Pater e Mater nostr*, dateci oggi la nostra crociata quotidiana. Non potremmo mai fare senza…
Quando l’armata del bene decide che bisogna risolvere un enigma della rete non c’è verso di contenerli. Entrano nelle cristallerie come elefanti, lanciano insinuazioni, sovradeterminano la stessa volontà dei protagonisti di certe vicende, a partire da nick anonimi, mettono in discussione la reputazione delle persone, perché loro sono così: lottano per il bene, e, dicono il “peccato” e il “peccatore”.
Quanto è triste questa vicenda in cui un’armata di gente che riempie il web di sermoni dettati dall’alto di piedistalli dai quali non scendono mai mette in croce e al muro una o più persone obbligando ad una risposta che pure comporta una responsabilità precisa. Perché si parla di cose che non si possono certo trattare su facebook per il gusto di mettere alla gogna qualcuno e per dare soddisfazione al pubblico di linciatori/linciatrici che poi potranno godere di tanto sangue cliccando un like da tifoseria pro/contro sul post o sullo status intelligente.
Quanta supponenza e quanta irresponsabilità c’è nella maniera di trattare questioni “in nome delle donne” senza neppure chiedersi, ciechi nel loro fanatismo, con propensione all’inquisizione, quanti danni ne deriveranno. Conversazioni in cui si accenna di “uno” che avrebbe fatto oppure no, che poi lo sanno che una volta detto resta il sospetto e hai finito per delegittimare il lavoro di anni e per intrometterti in una situazione che quantomeno andava vista alla maniera in cui bisogna trattarla se davvero ti occupi di violenza.
Parli con le persone, chiedi a loro quel che desiderano, invece che bearti del tuo bel post o dell’intervento su facebook dove inchiodi qualcuno alle sue presunte responsabilità immaginando di essere il/la portavoce di un gruppo di giustizieri armati di una sacra verità. Insomma, si tratta di cose brutte, buie, che non dovrebbero succedere ma purtroppo succedono. Che dire: a noi non sorprende affatto. State tutt* bene.