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#Spagna #MiBomboEsMio: L’aborto legale non conviene al Capitale!

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da Abbatto i Muri:

Scrivo da tempo che lasciare che i femminismi siano permeati da chi in nome della lotta al femminicidio, concetto sempre più svuotato di senso che viene usato da chi poi ci impedisce di esercitare libera scelta anche quando si parla di sessualità, contraccezione e aborto, promuove una legge che parla di madri e donne incinte (le uniche citate in Italia dal decreto sicurezza/femminicidio), veicola discorsi in cui si parla di madri “italiane” consegnate alla tutela dello Stato come esclusive riceventi diritti, inquina la discussione femminista al punto tale che donna=madre, conduce verso lidi che è semplice prevedere se solo si smettesse di rimuovere il conflitto e si smettesse anche di fare ricorso alla “unione tra donne” (tutte) come anestetico e deterrente alle lotte reali che dovremmo sostenere. Giusto per dirvi che dal punto di vista culturale i presupposti affinché anche in Italia avvenga quello che avviene in Spagna ci sono assolutamente tutti. Ma torniamo alla Spagna.

Un po’ di dati:

Con la legge attuale, quella che il PP spagnolo sta cercando di abrogare, nel 2012 il numero di aborti è sceso. Lo scorso anno, secondo il Ministero della Salute, tra ospedali pubblici e luoghi privati, sono stati registrati 112.390 aborti volontari , 5.969 in meno rispetto al 2011, pari a un calo del 5 % . Il 91,26 % delle donne incinte che hanno abortito lo hanno fatto esercitando il proprio diritto di scelta che non è contemplato dalla nuova proposta di legge.

Giorni fa il governo targato PP ha approvato in prima istanza la bozza di legge titolata “Ley de protección de la vida del concebido y de los derechos de la mujer embarazada” ovvero “Legge per la tutela della vita del concepito e per i diritti della donna in stato di gravidanza“. Per il governo la legge attuale sarebbe troppo permissiva così la loro proposta restringe il campo delle possibilità e dei diritti  eliminando la possibilità di aborto in caso di malformazione del feto e consentendolo solo in caso di stupro o di grave rischio per la salute della madre.

1507726_10202001220185867_1017615641_nDi questo cambiamento di rotta in senso regressivo e autoritario è ovviamente felice l’Arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza Episcopale il quale ritiene questa nuova legge un “miglioramento” perché tutela giuridicamente l’embrione ovvero gli attribuisce diritto legale tutelato dalla Costituzione.

Di parere diverso è un giornalista di eldiario.es che scrive un pezzo dal titolo: “La legge dei maschi alfa“.

Nell’articolo si sostiene che “l’unica ragione per cui si accelera l’approvazione della legge sull’aborto sta nella urgenza di un governo travolto dalla sua stessa corruzione e incompetenza.” Sostanzialmente tesi sarebbe che il dibattito su una questione che spacca, da sempre, l’opinione pubblica, consentirebbe al governo di spostare l’attenzione che fino ad ora è stata concentrata su altro. E’ noto infatti che le strade della Spagna sono state parecchio affollate da disoccupati, precari, gente di ogni tipo a ribellarsi alle imposizioni economiche e a subire repressione.

Al giornalista la scelta di criminalizzare l’aborto da parte del governo sembrerebbe dunque una scelta disperata per ottenere consenso almeno presso la fetta più conservatrice della popolazione. Per il PP, continua l’articolo, è sempre stato così. Identico uso fu fatto delle vittime del terrorismo salvo poi perdere le elezioni perché fu attribuito ai baschi un attentato che aveva altre fonti.

Nella scelta dichiarata dal governo di voler aiutare le donne a diventare madri, con una logica revisionista che immagina le donne incinte attualmente non libere di farlo (ma di fatto nessuno obbliga nessuna ad abortire) il giornalista individua “puzza di paternalismo“.

1476685_479915962119973_1188022686_nE’ il maschio alfa istituzionale che piuttosto che fare fronte alle necessità economiche della gente precaria, donne incluse, per dare eventualmente modo a quelle che abortiscono per bisogno di fare una scelta diversa, preferisce il proibizionismo affinché lui solo “nella sua grande saggezza” possa decidere, vietare e autorizzare sulla pelle delle donne.

