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Gli amori Queer di Coral Herrera Gòmez

Portada (1)Da Abbatto i Muri:

Coral Herrera Gòmez [Blog] [Libro] ha rilasciato una intervista della quale in rete si trova solo uno stralcio. Lei ha condiviso con noi il testo integrale. Eva Kunin l’ha contattata per metterci in rete, abbiamo l’autorizzazione a pubblicare la traduzione di quello che lei scrive ed eccovi questo pezzo tradotto grazie a Eva.

Troverete prima la versione tradotta e a seguire quella in lingua originale. Buona lettura!

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Intervista La Red 21

giornalista: Georgina Mayo

Intervistata: Coral Herrera Gómez. Autrice queer uruguayana con dottorato in Comunicazione Audiovisiva.

1-  ¿Di cosa tratta il tuo nuovo libro, Bodas Diversas y Amores Queer?  Parlaci di come ti è venuto in mente.

È un libro tra il saggio e il racconto dove racconto i matrimoni a Madrid, Tangeri e San José, e altri matrimoni diversi. In primo luogo è una difesa del diritto ad amare di tutti gli esseri umani, ed un’analisi dei riti nuziali e delle utopie postmoderne.

I lettori e le lettrici troveranno poche soluzioni e  molte domande che ci serviranno a sfatare i matrimoni e a ridere un po’ di noi stessi. È una miscela di riflessioni, aneddoti personali, storie di vita, favole su matrimoni romantici e divertenti.

Ho voluto dare il mio contributo per rendere visibile la diversità della nostra realtà amorosa, e contribuire alla creazione di nuovi racconti di amori romantici da una prospettiva diversa. In più è un modo per rivendicare e omaggiare la lotta per il matrimonio egualitario e i diritti umani della popolazione LGBTQ.

E’ un progetto personale perché questa volta non l’ho inviato a nessuna casa editrice e ho voluto pubblicarlo in una piattaforma digitale. Sono anni che offro dei contenuti nel mio blog così ho pensato di lanciarmi da sola in un progetto imprenditoriale auto gestito. E’ stato un duro processo, ma molto arricchente, con cui ho imparato molto su autoediting e auto pubblicazione, marketing on line, disegno e impaginazione… e ho mantenuto un controllo totale sulla mia opera.

2-  Cos’è l’amore Queer? in Uruguay non è un concetto conosciuto, puoi raccontarci cos’è il queer?

Queer è un termine anglosassone che significa strano e che si usava per insultare le persone che non rispondono ai canoni della  normalità. La comunità LGBT si appropriò del termine per rivendicare l’esistenza di tutti quelli che rimangono invisibili per la società. L’identità gay e lesbica ha perso in gran parte il suo carattere marginale e con il consolidamento delle democrazie attuali, è passato ad essere l’etichetta che mette insieme un settore della popolazione di classe media-alta, intorno urbano e cosmopolita che si integra senza problemi nella società e ha i suoi diritti pienamente o parzialmente garantiti.

Il queer è nato per dare voce a tutta la gente che soffre non solo discriminazione per il suo orientamento sessuale, ma anche discriminazione per la classe socioeconomica, il colore della pelle, la nazionalità, l’età, la lingua, la religione. Così il queer nacque nelle strade ed è arrivato alle università: oggi è un movimento, teoria, atto politico e artistico allo stesso tempo. E’ uno strumento di analisi multidisciplinare che nasce dalle teorie di genere e dal post strutturalismo e il suo scopo è di continuare a demolire il pensiero binario e la struttura patriarcale, portare alla luce tutto ciò che rimane nelle periferie, e promuovere rapporti orizzontali nei quali le differenze servano per arricchirci, non per discriminarci.

Nei miei libri parlo degli amori queer come sinonimo di amori diversi, quegli amori che non corrispondono al modello ideale di coppia eterosessuale e monogamica. Al di là dell’utopia romantica postmoderna, si moltiplicano le utopie amorose alternative di gente che si piace e si vuole bene, si sposa e si separa. Sono gli amori interculturali, gli amori intergenerazionali, gli amori triadici, gli amori presidiari, gli amori adulteri, gli amori clandestini.

3-  Perchè hai cominciato ad interessarti ai temi di genere. A partire  da quale esperienza?

Mia mamma era militante femminista e mio padre che era un uomo egualitario, quindi da piccola sentivo molta curiosità per le differenze tra i miei genitori e quelli degli amici e amiche della scuola.

