Da Abbatto i Muri:
Ecco da quali culture arriva e quali sensibilità intercetta l’aggravante per femminicidio. Securitarismi. Donnismi. Repressione che non serve a niente invece che prevenzione e cultura. Bella pensata davvero il “carcere duro” per i cadaveri, giacché la maggior parte degli uomini che uccidono le donne poi si suicidano. Poi vorrei capire: se in una coppia lesbica un@ dei due uccide l’altr@, così come è successo, tocca l’aggravante oppure no? Se viene uccisa una trans che si fa? L’aggravante vale tenendo conto del sesso delle vittime o di quello di chi uccide?
Il Ddl presentato da Mussolini e altri/e spiega esattamente in che contesto si inserisce questa modalità di approcciare la questione. Dopodiché, mi raccomando, continuate a concepire un welfare che condanna la donna solo ai ruoli di cura mantenendola in stato di dipendenza economica per mancanza di reddito e possibilità di realizzare la propria autonomia. Poi continuate a partecipare ai family day e alle marce per la vita e quando si parla di donne limitate nella scelta di prodursi o riprodursi quando preferiscono, limitate sempre nella loro autodeterminazione quando scelgono di vivere una sessualità non etero, limitate nella scelta di migrare, votate sempre contro.
Così come per la Convenzione di Istanbul siamo ai provvedimenti di facciata che nulla risolvono e che affrontano il problema nella maniera più autoritaria, inefficace e sbagliata che ci sia.
Allo stato attuale sappiamo che l’antiviolenza istituzionale normalizza la lotta contro la violenza affinchè tutto resti così com’è. Sappiamo che l’antiviolenza di Stato dice di difendere le donne ma ne reprime l’autodeterminazione.
Sappiamo che qualunque discorso esca fuori da questo coro conservatore di gente che esalta i ruoli delle donne come cultura patriarcale vuole viene bollato come “sbagliato”.
Che questa storia del Femminicidio viene usata anche come arma di distrazione di massa oltre che come brand per acquisire consenso elettorale (salviamo le “nostre” donne… e diamo una passata di pulito sul “governo”… yeah!).
Che la parola Femminicidio, riferita alle donne in quanto etero, utero, mamme, spose, italiane o aspiranti tali (con carico neocoloniale di retorica su quelle che volevano vestire all’occidentale), è sbagliata per tante ragioni, una tra tutte perché piace alla Mussolini, alla Binetti, alla Bianchi, ovvero quelle che arricciano il naso quando si parla di Violenza di Genere che è un concetto che riguarda le violenze che conseguono all’attribuzione di ruolo di genere a tutto tondo, includendo gay, lesbiche, trans.
Che prima di fare qualunque legge bisognerebbe, come pure è stato detto, istituire l’osservatorio perché senza dati ufficiali da analizzare hai poco da continuare a dire che muore una donna ogni tre giorni di femminicidio (non tutte le donne uccise sono vittime di femminicidio perché lo sono quelle che muoiono uccise per possesso, perché considerate di proprietà, per il ruolo di genere ad esse attribuito), primo perché non è vero e secondo perché il punto non è che muoiano 120 o 70 donne all’anno. Il punto è che la cultura che caratterizza quei delitti non la contrasti con campagne di quel genere né con paternalismi istituzionali.
D’altronde ce lo hanno detto le compagne di altri paesi che le leggi sul Femminicidio servono solo a legittimare paternalismi, maschilismi e patriarcati. Magari ascoltarle ci farebbe bene.
Ps: a proposito di paternalismi (l’allenza tra paternalisti, patriarcati e donne di destra è prassi) ecco Alfano che dopo aver tirato fuori storie assurde su braccialetti elettronici ora già che c’è mischia il femminicidio con la lotta al cybercrime. E il nuovo capo della polizia che dichiara: “il femminicidio che è la nuova piaga della criminalità moderna (…). Io credo che combattere questa sia la sfida della Polizia“. Nuova piaga?!? Sfida della Polizia? Ci toccano pure i rambo per rinsaldare l’autostima delle istituzioni patriarcali in frantumi… Iniziare a non manganellare la gente, donne incluse, nelle piazze sarebbe già un primo passo, no?