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#Francia, 29 nov, manifestazione contro la legge anti/prostituzione

da Abbatto i Muri:

In Francia la proposta di legge sulla penalizzazione dei clienti delle prostitute sarà votata a breve. Il dibattito è fatto anche di delegittimazione aggressiva e invisibilizzazione delle istanze delle sex workers ed è sempre più infuocato. Molto di più, ovviamente, di quanto non lo sia in Italia dove frange legalitarie filo/istituzionali neofondamentaliste di area Pd/SeL, fedeli all’idea di amor borghese, rincorrono e insultano, sul web, chiunque non concordi con l’impostazione autoritaria abolizionista e, nei fatti, proibizionista contro la quale le sex workers sono schierate. Ricordo solo che la prostituzione è nei fatti diventata una ossessione colonialista di un certo “femminismo” occidentale e che l’idea di massima di quell’area politica in Italia si riduce alle ordinanze pro/decoro che multano le sex workers e le confinano ai margini della città consegnandole a sfruttatori e violenti istigando, nei fatti, #Puttanofobia.

STRASS convoca una nuova manifestazione contro la criminalizzazione dei clienti a Parigi per il 29 Novembre alle ore 13.0o. I/Le sex workers si incontreranno presso Métro Invalides (croisement Université/Constantine):

Manifestazione contro la legge!
Venerdì, 29 novembre 2013, 13h
Metropolitana Invalides (incrocio Università / Constantine)

La nuova legge per sanzionare clienti che ci impone di non svolgere sex working sarà discussa dal 29 novembre al Parlamento.
Nessun cliente = Niente soldi per sopravvivere!
Nel frattempo, il governo non ha altro lavoro da offrire. Abbiamo bisogno di unirci per dire NO a questa legge. Vogliamo diritti, non il rigore!
Partecipa il Syndicat du Travail Sexuel.

1480649_10152003939995490_896284297_nMorgane Merteuil, sex worker e attivista, assieme a Rokhaya Diallo, giornalista e scrittrice, raccontano a Le Monde il loro punto di vista.

Sostanzialmente dicono (sintetizzo. non traduco fedelmente) che si tratta di una svolta reazionaria e nazionalista. Parlano del dibattito sulla violenza sulle donne, sui tanti discorsi fatti sui corpi delle donne, le leggi che vietano l’uso del velo alle donne musulmane e il desiderio di abolire la prostituzione. Il dibattito pubblico è monopolizzato da chi dichiara di voler tutelare la “dignità” delle donne (Non vi ricorda qualcosa? Non vi spiega pressappoco dove le frange di cui sopra, e alcune donne Snoq, in Italia vogliono andare a parare?).

Guardando da vicino, raccontano ancora Merteuil e Diallo, però si vede che l’attenzione si concentra su soggetti non-bianchi e donne di classi povere. L’interesse per le donne è puro classismo e neocolonialismo che legittima il neoliberismo e ripara le ferite che da esso ne derivano con imposizioni autoritarie e la leggenda del salvataggio delle donne migranti e non/borghesi.

L’articolo parla di senso di superiorità. Senza una riflessione globale sui meccanismi di dominazione che incastrano i non privilegiati, senza che la denuncia sulle condizioni in cui vivono le donne non-bianche racconti una visione generale del problema. Piuttosto la discussione svela, appunto, un senso di superiorità da parte di una classe privilegiata di donne che si arrogano il diritto di dire cosa è bene per le altre.

Che le donne scelgano di abbracciare l’Islam, indossando un foulard o un velo, o che altre scelgano di guadagnarsi da vivere con la prostituzione, alle borghesi sembra inconcepibile. Nessuna delle femministe  coinvolte nella discussione pensa si possa parlare di rispetto alla libertà di coscienza e al diritto di esercitare il proprio lavoro nelle migliori condizioni possibili quando si parla di prostitute o musulmane con il velo.

1466255_491436490971510_812704780_nL’oppressione di lavoratrici povere e precarie, i danni fisici e mentali inflitti da fatica e violenza devono essere combattuti ma non può essere fatto senza la partecipazione e il contributo (e l’opinione) delle parti di cui si sta parlando.

Le femministe che hanno combattuto per l’emancipazione delle donne, hanno consentito fosse riconosciuto a ogni donna il diritto fondamentale di decidere del proprio corpo. Perché dunque alcune sarebbero indegne nell’esercitare questo diritto fondamentale? (della serie: il corpo è tuo e lo gestisci tu ma lo fai come dico io)

Le prostitute e le donne velate vengono trattate come bambine, incapaci di di concepire soluzioni per la propria liberazione: la loro scelta non viene autorizzata, solo le donne privilegiate che avversano velo e prostituzione ritengono di essere in grado di decidere per le altre.

E qui Merteuil e Diallo parlano chiaramente di razzismo istituzionale.

Ironizzano sul fatto che migranti, prostitute e donne con il velo non vengono considerate all’altezza di valutare la dominazione della quale sarebbero vittime. D’altronde le risorse intellettuali vengono giudicate proprie dei “salvatori” e delle “salvatrici” che credono di essere migliori e più in grado di comprendere la complessità del mondo e denunciare i loro oppressori.

L’oppressore che le istituzioni sono pronte a denunciare è quello che appare come altro dal mondo dei “salvatori”. Straniero, che minaccia l’ordine della Repubblica (mettendo allo stesso livello le reti di sfruttamento della prostituzione e le reti terroristiche). Obiettivi semplici da criminalizzare che vengono invisibilizzati attraverso un razzismo istituzionale che si concentra su fette di popolazione più vulnerabile per meglio affermare la superiorità etnica e repubblicana francese.

Le donne, che siano considerate vittime o carnefici, da quelle che fanno parte di questa rete istituzional/razzista, non sono autorizzate a fare un ragionamento che parta da se’, dove abbia valore il personal/politico, in cui abbia valore una lotta per il riconoscimento della legittimità della loro scelta, perché se partono da se’ sono immediatamente accusate di esser semplici agenti di trasmissione di fondamentalismi o di legittimazione dello sfruttamento della prostituzione.

Quando ci si riferisce alle prostitute così come alle donne con il velo si svela l’avversione per una alterità insormontabile che non può fare altro che essere accondiscendente con il femminismo che rifiuta di considerare come uguali a chiunque altr@ (aventi uguali diritti, incluso quello di decidere per se stesse) le donne che non sono bianche, le musulmane, le prostitute.

E dunque invece che combattere per l’acquisizione di pari diritti delle donne, rese vulnerabili da leggi discriminatorie (a proposito della legislazione sull’immigrazione che è pessima in Francia), si incoraggia la repressione, l’insicurezza e l’esclusione delle donne non-bianche e della maggioranza precaria dallo spazio pubblico per via di un pretesto: sono troppo svestite o troppo vestite. Perciò questo femminismo ha una visione politica reazionaria, nazionalista ed è contraria all’emancipazione collettiva che promette.

Leggi anche:

Una ricostruzione delle dinamiche e una descrizione della corrente politica femminista che in Europa chiede proibizionismo della prostituzione

La lettera di Thierry Shaffauser, uno dei fondatori di Strass, che descrive bene quello che sta succedendo in Francia

Analisi, punto per punto, della proposta di legge contro la prostituzione! (a cura di Strass e tradotta in italiano)

Poi: 

Posted in AntiAutoritarismi, Critica femminista, Fem/Activism, Iniziative, otro mundo, R-esistenze, Sex work.

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