotto in altri paesi (come il codice pubblicato da Zero Tolerance in Inghilterra) e prodotto un documento in sei punti come guida per una comunicazione responsabile sulla stampa dei casi di femminicidio.
Vi invitiamo a diffondere, commentare.

Sul Codice verrà organizzato un incontro pubblico tra lavoratrici e lavoratori della comunicazione, cittadine e cittadini –insieme ad associazioni e gruppi con i quali stiamo lavorando.

Femminismi, donne di Fano, Pesaro, Urbino

CODICE ETICO PER LA STAMPA IN CASO DI FEMMINICIDIO

Introduzione

Femminicidio è quel tipo di violenza con la quale viene colpita una donna per il solo fatto di essere donna; si tratta di violenza sessuata, fisica, psicologica, economica, normativa, sociale e religiosa, che impedisce alla donna di esercitare appieno i diritti umani di libertà, integrità fisica e morale. La mancanza di una corretta comunicazione giornalistica dei fatti di femminicidio non aiuta la società a liberarsi di una piaga dolorosa, anzi, sostiene una cultura che non riconosce piena libertà: che è libertà di vivere come meglio si crede nel rispetto della libertà altrui. Quando la stampa nazionale o locale si focalizza solo sui sentimenti, sulle frustrazioni, sulla vita dell’uomo che ha compiuto violenza o omicidio e cancella completamente i sentimenti, la vita e i desideri della donna vittima, allora la comunicazione viene deviata in un racconto del fatto dal punto di vista unico del carnefice, contribuendo a spettacolarizzare la violenza o a presentarla come l’atto isolato e scellerato di un uomo: eppure le statistiche, gli studi e le esperienze personali ci dicono che non è quasi mai un atto singolo che porta alla morte di una donna, ma un continuum di violenza che viene considerata normale da sopportare o da far sopportare ad una donna. Per questo chiediamo alla stampa di prendere in esame una proposta di codice etico per trattare della violenza in modo da non alimentarla più e non accettarla più come normale. Questa proposta che vi presentiamo è frutto di una elaborazione collettiva che ha preso le mosse dalla letteratura italiana e internazionale in merito.

1 I giornalisti devono mettere in evidenza la motivazione di genere (svalorizzazione simbolica, discriminazione economica e sociale) come causa profonda della violenza contro le donne. Essi devono fare buon uso delle informazioni di casi studio e statistiche disponibili, sia quando segnalano casi di violenza contro le donne sia quando danno notizia di casi di sfruttamento sessuale e della prostituzione, collocando le notizie in un contesto più ampio che riveli la motivazione di diseguaglianza a cui sono sottoposte le donne che ne soffrono e tutte le vittime che sono femminilizzate (discriminate come se fossero donne – ad esempio omosessuali, transessuali).

 I giornalisti devono scegliere con cura il linguaggio da utilizzare per dare conto di casi di femminicidio, evitando di comunicare in modo anche implicito che la vittima sia da biasimare per qualche motivo legato al suo essere donna e al suo abbigliamento o atteggiamento, ai suoi orari e abitudini.

3 I giornalisti devono inoltre rappresentare i personaggi della notizia come uomini e donne veri, reali, evitando accuratamente di ricorrere a stereotipi che li incasellano in ruoli patriarcali privi di attinenza con il fatto specifico e reale (l’innamorato pazzo, il marito deluso e depresso, la mogliettina che sopporta, la ex fidanzata come preda perché in passato era in possesso dell’aggressore-fidanzato).

4 I giornalisti devono in ogni modo evitare di usare l’equazione “odio uguale amore” e mai utilizzare frasi che possano giustificare in qualche maniera simbolicamente la violenza come gesto sconsiderato o addirittura “folle” e quindi non del tutto legato alla responsabilità individuale. Da evitare in senso assoluto anche il presentare la violenza sessuale, domestica, e il femminicidio come amore passionale incontrollato con frasi dal vago sapore romanzato e romantico (follia d’amore, pazzia d’amore, amore e sangue) – La violenza e l’omicidio sono i più gravi crimini che si possono compiere contro un altro essere umano donna o uomo.

I giornalisti devono evitare di esemplificare i casi di violenza contro le donne, o contro altre vittime femminilizzate, con la teoria del ciclo di violenza che inserisce i soggetti violenti in una quasi giustificazione del loro operato a causa di un’infanzia con esperienza di violenza, o a causa di esperienze violente in qualche modo patite. Dovrebbero anche evitare di presentare le violenze come causate semplicemente dal consumo di alcool o da altri problemi sociali o disagi psichici.

I giornalisti devono rispettare la privacy e la dignità delle vittime, rispettare la dignità delle vittime significa anche non utilizzare senza consenso foto delle vittime, e tantomeno foto in cui le vittime siano rappresentate in momenti gioiosi o in abiti succinti – Rispettare una persona che soffre a causa di una violenza subita riguarda anche l’uso che si fa della sua immagine.

 

Femminismi, donne di Fano-Pesaro-Urbino
Primo Maggio 2012

CODICE ETICO

Posted in Comunicazione, Critica femminista, Misoginie, Omicidi sociali, Pensatoio.


4 Responses

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  1. NomenOmen says

    storia orribile peggio delle altre quella di enzina, eppure storia poco conosciuta. gli uomini si vergognerebbero di sè stessi, esattamente come è accaduto al mio fidanzato: mi disse di essersi sentito in qualche modo coinvolto, responsabile come uomo pur sapendo che egli stesso non commetterebbe mai verso persona alcuna le sevizie subite dalla povera enzina.
    Vorrei che questo codice deontologico fosse accettato e sottoscritto da tutte le redazioni e vorrei che si cominciassero ad introdurre gli studi di genere a scuola e all’università. sappiamo troppo poco della storia delle donne.

  2. roberta says

    leggete l’articolo del corriere sull’omicidio di napoli. in homepage si parla a casaccio di gelosia. così, di default. nell’articolo si sottolineano solo i seguenti concetti più volte: lui era preoccupato per una possibile malattia. erano una coppia tranquilla. resosi conto del gesto ha tentato di rianimare la moglie più volte (questa poi!). adesso lui è molto scosso. non ho parole. sono d’accordissimo col codice etico che proponi.

  3. Paolo84 says

    se l’assassino era davvero drogato o ubriaco o soffriva di problemi psichici credo che non si possa omettere tale informazione, bisognerebbe però fare in modo che nell’articolo non suoni come una giustificazione (anche perchè non sempre chi è in quelle condizioni uccide)

  4. Mary says

    Ricordo che l’unico articolo scritto bene fu quello del femminicidio di Enzina la ragazza cieca uccisa dal marito mesi fa. Vi linko un mio post su come andrebbe scritto un articolo che e’ esteso anche ai casi di violenza sessuale, anch’essi molto giustificati dai media.comunicazionedigenere.wordpress.com/2012/05/02/21485