All’università appena abbiamo affrontato la teoria di genere, quindi mi sono messa a studiarlo nell’ambito del mio dottorato perché consideravo che era fondamentale offrire una ricerca sulla cultura romantica occidentale dal punto di vista del genere. E dopo aver scoperto i femminismi, mi sono innamorata degli studi di mascolinità e finalmente mi sono identificata nel queer, perché mi offre uno strumento di analisi molto più multidisciplinare e perché credo che il fattore diversità è fondamentale per studiare le culture umane.

4-  Come si manifestano i concetti della società patriarcale?

Principalmente si manifesta nel dolore dei visi delle madri le cui figlie sono vittime della tratta di schiave sessuali, nei pianti dei bebè abbandonati in Cina perché femmine, nel mal di schiena delle donne che sopportano il sovraccarico di lavoro remunerato e non alla fine della notte. Nella foto di gruppo nei summit politici e di grandi imprenditori, dover appena appena si vede qualche donna, o nella foto dei rifugiati di guerra, dove la maggioranza sono donne. Nelle buste paga delle donne di servizio, nell’espressione di terrore nel viso dei bimbi le cui mamme sono vittime di violenza da parte del marito, nelle urla delle bambine che soffrono l’ablazione del clitoride giornalmente in molti paesi del mondo.

5-   Nella pratica,  come contribuiamo noi donne a fare si che i criteri patriarcali continuino a riprodursi?

Le donne sono i principali veicoli di trasmissione del patriarcato. In quasi tutto il mondo i bambini e le bambine sono cresciuti ed educati da donne sole o gruppi di donne. Le madri insegnano alle bambine gli schemi basici di sopravvivenza, e ai bambini che le loro necessità saranno sempre soddisfatte, prima dalla madre e poi dalla moglie. Il risultato di ciò è che molti uomini non hanno la autonomia necessaria a vivere da soli.

Le donne sono state tradizionalmente educate per essere buone mogli, e per educare piccoli re sole e belle donne di servizio che educhino pure le nuove generazioni.

Inoltre, così come gli uomini abusano dei loro privilegi di genere, così facciamo noi le donne quando ci avvaliamo di strategie puerili o vittimiste per ottenere ciò che vogliamo. Interiorizziamo il patriarcato, assumiamo la nostra inferiorità, ammiriamo i valori maschili, e rinneghiamo della nostra condizione femminile quando ci rapportiamo con altre donne, perché ci hanno insegnato che le altre sono nostre nemiche. E così, invece di unirci per lottare per i nostri diritti, restiamo divise e spesso sole, come la maggior parte delle protagoniste dei film romantici. Sole siamo più vulnerabili, per questo è importante che creiamo le reti di solidarietà e mutuo soccorso tra le donne.

6-  E’ necessario il femminismo?. 

Il femminismo è più necessario che mai giacché sono milioni le donne che soffrono violenze e abusi di tutti tipi. Il giorno che le donne smettano di soffrire la ablazione dei genitali, la tratta di schiave sessuali, la violenza di genere, le lapidazioni pubbliche, la miseria e la precarietà, l’infanticidio femminile, allora forse potremmo dire che il femminismo non sarà più necessario.

Nel frattempo donne e uomini dobbiamo continuare a lottare uniti per poter garantire l’accesso delle donne del mondo ai diritti umani fondamentali. E non potremmo fermarci finché non ci sarà una parità piena e completa, e finché le donne smettano di morire tutti i giorni per mano dei loro assassini.

Il femminismo è necessario esattamente come altri movimenti sociali, allo stesso modo che l’ecologismo o il pacifismo. Adesso i femminismi stanno ampliando i loro confini poiché i diritti di cui godono le donne bianche di classe media in pochi paesi al mondo dovrebbero arrivare anche alle donne transessuali, le donne afrodiscendenti, le donne indigeni, le donne lesbiche, le donne povere, le lavoratrici sessuali… in tutto il mondo.

7-   Come vedi l’argomento della violenza domestica in America Latina? Alcune sentenze in Uruguay stanno parlando o introducendo il termino femminicidio, ma ancora nella maggior parte dei casi si continua ad usare il termine omicidio.

