Da Abbatto i Muri:
A Foggia, il 23 luglio scorso, il Sindaco, del Pd, rinnova una ordinanza (la n.71) “per contrastare la prostituzione su strada e per la tutela della sicurezza urbana”.
Nel testo si parla di “azioni di polizia”, “allarme sociale” che il fenomeno desterebbe “nella comunità locale”, di “compromissione della sicurezza nella circolazione stradale”. Si cita anche una riunione tenuta in Prefettura in cui i riuniti esprimevano la volontà di “contenere il fenomeno lungo la precipitata strada statale”. Ulteriori motivazioni addotte per il rinnovo dell’ordinanza sono il “disturbo alla quiete pubblica” (in una strada statale?), questioni di “pubblica decenza”, si cita il termine “oscenità”, rappresentando il pericolo che il fenomeno dilaghi in “zone ubicate nel cuore del centro cittadino” e lì si accenna a “rischi per la salute pubblica” e per “l’incolumità pubblica”, di “intralcio alla circolazione stradale” e dell’esigenza di “fornire un’immagine improntata al decoro e alla civile convivenza”.
L’ordinanza va oltre e svela che si intende dare un messaggio “educativo”. Si accenna alla possibilità di beccarti “malattie infettive” e del rischio che questo costituisce per la salute pubblica. Si parla perfino di occupazione illecita di suolo pubblico “sottraendolo di fatto al normale utilizzo da parte di altri cittadini”.
Insiste stabilendo che la presenza di prostitute costituisce un richiamo, che quelli attratti dal “meretricio” guidano male e che per la sicurezza della viabilità bisogna adottare provvedimenti, monitorare “tali condotte” e bla bla fintanto che si parla di “contrasto” allo sfruttamento.
L’ordinanza dunque ordina il divieto di “offrire e richiedere prestazioni sessuali a pagamento”. Spiega che “La violazione si concretizza con qualsiasi atteggiamento o modalità comportamentale, compreso l’abbigliamento (…).” Le persone che “risulteranno recidive” pagheranno multe fino a 500 euro. Quelle che si dichiareranno vittime di sfruttamento saranno inviate a programmi di “recupero” e “sostegno”.
Nulla di nuovo, dunque, perché in Italia tanti sindaci, a partire da quelli della Lega, seguiti a ruota da quelli del Pd, hanno deciso di dichiarare guerra alla prostituzione, alle prostitute migranti, che finiscono nei Cie anche dopo aver denunciato gli sfruttatori, per ripristinare il senso del decoro ed educare le donne a vestirsi e comportarsi bene. L’altro motivo è che i comuni da qualche parte i soldi devono prenderli e le multe, elargite in quantità, che riguardano il tema della “sicurezza urbana” sono diventate utili in qualche modo. Tutto ciò avviene in una nazione che utilizza politiche razziste contro i migranti.
Bisogna spiegare, però, anche qual è il contesto in cui si sviluppa una simile dinamica e a quali tipi di “consensi” un sindaco risponde quando decide cose del genere.
Il tema della prostituzione a Foggia occupa pagine e pagine di giornali. Si dichiara sia un’emergenza. Blitz e arresti per induzione e favoreggiamento se la prostituzione è al chiuso. Guerra alle prostitute e ai clienti, multati anch’essi, se è all’aperto. Di emergenza si parla anche per altre cittadine della provincia foggese.
L’emergenza si traduce in PuttanoFobia. Ancora pagine e pagine di news in cui le terribili prostitute, possibilmente straniere, aggredirebbero clienti. E il clima certamente non giova se oggi si può leggere che due donne romene, prostitute, sono state aggredite con bastoni, spranghe di ferro, e una di loro è stata perfino buttata nel fuoco che le due avevano acceso in quel angolo buio di estrema periferia in cui l’ordinanza le aveva cacciate. I quotidiani, oltre a concentrarsi quasi esclusivamente sul fatto che una delle due è incinta (apriti cielo!), parlano di “un’altra pagina triste di degrado e delinquenza”. Qualcuno fa presente che uno dei due “presunti” aggressori sarebbe un frequentatore di circoli di estrema destra.
Queste sono le conseguenze del proibizionismo alla prostituzione. Quando si alimenta la fobia, si fa disinformazione e si pretende perfino che tutto ciò sia inteso per il “bene” delle prostitute. Lo #StigmaUccide, dicono le sex workers. E hanno ragione. Parlano di quello che succede a Roma, dove c’è chi spara alle prostitute per divertimento, o a Porto Sant’Elpidio, dove le aggressioni squadriste contro prostitute, con tanto di taniche di benzina e spranghe, sono ritualità quasi normali, o altrove, dove vengono aggredite, accoltellate, “punite” le trans. E’ il puttan tour aggressivo che diventa il divertimento dei week end.
L’odio ha solo bisogno di uno stigma morale, di una scusa qualunque per essere legittimato. #StigmaKills, appunto, e dalla discussione che ragiona di violenza vengono ovviamente escluse le sex workers che hanno una precisa idea di quello che bisognerebbe fare a garanzia della loro incolumità. Escluse. Soprattutto da altre donne che quando parlano di violenza si riferiscono soltanto alla tutela di mogli/madri e sante da martirizzare per il bene della nazione. Di loro, delle sex workers, in fondo, chissenefrega. Se stanno in strada, certo, un po’ se la sono voluta, no?
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