Da Abbatto i Muri:
Culturalmente parlando. Se dici che una donna è un po’ malata, che è patologicamente sbagliata, da aggiustare, da correggere e moralizzare, al massimo da tutelare come soggetto debole, la rendi oggetto di disegni che programmano per lei ruoli e funzioni, cambiamenti e collocazioni sociali.
Prevaricare l’autodeterminazione delle donne, qualunque sia la loro scelta, oggettivare un corpo e una persona è il modo più semplice per ritenerla una “cosa”, di proprietà, nella propria disponibilità, e dunque avere il diritto di legiferare per imporle loro una morale, una educazione precisa, una prospettiva di servizio in termini di ruoli di cura e di riproduzione.
Lo stesso vale per gay, lesbiche, trans. Se prima di vedere le persone tu vedi l’errore, se non riconosci la loro scelta se non come subordinata, collocabile, incastrabile nella tua cultura, se immagini che l’unico modo che essi hanno di r-esistere è nella patologia che tu gli assegni, affinché essi decidano, per forza di cose, se normalizzare e ridimensionare le proprie pretese e se invece non lo fanno sarà peggio per loro, quello che fai è immaginare che costoro siano oggetti prima che soggetti, offesi nella propria libertà di scelta, di quando tutelare tradizioni, convenzioni sociali, diventa più importante della stessa vita umana di chi ti sta di fronte e dice “io sono gay e voglio spazio, vita, respiro anche per me…“.
Se sei un uomo o donna e ogni tanto pensi di subire un pestaggio morale perché ti imputano ruoli che non ti appartengono, perché demonizzano la tua figura, perché di fondo immagini che qualcuno voglia poi correggerti e rifarti a propria immagine e somiglianza come è possibile che tu non capisca che prendere un gay e accomodarlo nell’angolino di esistenza che gli hai destinato è ingiusto e disumano?
Come si può discutere in termini libertari, per esempio, quando ragioni di ingiuste pretese di aggiustamento dei ruoli e delle funzioni delle donne e degli uomini (etero) e poi destinare un gay, una lesbica, una trans ad una cura varia ed eventuale che innanzitutto dice che essi sono sbagliati, sbagliati solo per te?
Non vale neppure il ragionamento cristianamente intriso di buone intenzioni che dice che gay è brutto, mica perché dà fastidio a te ma perché, povero lui, vivrà le pene dell’inferno e per il suo bene sarebbe ottimo evitargliele a partire dalla negazione di quel che vuole essere.
Ed è una bella scusa, per davvero: è come dire che desiderare di voler fare sesso, per le donne, auspicando piacere e orgasmi espone a insulti, violenze da parte di chi non è pront@ in questo senso. Se quel che sono induce altri/e a farmi male non sono io che dovrò nascondermi o negar me stess@ ma sono gli altri a dover cambiare.
Perché il mio orgasmo non mette in crisi la libertà sessuale degli individui più di quanto l’amore per una persona dello stesso sesso non mette in pericolo le tradizioni etero.
Cambiare non significa che tu devi diventare come lui, come quell’altro, come chi non ti somiglia. Significa che ci deve essere posto anche per loro a questo mondo, come deve esserci posto per chiunque, senza che vi sia nessun@ che pretenda di normare, moralizzare, dominare le scelte altrui secondo il proprio metro e la propria dimensione.
Se tu vuoi sposarti con una donna (e viceversa) e fare consensualmente 100 figli, nessuno te lo impedisce. E quando dici che ammettere la legittimità dell’esistenza gay vorrebbe dire alimentare una specie di eterofobia racconti il falso, ché non esiste una fobia per gli etero, dominanti, quando piuttosto sei tu che imponi a chi non è come te quel che dovrebbe essere.
Ed è lo stesso criterio di dominio che imponi anche con quelli che sono stranieri. Tu dici, generalmente, va bene che arrivino i migranti ma devono rispettare le nostre leggi, la nostra religione e la nostra cultura. E quel che fai, nel frattempo, è creare recinti, ghetti e speciali campi di concentramento in cui queste persone possono certo lavorare, e non è neppure detto, pagare tasse, affitti, finanziare il sistema sanitario nazionale, l’istruzione pubblica dei tuoi figli, tutte le spese che lo Stato destina alla tua vita di perfetto etero, con la tua famiglia etero, e le tue tradizioni etero, possono pagare perfino per finanziare enti che per tradizione e culto gli sputano addosso continuamente, possono consumare, arricchire il mercato economico e quindi alimentare il commercio e se hai un’impresa renderti anche ricco, ma non possono esigere diritti che riconoscano i loro desideri e le loro esigenze.
Se quel che credi più adeguato per le persone gay, lesbiche e trans è un regime di apartheid dove quel che immagini, al pari dei ragionamenti della Lega, è che gli stranieri che muoiono a frotte nel mediterraneo, sfuggiti a guerre, miserie e carestie, sarebbero barbari alla conquista dei nostri territori al punto da colonizzarci, così come i gay sarebbero quelli che alla fine vorrebbero dominare il mondo e cambiarlo impedendo a te di scegliere di vivere nella maniera che poi preferisci, hai senza dubbio mangiato molto pesante, sei nel mezzo di incubi e una brutta digestione e nel tuo disegno di catastrofe mondiale derivante dal fatto che domani non potrai più insultare un gay, pena la tua libertà di opinione, ti sei dimenticato che quel che tu chiami obbligo per “natura” è in realtà “cultura”.
La natura ci ha dato un corpo e non ci ha imposto di devolverlo solo in una certa direzione. L’omofobia, la transfobia, sono brutte cose perché negano possibilità di esistenza a persone che hanno tutto il diritto di esistere. Si tratta di diritti, aria, vita e non di sciocchezzuole, vizi e capricci da bambini, con tutto il rispetto per i bambini.
Quel ragazzo suicidato perché preso in giro da altra gente omofoba, non aveva niente di sbagliato. Scorretta, cattiva, perfida è la gente che lo ha fatto sentire talmente di merda da indurlo a metter fine alla propria vita. E se alla gente perfida che induce un ragazzino a suicidarsi tutto quel che sai dire è che la loro è sana libertà di opinione, se non sei dispost@ a ragionare di un progresso culturale, che prevenga, costruisca altre positive relazioni, se non riesci a immaginare che domani dovrà essere possibile organizzare una convivenza pacifica e diversa tra tutti gli esseri viventi del pianeta, allora stai comunque coccolando taluni, per te necessari, livelli di oppressione. E dove c’è oppressione per qualcun@ non c’è libertà neppure per te. Dove c’è oppressione sei tu che hai deciso qual è il tuo ruolo e non puoi imputare ad altri/e il difetto di avertelo attribuito.
L’idea che per salvaguardare la propria libertà bisogna diventare oppressori di altri esseri umani è autoritaria. Il nostro mondo sarà senza dubbio migliore quando ciascun@ si riterrà liber@ se tutti sono liberi. Tutti e tutte. Nessun@ esclus@.