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Di quelle donne che reclamano un patriarcato “buono”

ansa171332040411135144_bigDa Abbatto i Muri:

Ci sono donne che fanno la manutenzione del patriarcato. Immaginano di fare un favore alle donne quando sollecitano un maggiore investimento emotivo responsabilizzando gli uomini al tema della violenza di genere.  Salvo indurli a riassumere ruoli paternalisti e patriarcali che sarebbe ottimo non interpretassero proprio più.

Quello che fa una donna che la pensa così è raccontare che l’uomo è cattivo, quasi non è un vero uomo e che per essere tale bisogna che faccia come dice Lei. Dunque tu, uomo, sarai un vero uomo se fai quello che dice Lei.

Sembra una barzelletta ma la sostanza è fondamentalmente colonialista. Si infonde la giustezza femminile nel maschile incivile e barbaro senza fare alcuna distinzione. Riconoscendo per gli uomini una oppressione, anche da loro subita, di una cultura sessista e bieca, soltanto quando essi assumono la prospettiva e il punto di vista di quella donna che suppone di rappresentare una superiorità morale in quando donna, in quanto vittima, in quanto boh.

Nulla a che vedere con il giusto scambio tra persone in cui si identificano cause di mali che insieme bisogna risolvere. Qui il punto è uno e uno soltanto:

L’uomo è il carnefice. E’ il sessista per antonomasia. E’ da “curare”. E’ colui il quale al minimo comunque gode di chissà quali privilegi. Le donne rappresenterebbero oggi l’universale. Quel che dicono o fanno sarebbe tutto giusto. Dunque esse stesse sono elette all’arduo compito di psichiatrizzare socialmente (e in forma coatta) tutto un genere e ogni astio generalizzato, livore, rappresaglia, opposizione, intimidazione morale sarebbero più che giustificati. Anche se arrivano da donne che non è certo detto, anzi che no, che siano portatrici di un verbo universalmente riconosciuto al femminile.

I generi sono più di due e le donne sono tante e diverse e per fortuna non la pensano tutte allo stesso modo. Già solo dire questo è una eresia perché se opponi qualche ragionamento alla esortazione di un patriarcato “buono” che dovrebbe tornare a proteggermi, controllarmi, impedirmi di agire soluzioni per me stessa nel pieno rispetto della mia autodeterminazione, è chiaro che come minimo tu sia “maschilista”.

E il malinteso è grosso, laddove si pretende di identificare il maschilismo con chi parla di autodeterminazione delle donne invece che di richiamo alla protezione di un tutore.

verouomoMa perché mai mi occupo di uomini? Voglio colonizzare anch’io? Direi di no. Ascolto, con rispetto, e vorrei capire. Ma me ne occupo perché l’esortazione di altre donne e di paternalisti vari nei loro confronti, che assume toni paradossali in alcune campagne contro la violenza sulle donne, in realtà sta risvegliando un patriarcato di ritorno che mi crea un danno enorme. Lo crea a me, perché di me io parlo.

Personalmente, perché sarebbe bene che tutt* fossero chiaramente espressione di una parzialità, senza dire di rappresentare nessun gruppo identitario o in todo la filosofia di genere tal dei tali, a me non interessa affatto che l’uomo batta il pugno sul petto recitando un mea culpa per poi espiare con prove di machismo all’incontrario in cui per essere un vero macho deve fare quel che dico io.

Semmai, da persona adulta che ama rapportarsi con chi è dotat@ di pensieri autonomi e autodeterminati, mi piacerebbe sapere dove sta l’altr@ da me, se davvero ancora si ritiene che le caratteristiche morali siano attribuibili per sesso, per biologia, se l’incidenza culturale del sessismo non sia una cosa che ci riguarda tutti/e a partire anche da chi immagina di re-incastrare gli uomini in un ruolo che non gli appartiene più. Mi piacerebbe disertassero il patriarcato (come io diserto il matriarcato), a prescindere da chi glielo impone, uomo o donna che sia.

Assurdo pensarci. Come si fa a non capire una cosa così semplice? Il padre protettore, il fratello responsabile, il parente, lo zio, il compagno, l’amico che deve mostrare di non godere di alcun privilegio sessista e per farlo dovrebbe assumere il ruolo più sessista che c’è: quello di sorvegliante, controllore, badante, preoccupato, sollecitato, istigato, della sorte delle fragilissime, debolissime, donne.

542721_138377659644323_394816459_nNe parla in un suo post anche Mario De Maglie di quanto riferirsi ad un uomo che sia più vero di qualunque altro sia deleterio, perché una ricerca anche al maschile, dovrebbe essere autonoma, non subordinata alle singole istanze e ai diktat morali di nessuno.

La decolonizzazione per tanti generi da quel che rappresenta e ha rappresentato la cultura patriarcale non può passare per la colonizzazione di un maschile con l’obiettivo di indurlo a controllare le “nostre” figlie. Con questa attesa di rispetto, questa proposta d’immagine di santità femminile che per certuni assume addirittura corrispondenza con la figura della madre, dunque intoccabile, asessuata.

Si dice che esista un matriarcato che sollecita il patriarcato a fare il proprio sporco mestiere. Non che il patriarcato abbia bisogno di essere sollecitato ma io so per certo che in parte è anche così. In fondo è più facile riproporre vecchi schemi, ricollocare anche gli uomini in ruoli di genere prestabiliti, piuttosto che dare prova di autonomia.

E’ anche la vecchia storia, non generalizzabile, ché altrimenti diventa un altro, tra i tanti, stereotipi sessisti che tendono alla misoginia, e riguarda quell@ dotata di meno potere e forza fisica che manipola e ingaggia il macho, in qualità di cecchino d’ordinanza, a fare il lavoro sporco per lei.

Parte di quel lavoro sporco consiste nel vittimizzare i soggetti, cosa che è da sempre il mezzo di controllo più efficace. E’ puro autoritarismo. Quando i soggetti, infatti, si smarcano dalla vittimizzazione e agiscono in senso autodeterminato la repressione, ampiamente legittimata, è durissima.

Se c’è qualcuna che osa spacciare tutto ciò “in nome delle donne“, beh, chiedetevi il perché.

Ps: tra le immagini la prima campagna che vedete, sessista, è di Toscani. La seconda è del comune di Reggio Emilia.

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Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Corpi/Poteri, Critica femminista, Omicidi sociali, R-esistenze.