I giudici e le giudici in America Latina non possono continuare ad ignorare questo genocidio di donne. In Messico e Centroamerica si arriva quasi a livelli di sterminio, una vera tragedia umanitaria. Tutti i giorni spariscono donne o vengono ammazzate, e la cosa più terribile è che le difensore dei diritti umani vengono anche assassinate. E’ un problema sociale gravissimo a livello globale, non solo qui. Sembra incredibile che le persone si emozionino più con il calcio che con queste tragedie umane che si verificano ogni giorno.

8-  Quest’anno in Uruguay si è approvata la legge del matrimonio egualitario. Come vedi il processo di incorporazione di questo argomento nelle agende dei paesi latinoamericani?

Credo che in generale si sta progredendo molto, ogni giorno arrivano buone notizie  intorno a questo argomento. Credo sia un grande passo ma i paesi non possono limitarsi soltanto ad approvare la legalità dell’unione mentre i loro politici lanciano tutti commenti omofobi e maschilisti.

Per eliminare le fobie sociali che ci dividono, bisogna lavorare non solo sugli aspetti legali, ma anche culturali ed emozionali. L’omofobia e la transfobia uccidono e bisogna combatterle con l’educazione e i cambiamenti culturali, in modo che la gente apprezzi le differenze come parte della diversità.

C’è ancora tanto da fare comunque. La gente che ama in clandestinità è destinata a soffrire e bisogna fermare le ondate di omofobia. Il caso della Russia, per esempio, è tremendo: lo stato legittima la discriminazione e la violenza contro gay, lesbiche e transessuali e fabbrica odio in modo che la rabbia e la frustrazione delle maggioranze si dirigano contro le minoranze più escluse.

E’ un meccanismo molto efficiente per distrarre la popolazione dai problemi che veramente li riguardano, e per canalizzare tutta la frustrazione della gente perché rimanga occupata odiando agli omosessuali e non ai gruppi di potere che peggiorano le nostre condizioni di vita e di lavoro giorno dopo giorno. Credo che la comunità internazionale dovrebbe far più pressione su questo paese ed altri in cui si ammazza la gente per il suo orientamento sessuale o per la sua condizione di genere.

9-  Come vedi la tua Spagna natale adesso che non vivi più là?

Ciò che vedo dalla Costa Rica è che nel mio paese le cifre per sanità o educazione si vanno riducendo ogni volta di più, ma le cifre del furto da parte dei politici e i suoi familiari sono esorbitanti.

È anche impattante il contrasto tra le pensioni indecenti dei banchieri, e la quantità di gente che si suicida quando rimane senza lavoro né casa. La riduzione di bilancio per la cultura e le educazione contrasta anche molto con l’incremento del bilancio per armamento o per le olimpiadi. Il contrasto tra il taglio di questi bilanci  e la quantità di soldi che gira in buste è demenziale. Non è soltanto un problema di corruzione, ma di  vera rapina alla popolazione: si sta producendo un vero e proprio saccheggio dei beni pubblici che tanto ci ha costato costruire. L’impero della Chiesa Cattolica è così eccesivo, e la sua politica ultraconservatrice così sfacciata, che attenta quasi impunemente contro i diritti umani fondamentali.

Le più danneggiate siamo noi donne: ci hanno tolto il diritto all’aborto e ci vogliono a casa rinchiuse, per non incrementare il numero di disoccupati e di esiliati economici. L’omofobia in Spagna è in più statale: il suo obiettivo durante gli ultimi anni è stato eliminare il matrimonio egualitario, anche se per il momento sembra non possano farlo. Molti dei passi avanti in materia di uguaglianza (parità) sono venuti a meno, e i tagli di diritti e libertà riguardano soprattutto le donne, nello specifico le anziane, le più punite dagli attentati continui alle pensioni ed al sistema di sanità pubblica.

La gente comincia a soffrire la fame. Continuo a non spiegarmi come mai non ci sia una rivolta sociale che costringa il governo a dimettersi, ma allo stesso tempo capisco che i livelli di repressione sono aumentati sottoforma di brutalità delle forze dell’ordine, multe, pene carcerarie e aggressioni brutali. Dà i brividi pensare che i responsabili della crisi e i corrotti sono a piede libero, e invece gli attivisti per i diritti umani vengono puniti.

