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#Coconuda: campagna antiviolenza a tutela della regina (sexy) del focolare!

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Da Abbatto i Muri:

E dopo la campagna Yamamay ecco quella di Coconuda (dalla pagina fb dell’azienda). La violenza sulle donne come brand, con un messaggio, anche in questo caso, che non rappresenta le donne, la capacità delle donne di risolversi, rinascere, autodeterminarsi. Non c’è forza. Al massimo una lacrima e una posa glamour. A lei spetta il ruolo della reginetta di non so cosa, simbolicamente forse la regina del focolare? la regina tra le regine? solita retorica sulle donne che stanno a regnare sul nulla? ma in ogni caso lei ha una lacrima, una posa stanca ed è a lui che si lascia il compito di dire basta. Lui ha lo sguardo diretto, la faccia arrabbiata, lui paternalista che parla al posto della donna.

C’è dunque una rigida divisione di ruoli per generi e una sostituzione di voci. C’è lui che tutela lei. E dopo la campagna Yamamay direi che davvero non c’è fine al peggio. L’unica cosa positiva di questa campagna? Che si veda che lei ha un corpo sessuato e sensuale. Nel senso che arrapa pure con la lacrima, corona e tutto e con quel corpo voglio vedere se non accorrono a migliaia a dire “basta”. A chi è rivolto dunque il messaggio? Credo sia rivolto agli uomini. Una così avete da proteggerla e non da picchiarla. E se è rivolta agli uomini si intende che se una non li arrapa allora potete anche fregarvene, più o meno. Non so. Mi vengono in mente tanti pensieri e nessuno di questi è positivo. Di certo la violenza non si risolve riproponendo una dose così massiccia di stereotipi sessisti. Perché #iomisalvodasola e il liberal/capitalismo deve uscire fuori dal mio corpo (che abbia subìto violenza o meno…). Ho torto?

Ditemi voi che ne pensate.

Quello che avevo scritto sulla campagna Yamamay sta QUI e QUI.

—>>>Possibile decostruzione, ribaltamento e sovversione di questo messaggio da “fiaba moderna” etero-normativa da affidare all’arte di una che segua le orme di Dina Goldstein. Il principe azzurro non esiste. Men che meno esistono le principesse. Quell’uomo ricavi la sua identità autodeterminata non sulla mia pelle e sfuggendo alla dicotomia tutore (paternalista) o carnefice. Per quel che mi/ci riguarda sarebbe ottimo fosse possibile autorappresentarci senza contorni fiabeschi perché siamo umane, imperfette, autoironiche e facciamo pure le puzze e i rutti in quantità…

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Posted in Comunicazione, Critica femminista, Pensatoio, R-esistenze, Sessismo.