Letta, in pieno meeting di Cl, dice che esisterebbero dei “professionisti del conflitto”. Non si rende conto forse che il professionismo è tipico di chi il conflitto politico lo rimuove. C’è un professionismo della demonizzazione del conflitto. Della criminalizzazione del dissenso. Della cancellazione revisionista delle differenze. Altro che “professionisti del conflitto” come dunque dice #Letta. Il conflitto è necessario, indispensabile, vitale, del fare politica e rimuoverlo fa male alla democrazia e stabilisce che sia giusto e corretto che vi sia una linea unica, pensiero unico, unica lettura delle questioni e unica soluzione.
Dalle mie parti quando si impone un governo dalle “larghe intese”, più comunemente detto inciucio, e si delegittima il conflitto per orientare verso una “unità” che non è neppure celebrata sui contenuti e gli obiettivi ma sul perennemente evocato “senso di responsabilità”, per un non meglio precisato “bene del Paese”, questa cosa qui si chiama in un modo preciso. Lascio a voi dire quale. Io mi limito a “tifareasteroide” assieme ai cento autori/autrici che hanno dato vita all’e-book scaricabile a partire dal sito dei Wu Ming.
Suggerirei anche la lettura dell’intervista ai Wu Ming “Sinistra è riconoscere il conflitto”. Ricominciare dal conflitto, così come scrivono loro. Aggiungo che è necessario farlo anche nel mondo dei “femminismi”. L’idea che bisogna stare tutte “unite” in virtù dell’esser donne è ipocrita ed è funzionale alla totale cancellazione di una serie di obiettivi e propositi che includono la lotta di classe, la differenza di identità politica e di genere che contemplino anche sfere che a certe normalizzatrici del femminismo tendenzialmente omo/transfobiche non vanno bene. Il femminismo viene oramai troppo spesso usato come mezzo per delegittimare il conflitto sociale, necessario, fondamentale.
E’ invece indispensabile tornare alla lotta di classe per esercitare anche un punto di vista di genere. Il mio punto di vista di genere e non quello di una che non ha la più pallida idea di quale sia il mio disagio personale, collettivo…