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Premio Savonarola a Il Ricciocorno e Massimo Lizzi

Abbiamo di recente appreso del profuso impegno dei suddetti nel tentativo di far luce su verità scomode e gravissime. Amano raccogliere prove, indagare e inchiodare al muro chiunque non agisca a fin di bene quando si parla di violenza sulle donne essendo loro unici depositari della verità più vera che mai si possa immaginare. I prodi godono dell’aiuto di una squadra di fantastiche screenshottatrici e inoltre il Lizzi quando c’è da compiere interrogatori via blog lascia la parola alla entità virtual/femminea astratta di nome TK Brambilla.

A queste personalità degne, per il ruolo inquisitorio, per la delicatezza e la riservatezza, per il rispetto della privacy, per l’attitudine a realizzare gogne per il bene della comunità virtuale e per le sentenze chiare che enunciano in modo netto e senza tenere conto della presunzione di innocenza, va il nostro grazie pieno e il nostro premio occasionalmente istituito apposta per loro.

Ricciocorno e Lizzi stanno al momento conducendo una inchiesta delicatissima fottendosene dei risvolti, delle conseguenze e delle implicazioni (bravi, così si fa!). Hanno tirato in ballo Maschile Plurale, messo spalle al muro l’unico che tra loro sta tentando di dare una risposta e riportano accuse, vaghe illazioni, che parlano di uno del gruppo che avrebbe commesso violenza nei confronti di una donna che a quanto pare per questo si sarebbe rivolta ad un centro antiviolenza.

Il premio spetta a loro per aver ritenuto che una simile situazione debba essere trattata su blog e facebook a beneficio dei sensibili lettori e di tifoserie diffuse che aspettano da sempre con la forca in mano che qualcuno gli mostri un po’ di sangue.

Per non avere mai messo in dubbio che – in barba al garantismo – tra accusa e condanna c’è un’infinità di spazio. Per aver ritenuto di prestare fede a voci e affermazioni non pubbliche e non ufficiali. Per non aver preteso, come minimo, che la ragazza in questione spiegasse al mondo, dato che il mondo si vorrebbe fosse coinvolto e informato, perché non è andata alla polizia a denunciare il fatto invece di diffondere, come i suddetti affermano, una notizia che rappresenterebbe per adesso soltanto la sua semplice versione dei fatti. Per non aver tenuto in considerazione che un centro antiviolenza non accoglie soltanto persone effettivamente abusate ma anche quelle che hanno bisogno di essere assistite, in termini terapeutici, per uscire fuori da un momento di conflittuale separazione. Per non aver tenuto conto del fatto che il centro antiviolenza non potrebbe, anche volendo, ledere la privacy di nessuno e che perciò non potrebbe ristabilire alcuna verità solo per dare soddisfazione a due blogger prontissimi ad emettere sentenza di condanna.

Il premio spetta a loro per la delicatezza, la riservatezza, il tatto e soprattutto il tono da santa inquisizione (oh, come ci mancava!) che non considerando quanto il solo amplificare voci non dimostrate e dimostrabili potrebbe rovinare la reputazione e la vita alle persone coinvolte, comunque vanno egualmente avanti, così temerari, guerrieri da tastiera, senza fermarsi di fronte a nulla, e non soddisfatti per le risposte già in qualche modo ricevute, continuano a improvvisare interrogatori processando Maschile Plurale e il membro dell’associazione oramai perennemente evocato senza ritenere adeguato un attimo di ripensamento, una esitazione, un dubbio, qualunque cosa sia indispensabile fare in queste circostanze.

Il premio Savonarola va a loro perché ritengono che basti pronunciare il nome di un centro antiviolenza per svelare la colpevolezza dell’altro, va a loro che obbligano, come si usa fare nella bolla temporale in cui sono castigati (poor people! Liberateli!), ad una scelta di campo, perché quel che sembra appartenere al loro immaginario è solo un mondo diviso per tifoserie, da un lato chi sta con lei (i buoni!) e dall’altro chi sta con lui (i cattivi!). Chi invece sta con entrambi, ne capisce forse il disagio, il periodo problematico, e l’evoluzione del loro percorso, non ha assolutamente spazio. Esistono solo colpevoli o innocenti, nulla di più.

Il premio Savonarola va perciò a costoro che ancora esigono per se stessi una risposta o in rappresentanza di una donna (?!?) che non si è mai manifestata e non ha mai preso parola pubblica in prima persona, perché se lei, sempre che esista una lei in questa storia, fosse venuta da noi non ci sarebbe bastato il suo racconto per infangare il nome di un’altra persona e di tutta una associazione che ha una reputazione di riguardo e che ha dimostrato un impegno fatto di umiltà e disponibilità all’ascolto mettendo al primo posto l’esigenza chiara di rimettersi in discussione, loro per primi.

Un premio serve, in questi casi, per delineare questa foga bloggarola giustizialista, con persone che immaginano di potersi sostituire alla questura, alle polizie, ai tribunali, ai giudici, alle operatrici dei centri antiviolenza, perché ci vuole tanta considerazione di se’, una altissima dose di autostima per riuscire a ritenere che la violenza sulle donne possa risolversi e chiarirsi a distanza, senza conoscere nessuna delle persone coinvolte, e amplificando via blog o su facebook solo voci e pettegolezzi.

Un premio a loro, con tutto il nostro affetto e la nostra sempre presente attesa, nei loro confronti, per ogni altro processo inquisitorio e ogni altra crociata in rete che li vedrà impegnati.

Ad una delle persone coinvolte in questa storia invece diciamo questo: ragazza, se sei vittima di violenza vai a denunciare, nelle sedi competenti senza immaginare che lo sputtanamento virtuale ti ripaghi di tutto quello che eventualmente hai subito. Quando e se denuncerai, quando e se un processo avrà inizio, allora, se quello è il percorso che sceglierai, saremo con te. Ma fino ad allora, se tutto quello che vediamo e leggiamo sono solo voci atte a screditare una persona e l’associazione alla quale viene sostanzialmente chiesto di prendere le distanze da lui e allontanarlo come fosse un appestato (un dejà vù!), se non c’è una testimonianza chiara, una dimostrazione reale di quello che è successo, non si può davvero pretendere di processare una persona, su facebook, attraverso i blog, sulla base di una sola, opaca, anonimamente riferita, versione della storia.

Per il resto ringraziamo Ricciocorno e Lizzi per aver chiarito, ancora, la differenza tra un femminismo che analizza la violenza e un altro in cui alcune persone amano ergersi a giudici supremi per dettare legge non avendone neppure le competenze. Senza di voi le donne patirebbero l’inferno, di sicuro. Grazie di esistere!

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Posted in Autodeterminazione, Critica femminista, Pensatoio, Satira.

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