Da Abbatto i Muri:
Sono quelli/e che quando un governo di una nazione non gli sta più bene inventano il mostro o fingono di scorgerlo per la prima volta dopo che l’hanno rifocillato e supportato per anni ché gli teneva a posto le truppe e poi, in culo alla sovranità nazionale e all’autodeterminazione dei popoli, si mettono a bombardare facendo a pezzi uomini, donne e bambini/e, per poi piazzare, a guerra finita, un governo fantoccio, controllato dai colonizzatori, e un esercito in ronda perenne a sorvegliare ogni forma possibile di dissenso e di modalità critica.
Femminismo a Sud nasce indipendente da FikaSiculianità indipendenti. Nessun@ ha mai avuto da ridire fino a che parlava la lingua che interpretava il pensiero femminista dominante, salvo prendersi perenni cazziatoni perchè era discola e criticamente svettava in avanti mettendo in dubbio cose che non potevano essere rimesse in discussione.
Gli autoritarismi interni al femminismo, perfino nei mondi antagonisti, i rigidi separatismi, la totale assenza di rispetto per i punti di vista differenti, le reazioni velenose ad ogni critica politica, le aggressioni personali quando non c’erano argomenti per colpirmi/ci, malumori disseminati e gossip, tanto gossip, per questo strumento mediatico incontrollabile che non si lasciava usare salvo partecipare a cose in cui credeva.
E’ stato faticoso investire intelligenza, creatività e lucidità politica per regalare strumenti e accompagnare nella crescita tante persone che in Femminismo a Sud non hanno trovato un luogo qualsiasi ma una casa dove ricevevano calore e ascolto qualunque cosa dicessero a partire da se’. Gli scontri avvenivano in relazione agli irrigidimenti identitari e lì c’era la tentazione di pensare a FaS come un luogo da controllare e dirigere a seconda delle esigenze di quello o del tal’altro gruppo. Io non l’ho mai permesso. Ho reagito a qualunque forzatura, da qualunque parte arrivasse. Giacché ordinare, imporre, censurare, non lasciarmi modo di determinare le mie azioni e le mie scelte, forzarmi è sempre stato l’unico modo per attivarmi zone critiche che mi consentono di guardare le cose per ciò che sono. Perché disobbedire all’autoritarismo, di qualunque genere, è la mia principale pratica politica.
FaS doveva restare un luogo libero, in cui qualunque critica fosse ben accetta purché non seguisse la china dell’attacco personale e dell’insulto. Così FaS ha raccontato storie, le ha ascoltate, dal personale al politico, storie di ogni tipo e a partire da qualunque genere di persona.
Fino a che quelle storie rispettavano i plot nella narrazione dominante nessuno se ne lamentava. Nessuno ha indagato per scoprire quanti orgasmi, con chi scopiamo e con quale periodicità ci masturbiamo (con gusto).
Fino a che dei testi che venivano prodotti si servivano persone che strumentalmente usavano la nostra passione politica per dare fiato alla propria ideologia, al proprio integralismo, a volte ai propri interessi e business, nessun@ ha avuto nulla da ridire.
Fintanto che veniva detto che il rispetto dei femminismi era una cosa essenziale per favorire un dialogo tra tutte, andava tutto bene, perché quel rispetto dei femminismi era ed è sempre stato a partire da FaS perché nei miei, nostri, confronti, invece, non è mai esistito.
Quando FaS ha preso a definirsi con più forza come fenomeno a parte, come voce politica sempre più autonoma e collaudata, a creare perfino iniziative concrete oltre che le tante campagne di comunicazione politica negli anni portate avanti, allora è diventato a tutti gli effetti un “altro” femminismo con il quale bisognava fare i conti.
Dunque da lì è partita la sete di controllo e il bisogno di demolirci e personalmente avrei continuato ad usare toni meno rigidi e a tenere aperta una dialettica con gli altri femminismi, inclusi quelli autoritari, se non fosse che loro hanno deciso di fottere me e FaS perché non seguiamo più un copione imposto, perché le idee originate da FaS sono diventate scomode e perché io, penna utile a tante per tanti anni, cecchina inconsapevole, in nome e per conto di chi mandava segnalazioni e ingaggi e di chi non si voleva esporre (ma faceva esporre me) per non inimicarsi la persona o la femminista tal dei tali che poteva tornarle sempre utile, di chi spesso mi scambiava per una giustiziera del web alla quale mandare dossier autoprodotti contro qualche persona da fottere (così come ora fanno con me) salvo sentirsi opporre un rifiuto perché a calunniare la gente non sono mai stata disponibile e perché di far diventare FaS un luogo/gogna privo di critica politica sostanziale non ho mai avuto voglia, perché io, dunque, che ho sempre avuto simpatia per chi viene demonizzat@ (figurati quanto amo me stessa in codesto momento 😀), ho mandato a quel paese quel che era e ho stabilito che parlo con chi rispetta anche la mia diversità e non con chi mi vuole solo al suo servizio.
E mentre c’è chi mi vuole proprio fare male dal punto di vista personale a me interessa ragionare ancora di politica. Analizzando gli ultimi avvenimenti.
Nei mesi passati a parte Snoq, abbiamo avuto Paestum e il Feminist Blog Camp.
Snoq è arrabbiata a bestia con FaS perché non gliene abbiamo fatta passare una. Fino all’ultimo loro supporto politico e alla legittimazione pubblica che hanno dato a Torino alla Ministra Fornero. Perché non ci vuole molto a rilevare le loro enormi contraddizioni.
