Da Le Ribellule:
pubblichiamo un’intervista fatta al collettivo femminista tunisino Feminism Attack che abbiamo ripreso e tradotto da qui…
La Tunisia, con un forte movimento femminista centenario, è spesso considerato il paese più avanzato in termini di diritti delle donne rispetto ad altri paesi musulmani. Sin dal 1957, il “Personal Status Code” riconosce i diritti delle donne, come l’aborto, la contraccezione e l’istruzione.
Anche se movimenti femministi tunisini hanno contribuito a quest’avanzamento , la condizione delle donne, come in molte parti del mondo, è ancora molto lontana dall’idea degli/delle anarchic*.
Nulla di nuovo sotto il sole riguardo la dominazione maschile: le donne sono tuttora viste come madri e mogli prima ancora che cittadine. Dopo qualche giorno passato in Tunisia, è facile vedere come il giudizio delle/gli altr* e la paura di compromettere la propria reputazione possano ostacolare l’impegno e l’attivismo delle donne.
Al momento in Tunisia ci sono almeno tre collettivi: le Donne Democratiche, un gruppo composto da donne borghesi che s’incontrano senza alcuna finalità politica o rivendicativa, le Femen, riconosciute in Tunisia per la loro lotta (per quanto le loro azioni non raccolgano un’approvazione unanime), e Feminism Attack, un movimento collettivo autogestito ed autofinanziato le quali componenti hanno un’età media di circa 20 anni. Feminism Attack si ispira alle idee anarchiche per cercare una soluzione radicale ai problemi politici e sociali e ai pericoli che minacciano la posizione delle donne nella società.
Il movimento ha l’obiettivo di affermare la cultura dell’autogestione e crede che le donne debbano ribellarsi contro ogni tipo di sfruttamento.
Feminism Attack lotta contro tutti gli aspetti della condizione delle donne nella società patriarcale: l’abolizione degli stereotipi basati sul sesso, l’abolizione della disumanizzazione e l’oggettivazione delle donne, la completa eliminazione della violenza contro le donne (stupri, violenze domestiche, mutilazioni genitali femminili, sterilizzazione forzata, molestie, aggressioni sessuali).
Abbiamo incontrato Aika e le componenti di Feminism Attack per un’intervista.
Nath & Chris: Dov’è Feminism Attack e quali sono le vostre attitudini politiche?
Feminism Attack: Siamo a Tunisi e per il momento la nostra composizione politica è abbastanza mista
N. & C.: Potete dirci come, quando e perchè avete creato il vostro gruppo?
F. A.: Eravamo un gruppo di donne che si scambiavano molte idee e partecipavamo alle stesse azioni, ma in maniera individuale. Da qui il desiderio di costruire un movimento nel 2011. Questa decisione fu presa data la nostra consapevolezza riguardo la condizione delle donne in Tunisia, che contrariamente all’apparenza, è al limite dell’accettabilità. Soprattutto a partire dalla sollevazione tunisina si è vista minacciare dall’ascesa al potere del partito islamista. E il cosiddetto movimento femminista che già esisteva non ha davvero servito la causa che sosteniamo. Non rappresentano le vere donne tunisine ma piuttosto sono un’immagine pseudo-borghese al servizio del sistema.
N. & C.: Chi sono le attiviste di Feminism Attack?
F. A.: Siamo ancora un piccolo gruppo di studentesse, appartenenti alla classe media. L’età oscilla tra i 18 e i 24 anni. Non abbiamo ancora aggregato attivisti uomini, anche se non avremmo nessun problema a riguardo.
N. & C.: In cosa consiste il vostro attivismo e per quali azioni optate?
F. A.: Al momento non privilegiamo alcuna azione, facciamo un poco di tutto e molte scritte con gli spray, ma è più una mancanza di risorse ed opportunità che altro. Crediamo, certamente, di espandere il nostro campo di attività e lo faremo nel prossimo futuro.
