Da Abbatto i Muri:
L’ultima ordinanza a Rho, Milano, alla quale risponde il Centro sociale Sos Fornace – No Expo 2015 con una azione della quale si racconta in basso. Ma andiamo con ordine.
Voi sapete quanto io sia critica rispetto alla modalità con la quale viene trattato il problema della violenza sulle donne. Un po’ fascista, neocolonialista, per donne imprigionate in ruoli di madre, italiana, moglie, da “tutelare” affinché siano restituite alla cura, per straniere la cui unica chance di essere narrate è quella di ragazze che “volevano vestire all’occidentale”. Di violenza sulle sex workers, trans, migranti, persone uccise in altre situazioni, dove ci sono scelte autodeterminate, dove lo stigma pesa enormemente e le istituzioni, anzi, contribuiscono a marginalizzare e rendere ricattabili persone che altrimenti potrebbero avere certamente maggiori garanzie, non si parla. Lo scarso o nullo entusiasmo con il quale la manifestazione contro la violenza sulle sex workers indetta per domani a Roma è stata accolta dalle varie Snoq & simili dice veramente tutto. La divisione tra donne perbene e donne permale esiste eccome. Esiste prima ed esiste anche dopo che le donne vengono uccise…
Perché le sex workers a certe persone piace presentarle solo come vittime/vittimizzate e giusto quando si autorganizzano, prendono parola e si raccontano, decidono le parole d’ordine della propria lotta, dunque vengono ignorate.
Le Snoq & simili e suoi opposti speculari (Ferrara & simili) sanno utilizzare le prostitute solo per renderle funzionali alle loro campagne pro o contro qualcun@. Di quel che vivono non gliene importa nulla, in fondo.
Lo dice il fatto che tante parole si spendono per raccontare di un politico con “cattive abitudini” e nulla poi si dice quando vengono ammazzate, come fu per Brenda, trans sex worker brutalmente uccisa.
Lo sguardo concesso alle sex workers è quello di assimilarle ingiustamente alle vittime di tratta (vanno distinte le vittime di sfruttamento da quelle che fanno il mestiere per scelta) per cui, come dice il comunicato di ICRSE a proposito della giornata di mobilitazione internazionale di domani e dell’assassinio che riguarda Petite Jasmine:
“La Svezia, con la sua reputazione di parità di genere, governo trasparente e rispetto delle minoranze, è nota anche per il passaggio della legge del 1999 che criminalizza i clienti delle prostitute. Nel considerare tutte le sex workers come vittime e tutti i clienti come abusanti, lo stato svedese nega il ruolo attivo delle donne che vendono servizi sessuali. Questo approccio paternalistico, aggressivamente propinato ad altri paesi come “protezione per le donne”, ha effettivamente portato ad un atteggiamento che infantilizza le donne e scredita le loro scelte ed esperienze, e ha portato alla violazione dei diritti umani delle donne. Le donne classificate come sex workers sono considerate madri non idonee e vedono i loro bambini portati via da loro con la forza, viene negato loro il diritto all’alloggio, e vengono ignorate come vittime di falsa coscienza e di violenza maschile, un approccio che nega radicalmente il loro ruolo attivo e l’articolazione delle proprie esperienze.“
Ecco, di questi approcci e stigmi in Italia, se ne possono contare tanti. A cominciare dalle ordinanze, tantissime, a cura di sindaci di destra e centro sinitra, contro le sex workers che non smettono. Non smettono mai.
L’ultima a Rho contro la quale il Centro sociale Sos Fornace – No Expo 2015 ha fatto e raccontato una azione.
Ecco quel che dicono:
Expo 2015 “indecoroso”: l’ordinanza anti-prostituzione va ritirata
Lucciole splendono nella notte
Rho, 18 luglio 2013. Questa notte abbiamo preso parola contro la recente “Ordinanza anti-prostituzione” firmata dal sindaco Romano dando visibilità nello spazio urbano del centro cittadino a figure di sex-workers che reclamano libertà e diritti contro criminalizzazione, repressione e sfruttamento.
Oggetto dell’azione comunicativa la già citata ordinanza 106 “…per prevenire e contrastare gravi pericoli per comportamenti connessi all’esercizio della prostituzione…” che rimarrà in vigore nel territorio di Rho fino al 31 ottobre 2013.
