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La madre lecita e il suo cognome

Stamattina la mia splendida amica Slavina ha pubblicato un bel post
in cui illustra le sue difficoltà a registrare la sua meravigliosa
figlia con tutti i cognomi che le è stato possibile attribuirle in
Spagna, dove Antonia è nata. Il cognome del padre e quello della madre
per l’italia sono troppi. Al consolato ne accettano solo uno:
ovviamente quello del padre. Così mi pare urgente riparlarne soprattutto
perchè mi sembra ridicolo che ancora vi sia in Italia una classe
conservatrice talmente potente da impedire una cosa che oramai avviene
in moltissime altre parti del mondo.


In italia
ci sono fior di sentenze di cassazione – per merito di
genitori che hanno fatto questa battaglia – che dicono che il cognome
materno va attribuito. Ma le sentenze non si sono tradotte in legge e
quindi non se ne fa nulla. C’era una proposta che è stata discussa lo
scorso anno con il governo di centro e di finta sinistra [Trovate i
dettagli QUI
]
ma come potrete vedere, da alcuni contenuti compresi nel link, i cattolici erano "perplessi" e si sono
opposti. Il progetto ha continuato l’iter ma come tutti gli altri
progetti di legge che ridefinivano i ruoli sociali e soprattutto il ruolo del "femminile" si è infranto nella
burocrazia idiota e mistificata dell’ennesimo governo di caproni che
abbiamo avuto in italia.


Dalle nostre parti
solo le ragazze madri possono dare il proprio cognome al
figlio. Il perchè è ovvio: i figli con il cognome materno erano figli
di nessuno, bastardi, illegittimi e la donna che li faceva era ne più e
ne meno che una puttana. Se tu, donna, scopavi aggratiss senza
consegnarti ad un uomo, senza venderti ad una famiglia bisognosa di una
serva, senza che vi fosse nessuno che ti si pigliava, senza che vi fosse nessuno a nascondere il fattaccio per
salvarti la reputazione, se quindi scopavi o meglio se venivi scopata,
stuprata (dato il livello di consapevolezza sessuale dell’epoca) e ci
veniva fuori un figlio (il figlio della colpa) allora attraverso quello
si apponeva un marchio. La femmina era una puttana e il figlio era un
bastardo, escluso in termini sociali, mai favorito nella vita, nel
lavoro. Combinare un matrimonio con un figlio o una figlia illegittima diventava motivo di
rottura nelle famiglie "per bene". Perciò molto spesso le donne
ricorrevano alla "ruota" per abbandonare i propri figli.


Questo retaggio
ce lo portiamo ancora dietro. Ci abbandonerà mai? Spero di si. Magari prima del 2099. Intanto ci dobbiamo tenere queste anacronistiche e pessime
regole che attribuiscono al riconoscimento paterno (quel pater familias cui ogni potere veniva attribuito) chissà quali magiche
virtù. Se hai un padre hai diritto ad essere riconosciuto nella
società. Se non ce l’hai peggio per te. Se hai un padre puoi essere
degno della sua eredità, se non ce l’hai invece no.


Persino la
scienza
, con l’identificazione del padre attraverso gli esami del Dna,
viene messa al servizio di questo perverso modo di pensare. C’e’ di
positivo che prima accadeva spesso che un uomo mettesse incinta una
donna e poi non riconoscesse il figlio. Oggi la madre può avvalersi
degli esami del Dna per inchiodare l’uomo alle proprie responsabilità.
Ciò non significa che cerca marito. Significa che il padre si deve
assumere la responsabilità di passare un mantenimento al figlio che
altrimenti non gli darebbe mai. Un esame del genere all’epoca del papa
re avrebbe lasciato una scia di morti e feriti perchè dubito che un clericale avrebbe avuto piacere a far sapere che aveva generato un po’ di
figlioli in giro. Quella scienza lì sarebbe sicuramente stata
demonizzata e chi avesse applicato quelle pratiche sarebbe stato
immediatamente mandato al rogo. Sta di fatto che la tutela del buon
nome e dei titoli ecclesiastici e nobiliari non dovrebbe più essere una
cosa che ci riguarda.


Oggi, nel 2008
, un giovane precario di belle speranze che razza di eredità o di titolo può mai lasciare? Oggi, nel 2008, una donna che fa un figlio senza la presenza del padre
in giro può davvero essere considerata una "puttana"? Abbiamo rivisto il concetto di "donna di facili costumi" o è ancora necessario usare questa mentalità per creare barriere tra noi e un futuro privo di pregiudizi? Il figlio "della colpa" è
ancora considerato tale?
Sarebbe interessante saperlo perchè altrimenti non si capisce quali
siano le "perplessità" dei cattolici su questa storia.


Se guardo
alle pagine di cronaca e mi fermo a considerare quanto siamo tornate indietro rispetto alle conquiste fatte grazie alle lotte delle donne trent’anni fa, devo dire che ognuno dei dubbi che mi pongo troverà risposte persino peggiori di quanto non si possa immaginare. Oggi c’e’ il nuovo culto della ragazza con la minigonna ma che vuole arrivare vergine al matrimonio. C’e’ la donna con due tettone siliconate che in televisione parla di amore per la famiglia e di rispetto per il marito. C’e’ un moralismo che veste altri abiti e si colora di nuovo ma che assume simbolismi e significati reazionari e dunque più che conservatori. Per certe donne di spettacolo è normale fare scelte "umanissime" in privato salvo poi nasconderle al pubblico per salvare la propria immagine.