N. & C.: Come vi organizzate, quanto spesso v’incontrate, che strumenti e mezzi di comunicazione utilizzate?
F. A.: Ci organizziamo attraverso assemblee generali dove vengono prese tutte le decisioni di gruppo. La frequenza degli incontri dipende dalle necessità del momento. Non ci sono luoghi stabiliti, c’incontriamo nei caffè o nei luoghi pubblici… che non è molto adatto da quando riceviamo pressioni dalla polizia e siamo anche controllate da agenti in borghese. . Al momento non abbiamo alcun materiale ed è per questo che le nostre azioni si limitano a quanto riusciamo ad autofinanziarci o a quanto abbiamo di tasca nostra. Comunichiamo con ogni strumento a nostra disposizione (facebook, telefono)
N. & C.: Quali sono i differenti gruppi femministi in Tunisia? Qual è la vostra relazione con loro? Cosa pensate di FEMEN?
F. A.: La più conosciuta è l’Associazione Tunisina delle Donne Democratiche. Ce ne sono delle altre ma non sono molto conosciute né presenti sulla scena politica. Veramente non abbiamo relazioni con loro perchè non ci ritroviamo sugli stessi principi e il nostro metodo di lavoro è differente. Abbiamo già espresso la nostra posizione rispetto alle FEMEN, abbiamo pubblicato anche un articolo dettagliato sulla nostra pagina Facebook
N. & C.: La vostra azione politica può unirsi a quella di altri movimenti in Tunisia? Con quali e in che forma?
F. A.: Siamo vicine anche ad altri movimenti: Blech 7es , Disobedience and Alerta (Vegan / Green Anarchism). Organizziamo azioni insieme, eventi culturali, proiezioni di film, concerti, etc.
N. & C.: Rispetto alle recenti sollevazioni popolari in Tunisia, e anche oggi, in quale dinamica vi inserite?
F. A.: Ci riconosciamo in ogni sollevazione popolare che nasca dalla gente, che sia contro il sistema, e molto importante, che non sia organizzata dai partiti politici, che non serva ai loro interessi e che non intenda prendere il potere.
N. & C.: Come vengono percepite dalla poplazione tunisina e da altri/e revoluzionar* le vostre iniziative?
F. A. : Le nostre azioni non hanno un gran eco popolare. In generale, la popolazione tunisina si limita alle informazioni fornite dai media, e a parte dopo uno o due arresti seguiti da articoli raffazzonati e disinformativi, non abbiamo ricevuto una copertura mediatica reale. In realtà non ci lamentiamo perchè il nostro obiettivo non è quello di rincorrere la gloria.
N. & C.: Quali sono gli impedimenti che vi pesano di più?
F. A. : in generale il sistema e la polizia.
N. & C.: Secondo voi, le città favoriscono le azioni femministe?
F. A.: Nella città, il lavoro è più facile, perchè c’è un po’ di consapevolezza tra la gente, le persone sono più aperte e le donne più emancipate, a differenza della campagna dove a volte le persone sono letteralmente tagliate fuori dal mondo. D’altra parte, abbiamo intenzione di lavorare nelle zone rurali appena ne avremo l’opportunità, abbiamo diversi progetti su questo tema.
N. & C. : Quali sono le azioni repressive nei confronti delle femministe anarchiche? Ci sono precauzioni da prendere?
F. A.: I pericoli sono quasi gli stessi per chiunque vada “contro corrente”: lacrimogeni, manganellate, violenza poliziesca, arresti, detenzioni, minacce, etc. Non abbiamo preso nessuna precauzione reale perché questo limiterebbe notevolmente le azioni.
N. & C.: Oltre alle tradizionali forze repressive, quali i più forti oppositori o nemici politici?
F. A.: I partiti politici estremisti, che sono tutti al servizio dello stesso sistema, direttamente o indirettamente.
N. & C. : Per finire, quali sono le vostre prospettive?
F. A. : Pensiamo di lottare a lungo per la nostra causa e, molto importante, le nostre azioni riescono e servono a questa lotta, possiamo raggiungere un cambiamento reale ed accrescere la consapevolezza della gente.