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Le abolizioniste dicono: se le puttane muoiono è perché sono puttane!

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Da Abbatto i Muri:

E’ che io oggi sto veramente poco bene. Non ho tempo e non sono in fisicamente in grado di usare diplomazia per meglio definire le stronzate degli/delle abolizionist* a sostegno della tesi secondo cui le prostitute muoiono perché sono prostitute. Dunque la loro soluzione è proibire la prostituzione, fottendosene delle legittime richieste delle sex workers che rivendicano diritti invece che divieti e repressione, e poi l’altra geniale idea sarebbe quella di criminalizzare in generale ogni cliente sulla faccia della terra.

Non so come spiegare ma mi sembra puro sciacallaggio ideologico quello di chi sovradetermina le stesse parole delle sex workers per raccontare una propria visione delle cose speculando su un delitto tragico che le sex workers spiegano di certo non con le stesse semplicistiche motivazioni diffuse dalle abolizioniste.

Una rete solidale costruita tra prostitute, la fine della repressione, la fine della loro marginalizzazione, il mettere fine allo stigma e al pregiudizio sociale, queste sono alcune delle cose che secondo le stesse prostitute diventano fondamentali per salvare la vita di quelle che subiscono violenza.

Che dire poi del fatto che le abolizioniste supportano a piene mani la teoria secondo la quale se esci fuori e fai la puttana farai gran brutti incontri e invece a casa, in famiglia, con il tuo splendido marito, sarai più che protetta. Sono tutte teorie utili ad un sistema familista e patriarcale che da sempre ha offerto questa spiegazione per fare victim blaming e dare la responsabilità alle donne di qualunque violenza subita.

Se esci svestita e ti stuprano te la sei cercata. Se esci per fare sesso “facile” te la sei cercata. Se esci per prostituirti te la sei cercata. Perché l’uomo è intrinsecamente una bestia, con buona pace dell’antisessismo e dell’antispecismo, e dunque il punto è che tu vieni uccisa in quanto donna e allora, perdinci, perché cazzo non smetti di essere donna?

Ma si. Rimuoviamo la causa alla radice, usciamo travestendoci da maschi, anzi, che dico, non usciamo affatto. Restiamo in casa protette dai padri protettori e dalle matriarche abolizioniste che non fanno altro che generare sensi di colpa istigando la redenzione di queste femmine corrotte invece che prendere atto di quel che succede per cercare soluzioni di buon senso.

Vietare la prostituzione, con quel piglio pietoso e compassionevole che racconta come sia giusto che le puttane debbano essere sorvegliate, sanzionate, multate, comunque tassate, perché lo Stato già le tassa, e di questo non ne vogliono prendere atto, marginalizzate con quelle belle ordinanze pro/decoro tanto umane che le schiaffano sempre più in periferia “per il loro bene”, con l’abolizionismo che è alibi di una ossessione neocoloniale per donne, bianche, occidentali, che collaborano a piene mani alle politiche di merda contro l’immigrazione, perché c’è sempre una buona ragione per dirci migliori, noi, moralist*, abitanti di imperi che della maniera in cui si liberano le donne sappiamo tutto, invece loro, intrise di quelle incivili e subordinate a culture così grette, non sanno proprio un cazzo.

Stabilire per legge che è “il sistema prostituente” ad essere violento e non colui il quale ha ammazzato la prostituta. Dunque finché non si abbatte “il sistema prostituente” facciamo che ‘ste donne possono continuare a crepare da sole e inascoltate perché c’è chi è troppo impegnat@ a imporre dall’alto la propria visione delle cose? A me sembra solo una comoda interpretazione per raccontare come al di là di tutto una donna muoia perché sceglie di fare quel che fa, qualunque sia la ragione per cui lo fa.

Il dramma di certe parentesi e sparate abolizioniste è che gira che ti rigira producono le stesse, identiche, scempiaggini che la cultura patriarcale ci ha imposto da sempre. Ma nulla mi sorprende più, davvero nulla.

Io non ho ricette per migliorare il mondo, mi limito ad ascoltare le persone che producono le rivendicazioni a partire dai luoghi, dalle situazioni, dai problemi che le riguardano. Non ho nulla da aggiungere a quelle voci che dovrebbero essere restituite per quello che sono, senza nessuna sovrastruttura e speculazione. Non cerco cadaveri per dimostrare la mia tesi a dimostrazione del fatto che “vedi? è come dico io… la prostituzione è il male“, così come sarebbe banale scrivere che se una donna crepa perché ammazzata dal marito il problema sarebbe il sistema matrimoniale in quanto tale.

Ascoltare le voci autodeterminate, considerare le persone soggetti e non oggetti delle nostre rivendicazioni, quella cosa lì, fuor dalla tentazione di costante delegittimazione, demonizzazione, sarebbe quel che c’è da fare. Il resto è veramente pura cacca ideologica da parte di chi costruisce tesi sulla pelle altrui senza averci mai raccontato neppure qual è il personal/politico che stimola tali visioni proiettive e mille livelli di sovradeterminazione.

A me una cosa è veramente chiara: nessuna donna dovrebbe dire a un’altra donna come fare a vivere. Perché quella roba lì non è femminismo. E’ solo, semplicemente, autoritarismo. That’s it.

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Posted in AntiAutoritarismi, Autodeterminazione, Corpi/Poteri, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze, Sex work.