Skip to content


La “donna” è una invenzione

E’ l’abstract dell’intervento che Nicla Vassallo farà a Sarzana, al Festival della mente. Buona lettura!

>>>^^^<<<

A cosa ci riferiamo con “la donna”? Con l’articolo determinativo, posto di fronte a “donna, vogliamo senz’altro indicare una donna assoluta. E dobbiamo ammettere che questa donna è un mera invenzione. Di comodo. Con “la donna” ci piacerebbe catturare l’unica donna – non certo una donna unica – una sorta di immutabile musa (madonna e/o maddalena che sia), catturare un’essenza femminile che dipingiamo a piacimento, dentro cui forzare a tutti ogni costo le troppe differenze e varietà tra donne, per negarle o renderle inspiegabili, in nome di questa nostra invenzione, con cui risulta facile, agevole, rapportarsi. Dovremmo piuttosto riconoscere, se non fosse altro per una questione di realismo, che la concezione stando a cui che tutte le donne debbano presentare similarità essenziali, debbano aspirare e incarnarsi ne la-donna-invenzione, assolve il solo compito di indurre, o meglio costringere, gli esseri umani ad agire, muoversi, interagire, oltre che a pensare, in determinati modi, finendo col legittimare determinate pratiche e delegittimarne altre. Per quando assurdo appaia, la donna-invenzione si situa alla base dell’attuale “raunch culture”, ricolma di oscenità e volgarità, di donne (e uomini) che considerano la sessualità femminile priva di effettiva creatività, e in funzione dell’approvazione, dell’appagamento, della gratificazione maschili, approvazione, appagamento e gratificazione che giungono nel modo in cui le donne si  fanno carico del modello de la-donna-invenzione a loro imposto. Di fatto, ancor oggi, limitandoci anche solo ai paesi occidentali, rispetto agli uomini, a causa de la-donna-invenzione, alle donne vengano assegnati ruoli sociali e sessuali prefissati, le donne debbano rispettare certe norme comportamentali, le loro caratteristiche, non solo fisiche, ma pure psicologiche, oltre che (non è superfluo) di dress-code, debbano risultare femminili, banalmente uniformi, sulla scia della femminilità de la-donna-invenzione. Senza singolare creatività. Donna quest’ultima su cui, seppur se inventata, o forse proprio per questa ragione, si è innestato il dualismo uomo/donna, con l’uomo mascolino, razionale, attivo, culturale, oggettivo, posto in un ordine simbolico superiore, e la donna femminea, irrazionale, passiva, naturale, soggettiva, posta in un ordine simbolico inferiore. A testimoniarlo, tristemente ancor oggi, è il Global Gender Gap 2012 del World Economic Forum in cui il nostro paese (tanto per fare un esempio) viene classificato all’ottantesimo posto, preceduto da Cipro, Perù, Botswana, Brunei, Honduras, Repubblica Ceca, Kenya, Repubblica Slovacca e Cina.

Occorre chiederci se si dà qualcosa di “femminile”, in contrapposizione al “maschile”, che vada oltre la diversità dell’apparato riproduttivo, oltre il sesso di appartenenza – sempre che la categoria “sesso” abbia un qualche valore significativo. Ricordandoci, inoltre, che non vi è solo quest’appartenenza. Ognuno di noi, difatti, ha pure una storia personale, un’apparenza etnica e a una classe socio-economica, ha preferenza sessuale, possiede una certa istruzione e un patrimonio di conoscenze, ha optato (o no) per una qualche religione, ha un’età, ed esperisce tutto ciò in modalità peculiari alla propria identità personale. Se la donna è un’invenzione, le tante donne, che alla donna-invenzione non si adeguano, nel tentativo si esplorare e vivere la propria singolarità, ci restituiscono una ricchezza, che, tuttavia siamo ancora lungi da vedersi concretizza, sui tanti piani in cui questa ricchezza sarebbe capace di rivelarsi ed esprimersi. Perché chi non di adegua alla donna-invenzione non viene considerata una “vera” donna, cosicché la ricchezza della sua singolarità non gode del pieno apprezzamento e della meritata valorizzazione.

Posted in Critica femminista, Iniziative, R-esistenze, Scritti critici.


2 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

Continuing the Discussion

  1. Il diritto “naturale” delle madri e gli uteri in affitto – Al di là del Buco linked to this post on Agosto 26, 2013

    […] un attaccamento con la prole partorita. Non riterrei quelle donne prive di donnità perché la donnità, a mio avviso, non esiste neppure. Non mi lascerei sollecitare da chi esige la viva partecipazione del femminismo ovunque si […]

  2. Sovradeterminazione e colonizzazione come pratiche “femministe”? – Al di là del Buco linked to this post on Agosto 21, 2013

    […] donna” mutuata dalle norme maschili alla quale risponde La Vassallo che giustamente dice “la donna è un’invenzione”) è diventata colonizzazione di un pensiero donnesco, da parte di quelle che si intendono tutte […]