Cosa si fa con i movimenti di resistenza? Se non posso escluderli dal dibattito politico li reprimo e li criminalizzo. Cerco prove per infamarli, li chiamo filo/pedofili, terroristi, criminali, collusi con la mafia, spazzatura, merda, e chi più ne ha più ne metta. Non parliamo di fascismi che sono schierati contro movimenti antagonisti. Stiamo parlando di femminismi italiani radicali abolizionisti (a proposito della prostituzione), il cui livello di fanatismo è tanto e tale da potersi definitivamente chiamare fascismo.
La loro unica arma è la repressione, la criminalizzazione contro il dissenso. E’ la mistificazione, perché perseguire la tratta regolarizzando solo la prostituzione per scelta sarebbe possibile. Ma sono loro che vogliono imporre un dogma stabilendo che la prostituzione TUTTA sia sempre violenza e non sia MAI una scelta. Ed è in questa logica autoritaria che agiscono come agisce il Movimento NoChoice mettendo le donne che abortiscono per scelta contro quelle che invece non volevano abortire.
Quel che sanno fare è macchiare la reputazione della gente divulgando fandonie. Agiscono in branco, da squadristi, tiranneggiano con le loro intimidazioni morali chiunque, agitano simboli femministi come fossero crocifissi in mano a fanatici antiabortisti e hanno toccato punte di livore e autoritarismo che è implicito nelle loro pratiche di azione autoritaria.
La differenza tra loro e i fascisti qual è? Tra loro e quelli che vogliono fare passare i NoTav per terroristi? Nessuna. Non c’è proprio alcuna differenza. Non c’è se vogliono fare passare per terroristi anche i movimenti di sex workers che chiedono la regolarizzazione. E ora aspettiamo che l’infamia continui e – come da prassi di vecchi stalinismi – attuino una bella strategia della tensione alla maniera dei SiTav (evocare anarco-insurrezionalisti e BR no?) e invochino l’intervento della polizia per censurare idee e per denunciare crimini di chissà quale tipo.
Davvero sono quelli i femminismi ai quali volete affidarvi? Noi no. E lo abbiamo sempre saputo. Lo abbiamo capito subito. Felici che ora abbiano buttato la maschera e che si siano svelati per quello che realmente sono.
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le persone di cui parlo si definiscono femministe radicali.
hanno una ossessione per la questione delle sex workers e non metto il link perché le persone citate da loro si sentono diffamate e non posso dare visibilità a cose del genere. esiste gente così. basti questo. e invece che difendere una categoria, un nome, piuttosto preoccupiamoci del fatto che il femminismo che tu pratichi sia luogo entro cui puoi rintracciare questi metodi. parla del fatto che denuncio, se ti preoccupa, perché a me il pensiero di avere in mezzo a noi persone così mi preoccupa e molto.
Premesso che concordo con l’idea che la questione della prostituzione è complessa e bisogna fare distingui e soprattutto ascoltare tanto le sex-workers quanto le donne che sono state costrette spesso cercando di emigrare, mi dispiace dirvi che non mi piace proprio come vi esprimete. Non riesco mai a capire chi siano queste femministe radicali terribili a cui vi riferite ( e non è la prima volta). Il termine femministe radicali si riferisce alle femministe di seconda generazione ma può includere posizioni molto diverse, non solo il femminismo della differenza italiano ( se è questo il vostro spauracchio). Credo quindi che usando questo termine facciate un torto alla storia del femminismo in generale che è già abbastanza ridicolizzata dai media mainstream. E’ buona prassi politica chiarire esplicitamente a chi ci si riferisce quando si parla e si muovono critiche e non alludere ad un soggetto non identificabile.