L’unica cosa positiva che vedo in Spagna è la gente che lotta per sopravvivere e che lavora in collettività per difendere i propri diritti e condividere le risorse. Seguo molto queste mareggiate di colori che inondano le strade di gente che protesta, e leggo sulle iniziative locali per tessere reti femministe, spazi transgenere, spazi sociali liberati, cooperative, orti urbani, banche del tempo, assemblee di quartiere e reti di mutuo soccorso. Molti stanno approfittando di queste opportunità per smettere di lamentarsi rinchiusi in casa e cercare soluzioni collettive, e questo è un sollievo per l’angoscia. In qualche modo, sapere che non stai solo o sola ti fa sentire in compagnia, ti motiva, ti stimola a lavorare per la cosa comune. Dobbiamo renderci conto tutti che solo uniti possiamo migliorare e cambiare le cose.

Entrevista La Red 21

Periodista: Georgina Mayo

Entrevistada: Coral Herrera Gómez. Autora queer y doctora en Comunicación Audiovisual. 

1-  ¿De qué va tu nuevo libro, Bodas Diversas y Amores Queer?  Háblanos de cómo se te ocurrió hacerlo.

Es un libro a medio camino entre el ensayo y el relato en el que cuento  mis bodas en Madrid, Tánger y San José, y otras bodas diversas. En primer lugar es una defensa del derecho a amar de todos los seres humanos, y un análisis de los ritos nupciales y las utopías románticas posmodernas.

Los lectores y lectoras encontrarán pocas soluciones y muchas preguntas para desmitificar las bodas y reírnos un rato de nosotros mismos. Es una mezcla de reflexiones,  anécdotas personales, historias de vida, cuentos sobre bodas románticas y divertidas. He querido hacer mi aporte a la visibilización de la diversidad de nuestra realidad amorosa, y contribuir a la creación de nuevos relatos sobre amores románticos desde una perspectiva más diversa. Además es una forma de reivindicar y homenajear  la lucha por el matrimonio igualitario y los derechos humanos de la población LGBTQ.

Es un proyecto personal porque esta vez no lo envié a ninguna editorial y quise sacarlo en una plataforma digital. Llevo muchos años ofreciendo contenidos en mi blog y pensé que era el momento de lanzarme yo sola en un proyecto empresarial auto gestionado. Ha sido un proceso duro, pero muy enriquecedor, porque he aprendido mucho sobre auto-edición y auto-publicación, marketing on line, diseño y maquetación…. y he tenido un control total sobre mi obra.

2-  ¿Qué es el amor Queer?  En Uruguay no es un concepto conocido, ¿puedes contarnos qué es el queer?

Queer es un término anglosajón que significa raro y se utilizaba para insultar a la gente que no encaja en los cánones de la normalidad. La comunidad LGBT se apropió del término para reivindicar la existencia de todos aquellos que permanecen invisibles para la sociedad. La identidad gay o lésbica perdió en gran parte su carácter marginal y con la consolidación de las democracias actuales, pasó a ser la etiqueta que engloba a un sector de la población de clase media-alta, entorno urbano y cosmopolita que se integra sin problemas a la sociedad y tiene sus derechos plena o parcialmente garantizados.

El queer surgió para dar voz a toda la gente que sufre no sólo discriminación por su orientación sexual, sino también discriminación por la clase socioeconómica, el color de su piel, la nacionalidad, la edad, el idioma, la religión. Así, el queer nació en las calles y llegó a las universidades: hoy es movimiento, teoría, acto político y artístico a la vez. Es una herramienta de análisis multidisciplinar que nace de las teorías de género y del postestructuralismo y su afán es continuar con el derribo del pensamiento binario y la estructura patriarcal, visibilizar todo aquello que permanece en las periferias, y promover relaciones horizontales en las que las diferencias sirvan para enriquecernos, no para discriminarnos.

En mis libros hablo de los amores queer como sinónimo de amores diversos, esos amores que no corresponden al modelo ideal de pareja heterosexual y monogámica. Más allá de la utopía romántica posmoderna, se multiplican las utopías amorosas alternativas de gente que se gusta y se quiere, se casa y se descasa. Son los amores interculturales, los amores intergeneracionales, los amores triádicos, los amores presidiarios, los amores adúlteros, los amores clandestinos.

3-  ¿Por qué empezaste a interesarte en los temas de género. ¿A partir de qué experiencia?

Mi madre era militante feminista y mi padre un hombre igualitario, así que ya desde pequeñita sentía mucha curiosidad por las diferencias entre mis padres y los de mis amigos y amigas del colegio.

