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#SexWorkers: tutte vittime, per decisione del #ParlamentoEuropeo

Honeyball Report Vote 343 139 105

da Abbatto i Muri:

EU Parliament approves Honeyball Report – 343 in favour, 139 against, 105 abstentions. EU Parliament votes to violate sex workers’ human rights.

Vale a dire che il rapporto Honeyball è stato approvato dal parlamento europeo (QUI l’audio della votazione e QUI chi ha votato, anche tra gli italiani, e chi no) per cui è passata la tesi abolizionista (il modello nordico) che nega la possibilità che esistano sex workers che facciano quel mestiere per scelta. Tratta (sfruttamento) e sex working autodeterminato vengono trattati alla pari e la prostituzione viene considerata “violenza” anche se per scelta.

Sul network internazionale dei/delle sex workers scrivono:

Purtroppo, nonostante i nostri grandi sforzi e il successo nella raccolta di tanti alleati e il nostro attivismo con buone interazioni con i/le parlamentari il rapporto Honeyball è stato approvato e la risoluzione alternativa non ha invece avuto la maggioranza dei voti. Ci sarà in primo luogo bisogno di vedere nel testo finale votato quali articoli sono stati approvati o modificati nella risoluzione Honeyball. Le votazioni sono troppo veloci per seguire i voti di ciascun paragrafo. Tuttavia, è stato il trionfo abolizionista! E senza dubbio vergognoso come nel Parlamento Europeo siano state negate tutte le proteste e le voci della società civile.
Ma non siamo stati sconfitti, noi continueremo le persone che ci supportano e faremo opposizione. Noi continueremo a rendere pubblico tutto e a denunciare le falsità e continueremo a fare campagna di contro-propaganda. Questo è solo l’inizio!

Quella che è passata è la teoria più neofondamentalista che si possa immaginare. Come se fosse stato votato positivamente dal parlamento europeo una risoluzione che stabilisce che le donne che abortiscono sono assassine. Il tenore è lo stesso. Si tratta di sovradeterminzione vera e propria che rientra in quel quadro di insieme dei femminismi borghesi e autoritari che concepiscono il corpo delle donne in termini di sacralità medioevale rispetto al quale si consumano vere e proprie guerre di religione.

Riassumo, brevemente, l’origine del rapporto, con un gruppo di scienziati che sono stati più o meno ostracizzati perché la loro ricerca, secondo la coordinatrice del gruppo Daniela Danna, non comprovava le idee di chi aveva commissionato il lavoro, poi con il voto positivo del comitato FEMM che ha fatto propria la tesi della deputata laburista inglese e infine perfino con un’opera costante di denigrazione, disconoscimento, delegittimazione se non anche diffamazione  nei confronti di tutti i gruppi che rappresentano i/le sex workers. In definitiva, piuttosto che ragionare soprattutto di politiche economiche preventive, si è votato per la criminalizzazione dei clienti, il boicottaggio del sex working, la sottrazione di reddito alle persone, alle donne, che scelgono quel lavoro, la loro marginalizzazione, lo stigma, e la repressione che dovranno subire. Non c’è mai fine al peggio.

Le donne giudicate vittime di Stato, oggetti di Stato sui quali si potrà consumare la legittimazione dell’industria repressiva del salvataggio. Perché senza una vittima non c’è un crimine e queste “femministe” hanno bisogno di identificare il crimine per stabilire un piano repressivo. Perciò la repressione, la delegittimazione, il disconoscimento, è a partire da quelle che non sono vittime e non si dichiarano tali. Il Parlamento europeo stabilisce che tu sei vittima senza se e senza ma e dunque dovrai essere salvata perché questo è quello che loro ordinano. Cosa può mai esserci di più autoritario di questo?

E se non vi è chiaro che questo è un momento in cui le femministe devono decidere da che parte stare, tessendo un quadro culturale che agisca contro questo autoritarismo crescente che usa i nostri corpi per imporre una unica morale al mondo intero, allora davvero siamo di fronte a un nuovo medioevo in cui il corpo delle donne appartiene allo Stato. Perciò finisce che ti mandano i militari a sorvegliare la recinzione “per la tua sicurezza”. Come moderne e istituzionali cinture di castità.

Di fatto, giacché si tratta di un indirizzo anche culturale, si corre il rischio che questo diventi un ulteriore cavallo di battaglia di quella stessa gente che usa le donne per legittimare i governi sicché esisterà una etichetta in positivo per chi lo sposa appieno e in negativo per chi vi si oppone. E’ perciò culturalmente un dato pessimo, in ogni senso.

Buona giornata.

Ps:  Parlare di prostituzione come “violazione dei diritti umani” segue un itinerario atroce. La MacKinnon l’aveva pensata proprio bene. Dichiarare che il corpo delle donne è competenza vincolata di chi si occupa di “diritti umani” autorizza interventismi autoritari a non finire. E queste signore fanno querre umanitarie e “giuste”, con tutto quel che ne consegue.

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