Il reinserimento del reato di aborto nel codice penale coincide con la reintroduzione di una serie di reati che censurano, vietano, reprimono il dissenso a ogni livello. La libertà di scelta è combattuta su ogni piano. Ma è d’uso che nei momenti di crisi economica i governi scelgono di spostare l’attenzione su dibattiti che originano questioni morali. I corpi delle donne sono sempre stati oggetto di simili attenzioni.

Chiaramente ogni tipo di governo solleva differenti questioni morali sulla pelle delle donne a seconda del colore politico. L’ossessione dei governi di stampo socialdemocratico è quella della abolizione della prostituzione, per esempio, e quella dei governi di destra è la criminalizzazione dell’aborto. In entrambi i casi non si tiene conto dell’autodeterminazione delle donne e le donne stesse diventano oggetti di Stato utili a distrarre politicamente da altre faccende che causano malesseri sociali profondi e conflitti, originati dalla situazione economica che ciascuno vive, che vengono repressi e sedati con la forza [leggi a questo proposito il post di LaPantaFika].

BcCn_PEIEAEZTsFIn ultimo vi ritrascrivo alcuni passaggi di una intervista a Silvia Federici che dava una lettura anche di quello che oggi avviene in Spagna.

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La caccia alle streghe, così come la tratta degli schiavi e la conquista dell’America, fu un elemento fondamentale all’instaurazione del sistema capitalistico moderno, poiché mutò in maniera decisiva le relazioni sociali ed i fondamenti della riproduzione sociale, a partire dalle relazioni tra donne e uomini e donne e Stato. (…) Ha inoltre ampliato il controllo dello Stato sui corpi delle donne, criminalizzando il controllo da queste esercitato sulla propria capacità riproduttiva e sessualità (ostetriche e donne anziane furono le prime sospettate). Il risultato della caccia alle streghe in Europa fu la nascita di un nuovo modello di femminilità e di una nuova concezione della posizione sociale delle donne, che svalutava il loro lavoro in quanto attività economica indipendente (un processo che era già gradualmente cominciato) e le poneva in una posizione subordinata rispetto agli uomini. Questo è il requisito principale per la riorganizzazione del lavoro riproduttivo necessario al sistema capitalista.

(…) se nel Medioevo le donne esercitavano il controllo indiscusso sul parto, nella transizione al capitalismo “gli uteri diventano territorio politico controllato dagli uomini e dallo Stato”.

Non vi è dubbio che con l’avvento del capitalismo si comincia ad assistere ad un controllo dello Stato molto più forte sui corpi delle donne, realizzato non solo attraverso la caccia alle streghe, ma anche attraverso l’introduzione di nuove forme di controllo su gravidanza e maternità, e l’istituzione della pena di morte contro l’infanticidio (quando il bambino nasceva morto, o moriva durante il parto, la madre veniva accusata e giustiziata). Nel mio lavoro sostengo che queste nuove politiche, e in generale la distruzione del controllo che le donne, nel Medioevo, avevano esercitato sulla riproduzione, sono indissolubilmente legate alla nuova concezione del lavoro promossa dal capitalismo. Quando il lavoro diventa la principale fonte di ricchezza, il controllo sui corpi delle donne assume un nuovo significato; gli stessi corpi vengono quindi visti come macchine per la produzione di forza lavoro. Penso che questo tipo di politica sia ancora molto importante oggi, perché il lavoro, la forza lavoro, restano fondamentali all’accumulazione del capitale. Questo non significa che i datori di lavoro di tutto il mondo vogliano più lavoratori, ma certamente vogliono controllare la produzione della forza lavoro, quanta ne deve essere prodotta e in quali condizioni.

In Spagna, il ministro della Giustizia vuole riformare la legge sull’aborto, escludendo i casi di malformazione del feto, proprio quando gli aiuti stanziati dalla Ley de Dependencia (legge che regolamenta e sostiene la non-autosufficienza) sono stati cancellati.

Anche gli Stati Uniti stanno cercando di introdurre leggi che penalizzano gravemente le donne e limitano la loro capacità di scegliere se avere o meno figli. Ad esempio, molti stati stanno introducendo leggi che rendono le donne responsabili di ciò che accade al feto durante la gravidanza. C’è stato il caso controverso di una donna accusata di omicidio, perché suo figlio era nato morto e poi venne scoperto che aveva fatto uso di alcune droghe. I medici esclusero che la cocaina fosse la causa della morte del feto, ma invano, l’accusa è rimasta in piedi. Il controllo della capacità riproduttiva delle donne è anche un mezzo per controllare la sessualità e il comportamento in generale delle donne.

