di Beatriz Preciado
da Libération del 14 febbraio (Tradotto e pubblicato su GuazzingtonPost)
L’omosessualità è un cecchino silenzioso che mette una pallottola nel cuore dei bambini durante la ricreazione, li prende di mira senza cercare di sapere se sono bambini di bobo (borghesi-bohémiens, Ndt), di agnostici o cattolici integralisti.
La sua mano non trema, né nei collegi del VI arrondissement, né nelle zone di educazione prioritaria. Tira con la stessa precisione sulle strade di Chicago, i paesi d’Italia o le periferie di Johannesburg.
L’omosessualità è un cecchino cieco come l’amore, splendente come una risata e anche tenera come un cane. E quando si stanca di prendere di mira i bambini, tira una raffica di pallottole vaganti che finiscono nel cuore di una contadina, di un taxista, di un cantante hip-hop, di una postina che fa il suo giro… l’ultima pallottola ha colpito una donna di ottant’anni, nel sonno.
La transessualità è un cecchino silenzioso che mette una pallottola nel petto di bambini piantati davanti a uno specchio o che contano i propri passi sulla strada per la scuola. Non si preoccupa di sapere se sono nati da inseminazione artificiale o da coito cattolico. Non si domanda se sono nati da famiglia monoparentale o se papà portava l’azzurro e mamma si vestiva di rosa. Non trema né al freddo di Sochi né al caldo di Cartagena. Apre il fuoco sia contro Israele che contro la Palestina. La transessualità è un cecchino cieco come una risata, splendente come l’amore, tenera e tollerante come sono i cani. Ogni tanto tira, su un professore di provincia o un padre di famiglia, e bum.
Per quelli che hanno il coraggio di guardare in faccia la ferita, la pallottola diventa la chiave di un mondo del quale mai avevano visto niente prima. Le tende si aprono, la matrice si scompone.
Ma fra quelli che hanno la pallottola nel petto, qualcuno decide di vivere come se non sentisse niente.
Altri compensano il peso della pallottola facendo grandi gesti da Don Giovanni o da principessa. Medici e chiesa promettono di estirpare la pallottola. Dicono che all’ Equatore una nuova clinica evangelista apra ogni giorno, per rieducare gli omosessuali e i transessuali. I fulmini della fede diventano scariche elettriche. Ma nessuno ha mai saputo come estirpare la pallottola. Né i mormoni, né i castristi. Può conficcarsi più profondamente nel petto, ma mai essere estirpata. La tua pallottola è un angelo guardiano, sarà sempre al tuo fianco.
Avevo tre anni quando per la prima volta ho sentito il peso della pallottola. Ho saputo di averla quando ho sentito mio padre trattare come “sporche,schifose lesbiche” due ragazze straniere che camminavano dandosi la mano per la strada. Il mio petto si è messo a bruciare. Quella notte, senza sapere perché, mi sono immaginata per la prima volta di scappare dalla mia città e di andarmene in un altro paese. I giorni seguenti sono stati i giorni della paura e della vergogna.
Non è difficile immaginare che fra gli adulti che partecipano alle manifestazioni della collera certi portino, incistata nel plesso solare, una pallottola ardente. Per semplice deduzione statistica, e conoscendo l’abilità dei cecchini, so che alcuni dei loro figli portano già la pallottola nel cuore. Non so quanti siano, quale sia la loro età, ma so che alcuni di essi hanno il petto in fiamme.
Portano bandierine che qualcuno ha messo loro in mano, che dicono “non toccate i nostri stereotipi”. Ma sanno che non potranno esserne all’altezza. I loro genitori urlano che i gruppi lgbt non devono mai entrare nelle scuole, ma questi bambini sanno di essere loro i portatori della pallottola lgbt. La notte, come quando io ero bambina, vanno a letto con la vergogna di essere i soli a sapere di essere sconvenienti per i loro genitori, vanno a dormire con la paura che i genitori li abbandonino se lo scoprono, o ancora che preferiscano che muoiano. E sognano forse, come ho fatto io prima di loro, di scappare in un paese straniero, nel quale i bambini che portano la pallottola siano i benvenuti. E vorrei dire a questi bambini: la vita è meravigliosa, vi aspettiamo, siamo tanti, siamo caduti sotto la raffica, siamo gli amanti dal petto aperto. Non siete soli.
Beatriz Preciado
(traduzione dal francese di Paola Guazzo)