Expo 2015 sta arrivando
La prima ordinanza anti-prostituzione, emanata dall’ex sindaco ciellino di Rho Zucchetti, risale a 5 anni fa (ordinanza n. 267/2008) e fu seguita, coerentemente con l’impianto securitario allora in voga, da un’ordinanza anti-accattonaggio. Sullo sfondo di queste vicende (tra le quali inseriamo a pieno titolo gli sgomberi della comunità rom dal Campo di via Sesia e quello della Fornace da via San Martino) ci furono gli accordi di programma su Expo 2015 e area ex Alfa Romeo, il cui iter sarebbe iniziato di lì a poco, e la discussione sul Piano di Governo del Territorio, poi ritirato per uno scandalo relativo al cambio di destinazione d’uso dei terreni agricoli dello stesso sindaco.
Interventi funzionali quindi a ripulire la città per agevolare i processi di trasformazione in chiave Expo 2015. Zucchetti aveva fatto buona parte del lavoro sgomberando tutti gli insediamenti rom e Romano, non diversamente da quell’impostazione, continua a espellere chi non è giudicato consono a vivere nella luccicante città vetrina di Expo 2015, che siano sex worker, rom, precari o squatters.
Da Zucchetti a Romano
La scintillante città vetrina di Expo 2015 rimane, anche nella Rho di Romano, lo sfondo ideale di ordinanze dall’impianto securitario e repressivo come la n.106 recentemente adottata sul territorio di Rho.
A fronte della complessità socio-antropologica del fenomeno prostituzione messa in luce anche dalla recente letteratura femminista, l’ordinanza Romano sacrifica ogni ulteriore ragionamento sul tavolo del “decoro urbano” puntando tutto sulla criminalizzazione della pratica e conseguente repressione attraverso un impianto sanzionatorio abbastanza blando.
L’impianto è talmente debole da far pensare a stringenti necessità di far cassa con multe ai clienti tranquillizzando nel contempo la cittadinanza più retriva: come tutti possiamo facilmente prevedere, infatti, non sarà certo questa ordinanza a far sparire le “meretrici” – come le chiama pudicamente il testo dell’ordinanza – dalla strada. Va da sè, inoltre, che la città vetrina di Expo 2015 ne risulterà mondata solo in superficie, non intaccandone l’anima noir del rapporto tra politica, crimine e appalti nè i suoi frutti bacati fatti di debito, cemento e precarietà.
Verrebbe infatti da chiedersi chi mettono in pericolo le ragazze di via dei Fontanili e Pantanedo se non una mentalità benpensante e sessuofoba e una pubblica decenza intrisa di moralismo bigotto. Solo da questo punto di vista esse rappresentano un pericolo per il decoro urbano e minacciano la scintillante immagine di città-vetrina di Expo 2015 su cui sono diretti i riflettori ma che continua a nascondere infinite zone d’ombra.
Ogni altro ragionamento è travolto dall’impianto dell’ordinanza che tira dritto su traiettorie esistenziali e biografie di vita imboccando di gran carriera la strada della repressione: non abbiamo ricette preconfezionate su una materia talmente complessa, ma certamente siamo dalla parte delle lavoratrici del sesso e sosteniamo i loro percorsi di autodeterminazione, tifando rivolta contro ogni sfruttatore, nella certezza che debba esser riconosciuto a tutt* il diritto di usare il proprio corpo come meglio si crede. L’attività delle sex worker e lo sfruttamento della prostituzione meritano due trattamenti differenti che non possono essere semplificati e criminalizzati sotto il comune cappello di prostituzione né esser trattati indistintamente come pura questione di ordine pubblico. Basta colpevoli e vittime, le sex-worker hanno bisogno di diritti. Per questo, per dare anche spazio a una presa di parola dei soggetti direttamente interessati, vogliamo che l’ordinanza anti-prostituzione venga ritirata immediatamente e che l’esercizio della prostituzione non costituisca un ulteriore motivo di persecuzione delle migranti e dei migranti sul nostro territorio.
Centro sociale Sos Fornace – No Expo 2015
sosfornace@inventati.org
—>>>#StigmaKills: Roma, 19 Luglio, ombrelli rossi in lutto contro la violenza sulle #sexworkers
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