Lo dici tu stessa: “perché Marx non ha messo in discussione la procreazione come attività sociale determinata da interessi politici?”

Questa non è una domanda facile a cui rispondere, perché oggi sembra ovvio che la procreazione e la nascita dei figli siano momenti cruciali nella produzione della forza-lavoro, e non a caso sono stati oggetto di una regolamentazione molto dura da parte dello Stato. Credo, tuttavia, che Marx non potesse permettersi il lusso di vedere la procreazione come un momento della produzione capitalistica, perché si identificava con l’industrializzazione, le macchine e l’industria su larga scala, e la procreazione, come il lavoro domestico, sembrava essere l’opposto dell’ attività industriale. La trasformazione del corpo femminile in una macchina per la produzione di lavoro è qualcosa che Marx non poteva riconoscere. Oggi – in America, almeno – anche il parto è diventato un fatto meccanico. In alcuni ospedali, ovviamente non in quelli per persone abbienti, le donne partoriscono in catena di montaggio, con un tempo definito a disposizione per il parto, superato il quale viene chiesto un cesareo.

[se vuoi leggere l’intervista per intero la trovi QUI]

Bb92RMjCcAEDSw7In sintesi:

In Europa non si è riconosciuta la risoluzione Estrela per un aborto sicuro e garantito come diritto umano. A votare contro anche 6 deputati italiani del Pd uno dei quali ancora deve spiegarmi perché mai, dopo aver votato così, si permette di parlare di #femminicidio.

La spinta europea è quella dei movimenti pro/life che raccolgono firme su firme a sostegno di un progetto di legge di iniziativa popolare in cui si riconosce il diritto giuridico degli embrioni. In Spagna il governo di centro-destra decide di riportare la lancetta dell’orologio a prima del 1985. Le donne scendono in piazza e subiscono una durissima repressione. Anche in Italia la situazione non è delle migliori. Movimenti pro/life tentano in ogni modo di accedere o privatizzare i consultori. Gli obiettori di coscienza sono oramai talmente tanti che negli ospedali non si garantisce più il diritto all’aborto sicuro e assistito.

BcFUYSZCUAEfyS4Chi si oppone all’aborto si oppone anche a politiche preventive e dunque no alla educazione sessuale e alla contraccezione, soprattutto quella d’emergenza. Gruppi pro/life sostano continuamente a recitare i loro mantra esorcizzanti davanti luoghi in cui si pratica o si decide l’aborto. E tutto ciò in una nazione in cui esiste una legge sulla procreazione medicalmente assistita che vieta la pma se, più o meno, il seme non ti arriva dal marito. La traccia che si segue è quella del controllo dei corpi delle donne, di ingerenze perfino nelle decisioni delle coppie e di un autoritarismo imposto in nome di un bene superiore che finisce per renderci oggetti, noi, di integralismi e neofondamentalismi che nulla hanno da invidiare a quello che già succede negli Stati Uniti.

imageedit_4_9554907664In Spagna è rivolta. Donne e uomini stanno provando a ribellarsi. Anche in Italia però non si resta a guardare. In tante provano ad opporsi. Più recentemente un gruppo bolognese ha prima sanzionato con una azione di protesta una sede del Pd e poi ha esposto uno striscione dentro una chiesa.

Mi chiedo: E’ davvero questo che si vuole? Che il clima diventi talmente arroventato da nutrire fanatismi senza che si riesca più a ragionare? E’ davvero agli integralismi antiabortisti che bisogna consegnare la discussione politica? O non sarebbe meglio considerare a chi giova tutto questo? A chi giova avere controllo dei corpi e delle capacità riproduttive di una donna? A chi giova tenere i corpi sotto scacco, incastrare tutt* noi in ruoli di genere, uomini inclusi con il dovere di essere manutentori di famiglie etero, lasciare che sia reso ancora più complicato disertare ruoli di genere ed esistere senza dover assolvere alcun dovere riproduttivo? Pensiamoci. E nel frattempo: buona lotta a tutt*.

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