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L’opinione delle sexworkers non conta: sono “solo” puttane!

Fascismi. Squadrismi. Infamie. Mistificazioni. Disonestà intellettuale. Autoritarismi. C’è questo e molto di più nella discussione che solitamente coinvolge abolizionisti/e, fanatici, contro i/le sex workers che chiedono regolarizzazione del proprio lavoro. E’ sistematica la delegittimazione dei soggetti, i/le sex workers, e di chi esprime i contenuti invece che una discussione che entra nel merito.

Si cercano ombre, fantasmi, si agisce esattamente come agirebbe un movimento per la Purezza Morale o un tribunale dell’inquisizione. Si cercano porno-mostruosità per porno-indignazione, come direbbe Eretica, per dare il via a linciaggi, roghi, con gogne permanenti dedicate e insulti all’intelligenza di chiunque.

Non sono militanti ma entità virtuali poco laiche che lanciano anatemi, come farebbero quelli del movimento per la vita o di forza nuova brandendo bambolotti insanguinati per raccontare che l’aborto è un assassinio.

Potrebbero serenamente essere alleati di qualunque soggetto titolare di un Ministero della Paura. Oggi racconti che i no/tav sono terroristi, domani che i centri sociali sono violenti, dopodomani che le sex workers sono addirittura filo/pedofile, poi che chiunque non sia d’accordo con il Comitato per la Purezza dell’Orgasmo sia “maschilista”. E’ estrema destra. O stalinismo. Chiamatelo come vi pare. A seconda di dove si collochi. Comunque sia stanno facendo una crociata che avvelena di intolleranza e fanatismo il dibattito e rende la discussione tra femminismi impraticabile.

Ci saranno quelle che non hanno diritto di parola perché così e cosà, quelle altre perché boh, i francesi non possono parlare di quel che succede in Francia perché ve la raccontano meglio le femministe radicali abolizioniste “italiane”. C’è chi chiede di ledere la privacy delle sex workers antiabolizioniste che non amano presentarsi in piazza, pur esistendo in tante, perché non hanno un permesso di soggiorno o non vogliono pesi su di loro lo stigma che le abolizioniste contribuiscono a creare.

Poi ci sono i paternalisti che vogliono raccontare al mondo quale femminismo sia lecito e quale che no (perché lui solo sa quel che è meglio per noi). E chi decontestualizza per demonizzare e infanga la reputazione di studiose conosciute nel mondo, ricercatrici, scrittrici, per creare una lista di gente cattiva da fornire alla propria tifoseria.

Che tristezza, gente. Ma che tristezza. Che provincialismo. Che visione egocentrata. Che assenza di disponibilità all’ascolto delle differenze. Che modalità autoritaria di disconoscimento dei soggetti e di imposizione di una idea (e si chiama dittatura, questa!). Che totale incapacità di rispettare l’autodeterminazione di persone, soggetti, movimenti, popoli. E che noia. Che apporto culturale profondo sarebbe questo? Fatto di odio, paranoia, personalismi e intolleranza verso l’idea altrui. Fatto semplicemente di una minuziosa, morbosa, maniacale ricerca di dettagli che possano sporcare l’immagine di qualcuno.

Avete dimenticato un ultimo argomento da usare: quelle lì, in fondo, sono “solo” puttane. Potranno mai dire loro come dovrà essere il mondo? Ovvio che no. Per quel che vi riguarda certamente non possono.

E poi si dicono femministe.

Ps:…e la gogna continua…

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Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Critica femminista, Omicidi sociali, R-esistenze, Sex work.


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Continuing the Discussion

  1. #Francia: l’ossessione colonialista del femminismo occidentale per il traffico di donne – Al di là del Buco linked to this post on Novembre 10, 2013

    […] non il mio. Ecco: io, in effetti, non ho mai cambiato la mia posizione. Se c’è chi cambia o vuole fare passare per criminali anarchici e puttane, femminismi non egemoni e voci non allineate, è lì che bisogna capire dove vogliono andare a […]