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La Rai e il processo al femminismo

Sapete che c’è, che il “servizio pubblico”, quello che anche le donne pagano con il canone, è a servizio degli uomini e delle donne asservite agli uomini.

Di esempi ne abbiamo fatti tanti e ne possiamo fare un altro.

Verdetto Finale è la trasmissione di raiuno che imita Forum di retequattro. Trasmissioni nelle quali viene inscenata ogni volta una pantomima attraverso la quale si giudicano le donne e si parteggia per gli uomini. Le conduttrici sono pagate per fare le moraliste bigotte, tutte casa, chiesa e maschilismo.

La puntata di stamattina, se non vi fossero già sufficienti prove di misoginia, è stato un processo vero e proprio contro le donne e il femminismo.

Di trasmissioni come queste si serve la lobby dei padri separati per continuare con la sua orribile campagna di criminalizzazione delle donne. Sul piatto c’è sempre un bambino conteso per soddisfare le esigenze di vendetta dell’ex marito.

In questo caso c’era una madre lavoratrice, con una bella carriera, e un ex marito fallito che non trovava modo migliore di soddisfare le proprie frustrazioni a parte fare dispetti alla ex moglie.

Come già qualcuna di noi aveva raccontato a proposito di una testimonianza presa da un forum di madri straniere, viene rivendicato un metodo che evidentemente viene suggerito anche in italia.

L’ex marito trattiene il figlio per una giornata intera oltre l’ora stabilita in cui doveva riportarlo alla ex moglie senza darne notizia, senza farsi rintracciare, senza rispondere al telefono, lasciando la madre e la nonna che supporta la donna nella crescita del bambino, ad aspettare preoccupatissime qualche notizia.

La donna lo accusa di sequestro di minore, lui rivendica di ottenere l’affido esclusivo del bambino.

Nella discussione la donna, sicuramente una attrice pagata per svolgere quel ruolo, fa emergere come tutto il problema stia nel fatto che lei lavora, tenendo fede alle sue responsabilità. Per quella parte il programma sceglie una donna biondo platino con un aspetto che non risulta simpatico al pubblico.

Lui, l’uomo, dice che lei non vuole rinunciare alla carriera per amore del figlio e dunque se carriera deve essere allora non può gestire la vita del bambino. Per la parte dell’uomo si sceglie un banale individuo dall’aspetto rassicurante.

Da qui parte il processo contro la donna, il suo stile di vita, le sue abitudini professionali e mentre lei cerca di difendersi viene puntualmente redarguita dalla presentatrice, apertamente schierata dalla parte dell’uomo, che la rimprovera intimandole di non fare la femminista.

La parola femminismo viene pronunciata due volte dalla conduttrice, una showgirl sposata con un tronista dal quale ha divorziato dopo pochi anni, che sulle riviste di gossip ha pianto calde lacrime di sofferenza per non tradire il ruolo di donna votata alla famiglia che piace tanto a Rai Uno. La parola femminismo viene pronunciata sempre in tono dispregiativo.

Quello che si omette di dire è che ottenendo il papino l’affido del bambino otterrebbe così anche una sostanziosa quota di alimenti da parte dell’ex moglie in condizioni economiche assai più prospere delle sue.

Quello che viene pagato per fare il giudice di scena fa alcune considerazioni sul fatto che in nome dell’affido condiviso, bla bla bla, il bambino dovrà essere strappato dal contesto in cui è cresciuto perchè dopo dieci anni il padre ha pensato di soddisfare il suo fallimento personale attraverso l’uso di quel figlio. Decide così, sostenendo si tratti del “bene del bambino”, di punire il figlio facendogli fare il pendolare tra due case, due mondi, due quartieri, con la valigia sempre sotto braccio, per soddisfare l’egoismo paterno.

In definitiva quello che si compie è il processo e la punizione alla madre lavoratrice, definita gravemente madre in carriera come se le operaie facessero lavori meno lunghi e stressanti, stabilendo, in nome di un antifemminismo dichiarato, che una madre che lavora può vedersi sottratto il proprio figlio mentre cerca di garantirgli in necessario per la sua crescita.

L’assurdità e la violenza di una comunicazione di questo genere la possiamo facilmente intuire solo mettendo a confronto la teoria e la pratica.

In teoria la presentatrice dice che la mamma deve fare solo la mamma. Dopodichè dovrà spiegarci come si concilia questa assurdità a fronte del fatto che proprio la parte che lei sostiene, ovvero i pappi separati, usano la eventuale indigenza delle madri in senso opposto ovvero dicendo che dato che sono povere e che hanno bisogno di dipendere dal mantenimento passato per i figli dai padri per sostenerli allora tanto vale che quei figli siano privati della presenza materna.

Nella pratica la presentatrice fa la showgirl, con i tempi di lavoro del mondo dello spettacolo. Semmai avesse un figlio, davvero lascerebbe il lavoro e si farebbe mantenere da qualcuno? E se non si facesse mantenere allora quando va al lavoro, sempre ragionando per ipotesi, a chi lascerebbe il figlio?

E’ una guerra contro le madri?

Contro le madri che lavorano? Contro le donne che lavorano? Contro le donne e basta? Contro l’autonomia economica delle donne?

La domanda per l’antifemminista presentatrice è: se le donne non fossero autonome e dovessero essere costrette a restare dentro matrimoni violenti, non riusciti, falliti, sarebbe meglio?

