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#VogliamoStudiDiGenere: il Corso presso l’Università della Calabria riapre o no?

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Il corso di Studi Di Genere condotto da Laura Corradi presso l’Università della Calabria è stato cancellato. L’appello fatto affinché fosse ripristinato ha ottenuto quasi 800 firme provenienti da tutto il mondo accademico internazionale, da tanti studenti e studentesse e tantissime persone che si occupano di questioni di genere oltre che da cittadini e cittadine preoccupati del fatto che in Italia le questioni di genere appaiano sempre superflue al netto della spesa quando c’è da tagliare costi presso gli atenei. Il sapere e il pensiero critico delle donne viene considerato marginale, se ne può fare a meno, decenni di riflessione politica, filosofica, economica, storica, e di ogni altro tipo a cura delle donne in tutta Italia subisce più o meno lo stesso trattamento: viene archiviata, congelata, bistrattata, esclusa, razionalizzata, accorpata, e per questo abbiamo sollecitato un censimento per capire quanti e quali corsi esistono, pochissimi, e quanti e quali sono stati tagliati. [Se vuoi approfondire leggi QUI, QUI]

Dalla stessa Calabria arrivano voci abbastanza contraddittorie. Da un lato si denuncia esattamente quanto noi affermiamo dall’altro si minimizza e c’è chi comunica che dopotutto un Women’s Studies esiste già e il fatto che venga cancellato un corso di Studi di Genere non comporterebbe poi nulla di così grave.

Infine l’Università si esprime con un comunicato in cui si afferma che la cancellazione del corso in realtà sarebbe “presunta”, che di questa decisione la Dottoressa Corradi sarebbe stata informata e che basterebbe richiedere la ridefinizione dell’offerta didattica perché tutto torni a posto. Così almeno ci pare di capire.

Delle diatribe locali noi, dunque, prendiamo atto e senza parteggiare per nessuna “verità” attendiamo con estremo interesse i risultati dell’interrogazione parlamentare che esplorerebbero i dettagli di questa cancellazione, nelle modalità, nei tempi, e nelle eventuali opportunità di ripristino.

Lungi da noi voler dare della Università una immagine negativa, chiariamo che mai siamo state contattate dalle donne dei Women’s Studies, quasi che fosse una battaglia per schieramenti contrapposti e non una lotta da farsi in direzione di un intento comune. Sia chiaro che la nostra iniziativa non voleva affatto essere lesiva nei loro confronti. Perciò siamo veramente stupite che non ci abbiano segnalato il proprio intervento, perché lo avremmo pubblicato molto volentieri.

Noi siamo militanti, non ci intendiamo di linguaggi accademici, se dal basso parte una lotta la supportiamo. Siamo legate ad una idealità di principi per cui poco ci importa perfino di essere citate se concorriamo ad un buon risultato. Tutto quel che facciamo, senza mai sovradeterminare, è mettere a disposizione una risorsa collettiva, uno strumento di lotta, questo bene comune, uno spazio virtuale e una energia nel rintracciare consenso e nel diffondere quanto ci affidate, ritenendo, in assoluta buona fede, che non possa esserci nessuno a dispiacersi quando si rivendica un po’ di attenzione per gli Studi di Genere che tanto sono bistrattati in Italia. Perdonateci perciò la nostra incapacità di mediazione a livelli un po’ più istituzionali che poco ci appartengono. Perdonateci anche l’incapacità di leggere tra le righe comunicazioni criptiche in cui non si coglie bene quale sia il nocciolo del problema.

La domanda che in termini militanti poniamo perciò è:

– il corso di studi di genere condotto da Laura Corradi è stato cancellato?

Perché lei dice di si. Sul comunicato dell’Università invece si parla di “presunta” cancellazione.

– il gruppo delle Women’s Studies locale, che immaginiamo dispiaciuto di una eventuale cancellazione del corso, si attiverà affinché sia ripristinato così come dice nel suo comunicato [cit: “Come Centro ci impegneremo nel promuovere il ripristino di corsi non più attivati (a partire dalla prossima programmazione didattica), nel rafforzamento dei corsi esistenti, nell’ampliamento dell’offerta formativa su tematiche di genere in altri corsi di laurea.]? Possiamo contare sul loro sostegno per fare in modo che emerga forte e chiara la denuncia in cui a ragione si dichiara che gli Studi di Genere in Italia sono marginalizzati?

– l’Università della Calabria, al netto della vicenda, può dirci oggi se il corso potrà esistere oppure no? Darà una risposta alle studentesse che lo richiedono?

A noi, che siamo assolutamente disponibili ad ospitare qui qualunque replica e l’intervento di chiunque, senza pregiudizio o avversione per nessun@, e alle tante persone che hanno firmato l’appello penso interessi questo. Crediamo che le tante figure accademiche che hanno firmato da tutto il mondo non si appassionino molto a tutto il resto.

Tuttavia ne informiamo chi ci segue e ha firmato. Perciò vi invitiamo a leggere il Comunicato dell’Università, di cui riportiamo uno stralcio, e poi riportiamo una comunicazione di bilancio che la professoressa Laura Corradi ci ha inviato per informarci di quello che oggi avviene.