En la carrera apenas entramos en la teoría de género, así que me puse a estudiarlo en el doctorado porque consideraba que era fundamental ofrecer una investigación sobre la cultura romántica occidental desde un enfoque de género. Y después de descubrir los feminismos, me enamoré de los estudios de masculinidad y finalmente me hice queer, porque me ofrece una herramienta de análisis mucho más multidisciplinar y porque creo que el factor diversidad es fundamental para estudiar las culturas humanas.

4-  ¿En qué se manifiestan los conceptos de la sociedad patriarcal?

Principalmente se manifiesta en el dolor de los rostros de las madres cuyas hijas son víctimas de la trata de esclavas sexuales, en los llantos de los bebés abandonados en China porque nacieron hembras, en el dolor de espalda de las mujeres que soportan la sobrecarga de trabajo remunerado y no remunerado al final de la noche. En la foto de grupo de alguna cumbre de políticos o grandes empresarios, donde apenas hay mujeres, o en la foto de los desplazados por las guerras, donde la mayoría son mujeres. En las nóminas de las empleadas domésticas, en las caras de terror de los niños cuyas madres son víctimas de la violencia por parte del marido, en los gritos de las niñas que sufren la ablación del clítoris a diario en muchos países del mundo.

5-   Y en la práctica, ¿cómo contribuimos las mujeres a que los criterios patriarcales continúen reproduciéndose?.

Las mujeres somos  las principales transmisoras del patriarcado. En casi todo el mundo los niños y las niñas son criados y educados por mujeres solas o grupos de mujeres. Las madres enseñan a las niñas las pautas básicas de supervivencia, y a los niños les enseñan a que sus necesidades serán atendidas siempre, primero por su madre y luego por su esposa. El resultado de esto es que muchos hombres carecen de la autonomía necesaria para vivir solos.

Las mujeres han sido tradicionalmente educadas para ser buenas esposas, y para educar pequeños reyes absolutistas y lindas criadas que a su vez eduquen a nuevas generaciones.

Además, igual que los  hombres abusan de sus privilegios de género, las mujeres también lo hacemos cuando echamos mano de estrategias pueriles o victimistas para conseguir lo que queremos.

Tendemos a infantilizarnos, a hacernos más vulnerables o desprotegidas, a emplear estrategias de guerra sucia para lograr nuestros objetivos. Interiorizamos el patriarcado, asumimos nuestra inferioridad, admiramos los valores masculinos, y renegamos de nuestra condición femenina cuando nos relacionamos con otras mujeres, porque nos han enseñado que las demás son nuestras enemigas. Así, en lugar de unirnos para luchar por nuestros derechos, permanecemos divididas, y a menudo solas, como la mayor parte de las protagonistas de las películas románticas. Solas somos más vulnerables, por eso es importante que tejamos redes de solidaridad y ayuda mutua entre mujeres.

6-  ¿Es necesario el feminismo?.

El feminismo es más necesario que nunca porque son millones las mujeres que sufren violencias y abusos de todo tipo. El día que las mujeres dejen de sufrir la ablación de sus genitales, la trata de esclavas sexuales, la violencia de género, las lapidaciones públicas, la miseria y la precariedad, el infanticidio femenino, entonces quizás podremos decir que el feminismo no es necesario.

Mientras tanto, las mujeres y los hombres tenemos que seguir luchando unidos para poder garantizar el acceso de todas las mujeres del mundo a sus derechos humanos fundamentales. Y no podremos parar hasta que haya una igualdad plena y completa, y hasta que las mujeres dejen de morir a diario a manos de sus asesinos.

El feminismo es tan necesario como otros movimientos sociales, del mismo modo que el ecologismo o el pacifismo. Ahora los feminismos están ampliando sus fronteras porque es necesario que los derechos de los que gozan las mujeres blancas de clase media en unos pocos países del mundo puedan extenderse a las mujeres transexuales, las mujeres afrodescendientes, las mujeres indígenas, las mujeres lesbianas, las mujeres pobres, las trabajadoras sexuales… en todo el mundo.

7-  ¿Cómo ves el tema de la violencia doméstica en América Latina?.  Algunas sentencias en Uruguay están hablando o introduciendo el termino feminicidio, pero aún en la mayoría de los casos se sigue usando el término homicidio.

Los jueces y las juezas de América Latina no pueden seguir ignorando este genocidio de mujeres. En México y Centroamérica está ya casi en los niveles del exterminio, es una verdadera tragedia humanitaria. Todos los días desaparecen mujeres o son asesinadas, y lo más terrible es que las defensoras de los derechos humanos también son asesinadas. Es un problema social gravísimo a nivel global, no sólo acá. Parece mentira que la gente se emocione más con el fútbol que con estas tragedias humanas que se producen a diario.