Poi ci sono state donne che non sono esattamente Snoq ma hanno tanto Snoqqismo inside e che a Paestum hanno dato voce al femminismo “storico”, così l’hanno chiamato, dove i temi essenziali erano le quote rosa, il 50/50, la rappresentanza istituzionale e le prossime future elezioni, perché lo sappiamo, io lo so, che andate a parare lì.
Al Feminist Blog Camp, tra le tante cose belle successe, ho assistito alla reale difficoltà di far parlare tra loro femminismi diversi perché gli irrigidimenti erano tanti e tali che era impossibile perfino mettersi d’accordo su cose che dovrebbero essere scontate. E’ chiaro che ciascuna può avere ed ha una diversa idea delle cose ma quello che ho notato e che manca di una riflessione a posteriori che mi appresto a fare, è che le pressioni di quel femminismo atroce che i collettivi si trovano attorno, quello con cui hanno l’obbligo di avere a che fare perché sennò non hai l’uso delle case, dei luoghi, dei ripostigli, della carta igienica, delle pagine di un media, dei cinque minuti di intervento presso le accademiche che ti portano appresso come fossi un cane per dimostrare che loro alle giovani le ascoltano, quello con cui “devi” fare rete perché escluderlo significa che ti invisibilizzano o ti scatenano contro ogni media nel quale sono egemoniche e onnipresenti, averci le pressioni di quel femminismo lì che ha rigenerato in quest’ultimo periodo un lessico insidioso e terribile che parla di donne sante e materne, del partorire nazioni e dell’avvolgersi nel tricolore, del coprirsi il culo perché turba grandi e piccini, della “dignità” delle donne intesa in senso moralista, delle aggravanti e dei securitarismi richiamati in proposte di legge terribili e inefficaci sul piano pratico, avercele attorno, quelle lì, ha comunque, volente o nolente, prodotto una ulteriore frammentazione tra i femminismi non egemonici.
Pensate a quello che è successo con i partiti. Quelli maggioritari hanno assimilato e normalizzato e imposto una linea egemonica e quel che non riescono ad assimilare lo distruggono, impongono soglie al 4% e usano giustizialismi, repressione e criminalizzazione per fare fuori aree che non riescono comunque proprio a controllare. E i partiti che restano fuori da quel 4% si stanno massacrando dall’interno.
Il movimento post G8 è stato massacrato da questo schema. E quel che resta o resiste perde sempre più consensi perché perde spazio, lucidità e fondamentalmente penso abbia paura. E’ terrore puro. Di perdere il proprio micropotere, di favorire una rigenerazione di contenuti, di fare spazio ad una nuova generazione di politici/che che sappiano dire cose differenti, di cambiare linguaggi, mettere in discussione pratiche, copioni preconfezionati.
Invece ci si affida, giusto in queste fasi di perdita di senso, per debolezza, credo, per grande fragilità, perché ci si sente accerchiate/i, e ci si affida dunque agli schemi rigidi dai quali non si vuole proprio uscire. Così Al Fem Blog Camp e anche dopo ho visto troppa difficoltà a ragionare di corpi di donne e del loro uso, di prostituzione e autodeterminazione, di sessualità e piacere intimo, di lotta contro la violenza sulle donne declinata senza normare in senso moralista quella lotta. La Slut Walk in Italia non si fa perché ci sono gruppi che non la vogliono fare ed è questa la verità. Perché su FaS la Slut Walk (virtuale) si fa continuamente a partire dalle tante campagne in cui abbiamo messo in gioco i corpi (Una tetta per la vita e #Body liberation Front e Corpi liberati contro la violenza sulle donne, tante per dirne alcune) e non è necessariamente vero che siamo tutti/e d’accordo. Semplicemente si tenta di resistere alla intrusione e al controllo dall’esterno e di resistere al fatto che c’è chi esige che anche tra noi, perfino tra noi nel collettivo, che è un luogo di ricerca politica fatto di diversità e non di militanza tout court, vi sia uno scontro tra irrigidimenti identitari che non esistono.
Dividi et impera è il motto di chi vuole dominarti e dirigerti, se non ti posso assimilare e controllare ti distruggo, ed è quello che stanno facendo a FaS. Ma è anche quello che stanno facendo ai movimenti in generale. L’unico che ancora resiste, nella diversità di pratiche e certe volte di vedute, dandosi volta per volta degli obiettivi sui quali puntare, è il movimento #NoTav.
Quante volte hanno provato a spaccarli? Quante volte hanno provato a dire che tra loro i black bloc dovevano sparire? Come hanno risposto loro? Siamo tutti black bloc. Ed è così che funziona su FaS. Per fortuna, accidenti, nonostante tutto, nonostante il fatto che esiste chi mi vuole morta e chi vuole fare sparire FaS, noi siamo sempre noi e siamo tutte/i FikeSicule.
Ps: Vi avevo detto che uno dei miei principali detrattori e diffamatori ha votato Bersani alle primarie? Avrei dovuto capirlo dallo stile ma devo dirvelo così sapete a chi avete dato l’okay per sganciare missili in questa guerra “giusta” e “umanitaria” contro di me e sapete chi vi pianterà la sua bandierina sul culo dopo che gli avrete permesso di togliermi legittimità e parola.
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