“Come dipartimento di Scienze Politiche e Sociali desideriamo chiarire la spiacevole situazione che si è venuta a creare rispetto all’insegnamento di Studi di genere, tenuto dalla dott.ssa Corradi presso l’ex facoltà di Scienze politiche, circa la “presunta” cancellazione del corso, intorno a cui è stata costruita una “cattiva” informazione che ci lascia sconcertati.
Rispetto a quanto è stato diffuso su alcune testate nazionali che hanno fra l’altro dato vita a una petizione via web, desideriamo precisare quanto segue:

L’elaborazione dei nuovi  ordinamenti didattici e dei manifesti degli studi, in ottemperanza alle recenti riforme universitarie, hanno messo in discussione gli assetti precedenti, richiedendo una ridefinizione dell’offerta didattica. La discussione di questi nuovi percorsi ha visto coinvolta l’ex facoltà di Scienze politiche nel corso del 2011 e in particolare nel consiglio di facoltà del 9 giugno (Adeguamento degli Ordinamenti Didattici dei corsi di studio ai rilievi del CUN) e del 21 luglio 2011 (approvazione del manifesti degli studi 2011/12). I verbali riportano la presenza della dottoressa Corradi in questi consigli e un voto di approvazione all’unanimità.”

Il comunicato intero potete leggerlo QUI.

Laura Corradi, da noi informata circa l’esistenza di un comunicato dell’Unical, invece ci scrive che:

“Vi scrivo per valutare gli esiti della petizione finora raggiunti e per quanto riguarda il comunicato del mio Dipartimento a proposito della soppressione del mio corso. Credo che la vostra iniziativa di raccolta di firme sia stata positiva, anche se per il momento non ha ottenuto l’esito sperato di stimolare un ripensamento nella direzione di un ripristino del corso di ‘Studi di Genere’. Le reazioni di solidarietà sono state molteplici ed hanno messo in evidenza che esiste un trend nazionale verso la cancellazione dei corsi che riguardano le donne e le diversità, che sarebbe giustificato dalla necessità di operare tagli dell’offerta formativa. In questi giorni si è creato un vero e proprio movimento per la difesa degli ‘studi di genere’.
Ci sono state anche espressioni di solidarietà tiepide o generiche, che ci dovrebbero far riflettere collettivamente e serenamente su percorsi istituzionali e relazioni di potere fra donne – affinché le nostre differenze non divengano un fattore di vulnerabilità ma un elemento di confronto e crescita. Lunedì 22 aprile le firme sono state consegnate sia al Rettore che al Direttore del mio Dipartimento – ma in un clima che non ha consentito una discussione pacata di quanto accaduto – ovvero la cancellazione del mio corso ed anche il fatto che io non ne fossi a conoscenza.  Non
mi è stato dato diritto di parola – perché il punto non era in discussione all’ordine del giorno – e nemmeno facoltà di replica a quanto veniva detto, e che riguardava la questione. Il consiglio si è concluso senza che vi fosse la menzione di un documento a nome del Dipartimento – che non ho nemmeno ricevuto per via istituzionale, ma solo da voi poco fa.
Il comunicato del mio Dipartimento, nei toni e nei contenuti, sembra andare in direzione opposta ad una rinegoziazione, ad un accordo – e me ne dispiace.
Per quanto riguarda le questioni formali: ribadisco che non ero a conoscenza del fatto che oltre due anni fa (il 15 febbraio 2011) mentre ero assente giustificata per motivi di ricerca, si siano decise le sorti di uno dei miei corsi, ovvero ‘Studi di Genere’. Argomento, quello della soppressione, che è stato dibattuto in un paio di occasioni, anche con toni accaldati, ma senza che alla fine vi fosse un processo decisionale in mia presenza. Mentre nei documenti che mi sono stati inviati dalla presidenza risultavo assente giustificata, ricompare la mia firma di presenza alcuni mesi più tardi durante le riunioni estive di giugno e luglio, quando si trattava di licenziare il manifesto degli studi. Qui c’è stato un mio errore – dovuto alla routine ma anche ad una imperdonabile fiducia nei confronti dell’istituzione – riguardo la firma che ci viene richiesta alla fine di ogni anno accademico per pubblicare l’offerta formativa per gli/le studenti degli anni successivi, e che concerne tutti i corsi di laurea. Non ho controllato, così come non controllo le date quando firmo, per pura buona fede: non avrei mai pensato che dai documenti di tale offerta formativa era stato tolto il mio corso, senza che mi fosse comunicata la decisione, senza che ne fossi informata almeno verbalmente. In inglese lo chiamano uninformed consent (consenso non informato).
Quindi non c’è stata alcuna votazione (tanto meno ‘unanime’) riguardo la cancellazione del mio corso. E non vi è traccia di tale votazione nei verbali, né potrebbe esservi, poiché è ovvio che avrei votato NO anche da sola, alla soppressione di ‘Studi di Genere’. Sulla correttezza o meno delle procedure decisionali, così come sul fatto stesso della cancellazione (non ‘presunta’ come dice il comunicato, ma reale) di ‘studi di genere’ che il prossimo anno non verrà attivato – è stata depositata una interrogazione parlamentare che farà chiarezza sulle questioni relative alla trasparenza ma soprattutto alla pertinenza – ovvero se era davvero necessario chiudere questo corso e mantenere, tanto per dire, ‘famiglia e mutamento’. Vi ringrazio per il sostegno e resto fiduciosa nell’evolversi della situazione. Laura Corradi”

Noi, promotrici dell’appello, firmatarie, intenzionate ad accogliere l’intervento di ogni persona che denuncia la marginalizzazione degli Studi di Genere in Italia, attendiamo risposte. Grazie!

Per comunicare con noi:

Scrivi a vogliamostudidigenere@grrlz.net

Per leggere le Adesioni clicca QUI.

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