Se lei non avesse avuto un lavoro che le permetteva di avere una casa propria, una vita propria, una propria indipendenza economica, si sarebbe mai potuta separare dall’ex marito tronista?

Perchè il personale è politico. Tutto il resto sono balle.

Ps: usare la Rai, il servizio pubblico, per istigare i padri separati frustrati, livorosi e vendicativi, ad usare i figli trattenendoli con se’ senza darne notizia alla madre, non è un tantino immorale?

Posted in Misoginie, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


7 Responses

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  1. Andrea Mazzeo says

    Bisogna smontare pezzo per pezzo il loro schema; cominciando col dire che in Francia (da dove pare abbiano preso l’idea) la potestà parentale condivisa, internvenuta negli anni ’70 metteva riparo ad una grave discriminazione che vedeva la potestà gneitoriale assegnata solo al padre. Ciò che in Francia è nato per tutelare i diritti delle madri, in Italia viene usato contro le madri. Prima assurdità.
    La “résidence alternée” è stata introdotta in Francia nel 2000 per sanare situazioni di fatto, di coppie separate che di comune accordo avevano stabilito che il figlio dividesse il tempo tra i due genitori; il doppio domicilio del figlio era vietato in precedenza dalla legge francese.
    Il codice civile francese ha quindi previsto questa possibilità; possibilità non oblbigo, diversamente da quello che vogliono introdurre in Italia, solo se c’è accordo tra i genitori (e non se c’è conflitto), se il doppio domicilio non straviolge le abitudini del bambino (frequenza della scuola, amici, tempo libero, tenuto conto dell’età del minore e sentito anche il suo parere se è grandicello. Non la porcheria italiana.

  2. fasse says

    @mary

    letto 🙂
    ottimo post. brava!

  3. mary says

    Non mi stupsice sentire questo nella tv italiano dove l’unico modello vincente è quello della velina che poi si sposa e si fa una famiglia.
    Vorrei parlarne anche io nel mio blog.

  4. Sara says

    finalmente qualcuno che mi da ragione!
    lo stesso sconcerto l’ho avuto io l’anno scorso:passando in cucina, un giorno, vedo mio padre intento a guardare la tv e proprio questo programma su rai1. vedere mio padre così silenzioso e attento mi incuriosisce… il caso era molto simile a questo, solo un po’ più ingarbugliato: un attore dall’aspetto insignificante che interpreta la parte di un uomo che per lavoro era costretto ad andare spesso in inghilterra, la donna, l’ex moglie di quell’uomo, che aveva lasciato il marito dopo aver scoperto, tra l’altro, una serie di tradimenti. rimasta sola col bambino la donna riprende a lavorare. anche i nonni, tutti e 4, vivono a roma e il bambino frequenta con regolarità entrambe le coppie, una situazione “normale” insomma, di padre che continua farsi la sua vita (cambiando pure spesso compagna), fino a quando la donna riceve una sorta di promozione al lavoro, ma è costretta a trasferirsi in cina, lei accetta e inizia i preparativi: il bambino è piccolo, sicuramente non avrà problemi ad adattarsi a nuovi ambienti. colpo di scena, improvvisamente l’uomo si sveglia dal suo sonno e inizia a ricordarsi di avere un figlio. certo negli ultimi 2 anni lo aveva visto solo 4 volte, ma che significa?il padre è sempre padre, ha il diritto di vedere il bambino quando vuole! e quella donna? se lo vuole portare in cina solo per inseguire la carriera?…
    ero sconvolta, non riuscivo a credere alle mie orecchie: “un uomo del genere non può suscitare alcuna pietà”, pensavo, “persino i rami più bigotti e ottusi della società dovrebbero lodare questa donna per la forza che ha dimostrato nel rialzarsi, dopo le umiliazioni subite dall’ex marito”…
    ma che, il seguito del racconto era tutto incentrato a evidenziare il pentimento dell’uomo, l’amore paterno e il bisogno per un bambino (che deve ancora cominciare la scuola!) di stabilità: o la donna rinuncia alla sua promozione e resta a roma con il bmbino o, se questa è troppo presa dalla sua carriera, che parta pure da sola, ma il bambino da roma NON SI DEVE MUOVERE, perché così i nonni ce l’hanno sempre e lui quando non è in inghilterra può vederlo: roma-londra non è come roma-pechino!
    francamente speravo di non sentir mai più parlare di questa trasmissione, speravo che l’avessero cancellata dal palinsesto…
    che schifo: rai come mediaset, tutto come il padrone…

  5. Cosmic says

    per mia fortuna guardo il meno possibile la TV. ma certo da un ‘servizio pubblico’ bigotto, che dedica intere trasmissioni a padre pio e spaccia per ‘scientifiche’ trasmissioni su alieni e paranormale, e dove gli abiti delle donne per la maggiorparte sembrano acquistati in un sexy shop mentre gli uomini sono sempre in giacca e cravatta, non mi aspetto nulla di più di quanto raccontate…

  6. Marika Cirone Di Marco says

    Sono d’accoro .La situazione è compromessa da molte scelte ,come quella di invitare a commentare i fatti della politica note soubrettine in abito da sera e spacchi abissali .Sorprende ,però, il silenzio delle tante giornaliste e conduttrici : così forse è più facile mntemersi un posto..al sole?

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  1. il processo « Un altro genere di comunicazione linked to this post on Dicembre 10, 2010

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