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Cimitero per feti: anche a Firenze il Comune seppellisce la 194

Da CortoCircuito:

A Firenze il Consiglio comunale ha approvato un regolamento che consente la sepoltura di feti e di prodotti abortivi nel cimitero di Trespiano. Il testo fu ratificato lo scorso anno, ma dopo un’ondata di proteste venne ritirato, mentre adesso, a sorpresa, viene ripresentato e convalidato, ricordandoci che non si può mai abbassare la guardia quando si tratta di diritti conquistati. Esso di fatto conferisce ai “feti lo status di ‘cittadini morti’” e mira a colpevolizzare sempre più la donna, una “strega” da ardere sul rogo eretto dalla società benpensante.

Ma questo genere di politiche sembrano avere caratteristiche virali, diffondendosi in breve tempo dal nord al sud Italia:

A febbraio, infatti, il Consiglio comunale di Tradate (Lombardia) ha approvato una delibera che prevede la creazione di uno spazio denominato “Area dei bambini mai nati” nel cimitero di Abbiate Guazzone per l’inumazione di embrioni e feti abortiti prelevati presso l’Azienda Ospedaliera locale, su richiesta dell’associazione cattolica integralista “Difendere la vita con Maria”.

Dal loro sito scopriamo che “l’opera del seppellimento si sta svolgendo in quaranta Comuni d’Italia con le relative convenzioni con le Aziende Ospedaliere, le AA.SS.LL. e i servizi Cimiteriali Comunali. L’Associazione dall’anno 2000 ad oggi ha accompagnato alla sepoltura circa 35.000 bambini”, infierendo così su più di 30.000 donne in momenti di scelte non facili e di fragilità fisica e psicologica.

A Tradate alcuni movimenti si sono organizzati con un presidio davanti al comune, per ottenere il ritiro della delibera.

Lo zampino dell’associazione lo troviamo già nel 2010 a Cremona, dove è stato istituito il cimitero dei feti: l’ospedale chiede ai genitori se vogliono dare sepoltura ai bambini non nati, in caso contrario intervengono i volontari di “Difendere la vita con Maria”. Il Comune di Cremona destina una parte speciale del cimitero alla sepoltura dei feti, ed essa è attuata a carico della famiglia o, se questa non se ne occupa, della struttura sanitaria dove è avvenuta l’interruzione volontaria di gravidanza.

Anche a Roma esiste un cimitero per i bambini mai nati, all’interno del camposanto del Laurentino, il “giardino degli angeli”, un’area di 600 metri quadri dedicata ai feti. La sua particolarità? Quest’area è di fronte a quella dei bambini nati: giusto per ricordare la differenza che passa tra donna e donna.

La creazione del cimitero è stata accompagnata da una marcia contro le donne che vogliono autodeterminarsi sempre e comunque: in testa una croce in legno con sopra dei finti feti, e poi scarpine da neonato, cartelli con le immagini di feti o che equiparano il diritto di aborto a omicidi, stragi, genocidi.

Un altro Giardino, questa volta a Monopoli (provincia di Bari): il “Giardino dei bambini mai nati”, una sezione del cimitero comunale, appositamente riservato per la sepoltura dei feti da aborto spontaneo o terapeutico. Non solo, vi si seppelliscono anche degli embrioni, espulsi prima dei 90 giorni, questione che palesa la natura grottesca del regolamento, in quanto gli embrioni non sono fisicamente individuabili e in caso di interruzioni mediche il materiale espulso deve essere cercato nel water!

La normativa italiana con il regolamento di Polizia Mortuaria (Dpr 285, Articolo 7 del 1990) prevede già l’inumazione dei prodotti abortivi di presunta età gestazionale dalle 20 alle 28 settimane e, su richiesta dei genitori, anche di prodotti del concepimento di presunta età inferiore alle 20 settimane.

Poiché non offre nuove possibilità o miglioramenti nelle pratiche abortive, è evidente come questo tipo di regolamenti a livello locale abbiano un unico scopo: minare la libertà delle donne nello scegliere di ricorrere all’aborto, colpevolizzarle e criminalizzarle, anche di fronte a situazioni dolorose come quelle di una gravidanza non voluta o di una interruzione spontanea.

Nonostante la legge 194 assicuri che gli enti ospedalieri siano comunque tenuti a garantire l’interruzione volontaria di gravidanza e malgrado la sua approvazione risalga al maggio 1978, ancora oggi rimane un diritto formalmente sancito che si scontra con una realtà fatta di terrorismo psicologico, criminalizzazione e ostacoli di ogni genere alla possibilità di abortire, e di tentare di farlo nel modo più sereno possibile.

Questo genere di regolamenti, infatti, aggrava un quadro già disarmante fatto di movimenti “per la vita” che promuovono campagne per l’abrogazione della 194, schiere di medici e personale ospedaliero obiettori di coscienza (7 ginecologi su 10 sono obiettori), difficoltà burocratiche nell’ottenimento della pillola del giorno dopo, e più in generale, il mantenimento di un livello tale di disinformazione su sessualità e contraccezione, che, oltre a perpetrare limiti e tabù nella scoperta del proprio corpo e della sessualità, favoriscono fenomeni come quello della maternità precoce (oltre 10.000 bambini, nati da adolescenti tra i 13 e i 19 anni di età, dati Istat).

Per non parlare della natura coatta di tale regolamento, che prevede che il prelievo dei feti dall’ospedale, la sepoltura, le preghiere, i lumini e tutto il santo rituale messo in atto avvengano con o senza il consenso della donna e nel caso in cui i genitori non desiderino dare sepoltura ad un feto, sarà il “movimento per la vita” di turno ad appropriarsene e seppellirlo, grazie a protocolli d’intesa con Comuni e strutture ospedaliere, che invece potrebbero (se per caso fosse venuto in mente a qualcuno!) aprire nuovi consultori, far funzionare quelli esistenti e garantire l’informazione, la prevenzione e i rimedi alle gravidanze indesiderate.

In Italia ormai è sempre più facile che un feto venga seppellito, ma non che le donne possano fare scelte in autonomia, che si tratti di abortire, o di accedere alla contraccezione.

Di fronte a politiche reazionarie come questa, sostenute ed attuate dalla giunta fiorentina, non è difficile smascherare l’attenzione strumentale e propagandistica del sindaco Renzi e del suo partito alle questioni riguardanti le donne, semmai qualcuno avesse ancora dei dubbi.

 

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