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Di carcere, stalking e propaganda sulla pelle delle vittime di violenza

Da Abbatto i Muri:

No, i denunciati per stalking non finiranno in carcere prima di un processo e questo circo estivo celebrato sulla pelle delle donne vittime di violenza e che ragiona di decreto svuota carceri come del momento in cui si ripristinerebbe il senso di giustizia (giustizialista) di varie destre (quelle che sfruttano il panico morale esasperato sulle questioni di violenza sulle donne) è veramente osceno.

Prima vi hanno detto che il decreto svuota carceri dava agli stalker la possibilità di stare fuori dalla galera. Si parlava di custodia cautelare, la carcerazione preventiva, quella assegnata in caso di estremissima pericolosità a mafiosi e terroristi e che viene assegnata ai poveri, migranti per lo più, sepolti vivi in carcere in attesa di un processo, poi rimessi in libertà per limiti di tempo che la custodia cautelare ha.

Ora vi dicono che grazie alla destra (lega o fratelli d’italia) la custodia cautelare può essere riassegnata anche ai denunciati per stalking (ovvero a chi è denunciato per reati che prevedono pene fino ai 4 anni) e stanno lì a fare finta che le donne così saranno tutte protette.

Come ho già scritto QUI per risolvere la violenza di genere e per disinnescarla in fase di stalking la galera non serve.

Il carcere è la soluzione sbandierata da chi tipicamente alimenta paure e poi vi offre un rassicurante palliativo per dirvi che c’è lo sceriffo in città e che voi potrete dormire sonni tranquilli. Chi rivendica politiche e soluzioni autoritarie, accettate e anzi auspicate da talune femministe che quando si parla di violenza sulle donne diventano più forcaiole, giustizialiste e destrorse della stessa destra, in realtà legittima strumenti di controllo sociale. Gli stessi strumenti poi utilizzati per rinchiuderci dentro militanti #NoTav (per esempio) e migranti rei del solo fatto di essere migranti.

La custodia cautelare in carcere comunque, secondo le norme vigenti, non può essere assegnata a chi non ha commesso un reato grave e dunque non è detto che il giudice ritenga di doverla assegnare all’accusato di stalking mentre istruisce un processo.

Ma il punto è che di tutto ciò si parla senza sapere niente. Cos’è la custodia cautelare?

In Italia è consentita la carcerazione preventiva solo in tre casi, cioè pericolo di fuga e conseguente sottrazione al processo ed alla eventuale pena, pericolo di reiterazione del reato e pericolo di turbamento delle indagini.

Diversamente la custodia cautelare si realizza con il divieto di espatrio, l’obbligo di presentarsi ogni giorno presso un ufficio della polizia giudiziaria, l’allontanamento dalla casa familiare, il divieto o l’obbligo di dimora in un determinato posto, gli arresti domiciliari. Salvo l’ultima opzione poi chi è in custodia cautelare, e dunque in attesa di processo, può circolare liberamente tenendo conto delle restrizioni descritte.

Tutto ciò non accade all’infinito perché ci sono i termini di custodia da rispettare. Dunque se il processo non si celebra entro i termini stabiliti la persona accusata smette di essere in custodia. Inoltre c’è da dire che il tempo della custodia assegnata ai domiciliari o in galera viene sottratto al tempo della pena attribuita dalla sentenza. Perciò se la persona viene condannata a due anni di galera e ne ha già trascorsi più della metà in custodia preventiva, tolti quegli anni, sommato il fatto che se è una persona incensurata, se patteggia, e insomma con tutte le specifiche del caso, quella persona al massimo si becca qualche mese di condizionale e la storia finisce lì.

Dunque la questione si ripropone. Che vi piaccia o meno non potete chiudere in galera a vita una persona che ha scontato la sua pena sulla base del sospetto che compirà qualcosa di più grave. Perciò le soluzioni serie da adottare sono preventive e sono veramente altre.

In ogni caso vale la pena fare una sintesi del punto in cui è arrivata la discussione attuale a proposito di violenza sulle donne.

Secondo alcuni/e  dovrebbero essere autorizzate leggi che richiedono l’uso delatorio della segnalazione anonima per denunciare un familiare o un vicino di casa sospetto di aver compiuto abusi (la denuncia d’ufficio). A chiedere che le donne siano private del diritto a decidere per se’ se utilizzare lo strumento della denuncia o meno sono ministri di centro destra (Alfano), donne e uomini che si occupano di violenza sulle donne da una prospettiva totalmente autoritaria.

Si immagina di stabilire che gli accusati, poi, non possano godere di alcun diritto o garanzia e dunque dovrebbero essere incarcerati in custodia cautelare a lungo termine, ben oltre la scadenza dei termini prevista, in una situazione di giustizia sospesa, e se non è possibile mandarli in carcere allora si immagina di tenerli chiusi in casa costantemente monitorati con un bracciale elettronico (disse la Cancellieri) che impedirebbe loro ogni spostamento.

Così nel frattempo le donne possono serenamente occuparsi dei propri ruoli di cura, badare a figli e parenti, senza interferenze e diffidando di qualunque figura maschile della società che non sia un tutore, paternalista, un membro delle forze dell’ordine il quale non ha alcun problema a darti della bugiarda se l’accusi di violenza (vedi il caso di Marta).

Infine il punto chiave che culturalmente viene imposto è quello di un uomo che è da diffidare di per se’ perché pericoloso socialmente in quanto uomo e dunque si immagina di voler togliere di mezzo un accusato, che sia processato, condannato o meno, e sigillarlo in una stanza per il resto dei suoi giorni.

Di fatto, si confida sempre nella soluzione proposta e prevista dalla legge salvo quando il processo proclama l’innocenza dell’accusato e allora si introduce il sospetto che il processo sia viziato e che l’uomo comunque sia colpevole a prescindere. Ovvero: basta che vi sia una accusa e quell’uomo, che venga condannato o meno, sarà comunque e sempre considerato colpevole.

Perciò in un futuro immaginario è questo il mondo che si prospetterebbe nel caso in cui queste proposte fossero accolte. Ovvero un mondo in cui l’unica forma di prevenzione per risolvere la violenza sulle donne è l’arresto, il carcere, preventivo. Siamo a Minority Report. Ovvero siamo al momento in cui vieni arrestat@ e condannat@ sulla base dell’intenzione.

E dato che, come dicevo in un altro post, la legge non viaggia a compartimenti stagni, e quel che si stabilisce in giurisprudenza vale un po’ per tutti/e, domani vedremo anche persone in galera per l’intenzione di scendere in piazza e rivendicare dei diritti. Vedremo tanta gente criminalizzata per il sospetto che abbia avuto pensieri impuri nei confronti dell’universo mondo.

Perché la questione della violenza sulle donne non è slegata dal resto ed è bene che questa cosa la registriate e ve ne ricordiate sempre.

Tu che sei antiautoritari@, compagn@, di sinistra, femminista, garantista, anarchic@, che vai a fare le manifestazioni in piazza per tante buone ragioni, mi spieghi, davvero, come fai a diventare il/la peggiore dei/delle giustizialist* quando si parla di soluzioni contro la violenza sulle donne?

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Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Critica femminista, Pensatoio, R-esistenze.