8-  Este año en Uruguay se aprobó la ley de matrimonio igualitario. ¿Cómo ves el proceso de incorporación de este tema en las agendas de los países latinoamericanos?.

Creo que en general se está avanzando mucho, cada día llegan buenas noticias en torno a este tema. Creo que es un gran paso pero los países no pueden limitarse sólo a aprobar la legalidad de la unión mientras sus políticos lanzan todo tipo de comentarios homófobos y machistas.

Para eliminar las fobias sociales que nos dividen, hay que trabajar no sólo los aspectos legales, sino también los culturales y emocionales. La homofobia y la transfobia matan, y hay que combatirlas con educación y cambios culturales, para que la gente aprecie las diferencias como parte de la diversidad.

Queda mucho por hacer, sin embargo. La gente que ama en clandestinidad está destinada al sufrimiento y hay que parar las olas de homofobia. El caso de Rusia, por ejemplo, es tremendo:  el Estado legitima la discriminación y la violencia contra gays, lesbianas, transexuales y fabrica odios para que la rabia y la frustración de las mayorías se dirijan contra las minorías más excluidas.

Es un mecanismo muy efectivo para distraer a la población de los problemas que realmente le afectan, y para canalizar toda la frustración de la gente para que se mantenga ocupada odiando a los homosexuales y no a los grupos de poder que empeoran nuestras condiciones de vida y de trabajo día a día. Creo que la comunidad internacional debería presionar más a este país y a otros en los que se mata a la gente por su orientación sexual o por su condición de género.

9-  ¿Cómo ves a tu España natal ahora que no vivís allí?

Lo que veo desde Costa Rica es que en mi país las cifras para sanidad o educación se van reduciendo cada vez más, pero las cifras de robo por parte de los políticos y sus familiares son exorbitantes. También impacta mucho el contraste entre las jubilaciones indecentes de los banqueros, y la cifra de gente que se suicida cuando se queda sin trabajo y sin casa. La reducción del presupuesto para cultura y educación contrasta mucho también con el aumento del presupuesto para armamento o para las Olimpiadas. El contraste entre las cifras de los recortes y las cifras del dinero que circula en sobres es demencial. No es sólo un tema de corrupción, sino de verdadero atraco a la población: se está produciendo un verdadero expolio de los bienes comunes que tanto nos costó construir. El imperio de la Iglesia Católica es tan excesivo, y su política ultraconservadora tan descarada, que atenta casi impunemente contra los derechos humanos fundamentales. Las más perjudicadas somos nosotras: nos han quitado el derecho al aborto y nos quieren en casa encerradas, para que no aumentemos las cifras de desempleados y exiliados económicos. La homofobia en España además es estatal: su objetivo durante años ha sido eliminar el matrimonio igualitario, aunque de momento parece que no pueden. Muchos de los avances en materia de igualdad se han venido abajo, y a quien más afectan los recortes de derechos y libertades es a las mujeres, en concreto,  las ancianas, que son las más perjudicadas por los atentados continuos a las pensiones y al sistema de salud pública.

La gente ya está pasando hambre. Sigo sin explicarme cómo no hay un estallido social que fuerce al gobierno a dimitir, pero también entiendo que los niveles de represión están aumentando de una forma brutal, en forma de multas, penas de cárcel y agresiones brutales. Resulta muy estremecedor que los responsables de la crisis y los corruptos están libres, y en cambio los activistas por los derechos humanos estén siendo castigados.

Lo único positivo que le veo a España es la gente que lucha por sobrevivir y que trabaja en colectivos para defender sus derechos y compartir recursos. Yo sigo mucho a esas mareas de colores que inundan las calles de gente protestando, y leo sobre las iniciativas locales para tejer redes feministas, espacios transgénero, espacios sociales liberados, cooperativas, huertos urbanos, bancos de tiempo, asambleas vecinales y redes de ayuda mutua. Muchos están aprovechando estas oportunidades para dejar de quejarnos encerrados en casa y buscar soluciones colectivas, y eso alivia la angustia.  De algún modo, saber que no estás solo o sola te hace sentir acompañado, te motiva, te estimula a trabajar por lo común. Tenemos que darnos cuenta todos de que sólo unidos podemos mejorar y cambiar las cosas.

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