Non si dovrà sapere mai
che ella ha abortito, ha fatto un figlio senza che si sappia chi è il padre. Queste cose non si coniugano con le esigenze di mercato. E’ tutta una questione di marketing. Donna nuda in calendario ma morigerata in privato tira e fa soldoni. La velina media deve essere un po’ lolita, un po’ col culo di fuori ma anche con gli occhioni innocenti di chi sembra ancora vergine. Il maschilismo, la cultura patriarcale, sono le spinte del mercato e quindi una vergine si vende bene, una che la da via facile un po’ meno. Il mercato detta le regole della morale dominante. Assieme alla chiesa [prima stratega del marketing secondo l’ottimo libro "Gesù lava più bianco"] costruiscono modelli di riferimento sociale e li fanno diventare necessari. E tutto ciò avviene in presenza di una classe politica che non sa fare balzi in avanti. Che non sa progettare senza tenere conto dei sondaggi. Che non sa fare una sola porca scelta che sia sganciata da quello che "piace alla maggior parte degli italiani". I politici si pongono l’unico problema di fare audience. Tutto deve fare audience. Persino i blog finiscono per diventare delle robe impastate, ribollite e minestroni di contenuti senza coerenza pur di fare audience.


Rispetto a questo
una parte, non tutta, dei movimenti glbtq e dei movimenti femministi costituiscono forse l’unica spinta vera verso il progresso. Ogni movimento che viene da una esigenza vera (come quello dei precari) e non si pone il problema del gradimento del pubblico diventa rivoluzionario in termini culturali.


Parlavamo di madri
: oggi si vendono bene le ragazze madri con storie piagnucolose a margine. Si vendono le madri che hanno partorito "a rischio della propria vita". Si santificano le madri stuprate o abbandonate da uomini che vengono descritti come orrendi in ogni sua forma. Si salvano insomma quelle che si consegnano alla morale comune. Quelle che in una delle trasmissioni pietose della maria de filippi guadagnerebbero il favore del pubblico. Quelle che in una puntata dell’orribile Forum meriterebbero più pietruzze nella bilancia. Si salvano le madri adatte ad un format televisivo. Le madri adatte ad un reality. Questo è il cambiamento che ci troviamo ad affrontare. Un nuovo medioevo pieno di colori sfavillanti che sa tanto di svendita di corpi, di identità, di ruoli, di dimensioni private. Non ci resta altro se non la nostra coerenza perchè hanno messo all’asta ogni cosa che ci riguardava.


Se rigiriamo
la domanda a mediaset e quella trova il modo di costruirci una immagine adeguata e vendibile, forse avremo una risposta. Se in un reality facciamo guadagnare fior di soldi di pubblicità all’emittente e parliamo da vittime, con l’accento delle vittime, con la faccia delle vittime, con la posa delle vittime, allora forse qualcuno deciderà che in certi casi il bimbo di una ragazza madre è pur sempre un figlio della colpa, non della sua, ma di qualcun’altro. Basta che quelli specializzati in redenzioni ed espiazioni possano continuare ad avere un lavoro. La puntata successiva magari stranamore porterà il padre pentito e in lacrime che chiederà perdono alla donna per averla abbandonata con il figlioletto. E lei, minchiona, scemotta, se lo riprenderà…


Ma se in uno
di questi programmi si presentasse qualcuna con una santa pistola e tirasse un pallettone in pieno viso al gentile demente che va lì a propinare buoni sentimenti? Come mi divertirei… 


No, cara slavina, non è ancora il momento
in italia per attribuire ai figli il cognome della madre. Così dicono i cattolici. Così dice la maggior parte degli italiani. Forse tra molto
tempo reputeranno i tempi "maturi" per produrre un cambiamento così
epocale. Trenta anni basteranno? 😛

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio.


2 Responses

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  1. x-gtk says

    …a me, che ho il cognome di mio padre, non me ne importa nulla di come mi chiamo. A dire la verità i più mi conoscono con nomignoli e nickname, che corrispondono all’identità vera che io rilascio nel mondo.
    Certo è abbastanza penoso non poter decidere se e quali cognomi attribuire ai propri figli, ma il fatto che noi donne ci concentriamo su cose tipo il cognome e che gli diamo mistici significati a me sembra poco utile. Non è imitando forme e poteri degli uomini che possiamo rivendicare il nostro essere donne.

  2. djsugo says

    ehm….
    pealtro non e’ che sta cosa dei due cognomi sia tutto sto femminismo….alla fine il cognome delle donne e’ sempre quello del proprio padre…per lo meno nel caso di Slavina…non so bene come funziona QUI in spagna…(si, anch’io emigrante, a Barcelona) Visto che non aumentano esponenzialmente i cognomi, mi sa tanto che nella maggior parte dei casi restera’ il cognome del padre, nella generazione successiva….ma se dite che il primo cognome di solito e’ quello della madre, allora forse no….vabbe’…chiedero’ in giro…
    baci a tod@s