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Depravata a chi? riflessioni su sadomaso e retorica della violenza

Pubblichiamo un interessantissimo post di VaviRiot del blog Sopravvivere non mi basta con alcune sue considerazioni su libertà sessuale, nodi e sadomaso.

Buona lettura!

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Sulla libertà sessuale mi sono già espressa, ma partendo proprio da quella concezione e aggiungendo le riflessioni sui desideri normalizzati* di lafra, volevo parlarvi della mia presunta depravazione. Quando si parla di libertà non si è mai molto chiari, perché se da un lato tutt@ ci dichiariamo per una sessualità libera (intendo i/le compagn@), poi dall’altro, quando si accennano certe pratiche, alcun@ storco il naso e non è raro che ci scappi un’offesa.

Di cosa sto parlando? Nel mio caso di sadomaso, o meglio di alcuni aspetti di esso. Il mondo del sadomasochismo è molto complesso e sinceramente non mi sento in grado di potervelo descrivere, posso solo invitarti a guardarlo in modo diverso e ad abbandonare i pregiudizi che lo accompagnano.

Cosa mi piace di questo mondo? Mi piacciono i nodi, i giochi di ruolo in cui è presente l’aspetto della dominazione e la creatività. Per i nodi ho davvero una passione, perché per me non servono solo per bloccare le parti del corpo ma hanno anche una loro estetica. Penso a quelli di Dolcissima bastarda e a quanto sia bello ed eccitante guardarli. Io non sono molto brava nel riprodurre, anche solo i nodi più basilari, quindi per il momento il livello estetico dei miei nodi è pari a uno (fatemi essere buona XD) ma ho intenzione di migliorare.

Per quanto riguarda invece i giochi di ruolo e la creatività, penso alla possibilità di creare una scena o situazione in cui ci sono padroni e schiavi, maestri e alunni, uomini e cani, mucce ed ect (animali interpretati da uomini) che si mettono d’accordo per un’ora o poco più di divertimento e sesso. Vedo già le facce violacee di qualcun@. Conoscendo già molte delle domande che mi potrebbero esser poste, perché mi è già capitato di affrontare tale argomento, cercherò di spiegarvi alcune cose.

Partiamo da ciò che scandalizza di più, la dominazione o meglio eccitarsi perché si è dominati. Da donna, femminista e per giunta anarchica, odio e disdegno ogni forma di potere e quindi di dominazione, “ma allora”, mi si potrebbe chiedere, “perché lo ricerchi nel sesso?” Questa è una delle domande più frequenti che mi vengono poste insieme all’accusa di “alimentare il modello che vede la donna sottomessa, e quindi esser complice delle violenze da lei scaturite”. Un pugno nello stomaco, non c’è che dire.

Eppure quello di cui mi si accusa non coincide con la realtà. Paragonare un gioco* ad una violenza sistemica a me appare scorretto. Innanzitutto perché la violenza di genere, come tutte le altre violenze, si definisce tale proprio perché è subita, in questo caso dalle donne. Subire vuol dire che ti è stato imposto, ovvero che il tuo parere non è mai stato chiesto, men che meno il tuo consenso. Invece di consenso è fatta la dominazione nei giochi di ruolo, dove chi sottomette e chi viene sottomesso si mettono d’accordo su tutto ed escogitano anche una parola che interrompe il gioco. A tal proposito mi preme ricordare che i ruoli non sono statici e chi una volta è stato schiav@ può benissimo esser padrone in quella successiva, dato che il gioco e le sue regole si ridiscutono ogni volta. Io ho provato entrambe i ruoli, ma preferisco il ruolo di sottomessa, perchè sono pigra e perchè mi eccito di più. Mi piace l’idea di potermi lasciar andare anche se è fittizia, dato che so bene cosa accadrà e come si svolgerà, ma questa illusione per un’oretta si può anche prender per buona.

Nei rapporti di dominazione nulla dunque è lasciato al caso e ogni aspetto è discusso tra tutti i partecipanti. Tutt@ devono esser d’accordo e solo quando ciò avviene si può iniziare. Inoltre, come ho già detto, viene scelta una parola che, una volta pronunciata, pone fine al gioco. Nella vita reale non solo le donne non sono consenzienti, altrimenti non si parlerebbe di violenza, ma per loro non basta una parola come “stop” per dare fine ai tormenti. Sfortunatamente non esistono parole d’ordine che ti salvano dalle botte, da uno stupro, da continue umiliazioni o da un tentativo di femminicidio. L’unica soluzione è rivolgersi ad un centro antiviolenza o chiamare il 1522.

Una altro aspetto che può far comprendere la differenza tra dominazione per gioco ed effettiva è a livello psicologico. Quando si interpretano giochi di dominazione il piacere è condiviso da tutt@: chi è sottomesso come chi sottomette hanno chiaro che si stanno dando piacere a vicenda. Nelle situazioni di violenza reali il “piacere” è solo del violento che sottomette, umilia, stupra, uccide la donna per chissà quale senso di onnipotenza.

Infine c’è un elemento, che per me è tra i più importanti, e che è la fine del gioco. Un gioco ha un inizio e una fine e, quando questa arriva, non ci sono più né schiavi né padroni, ma solo persone che se la sono goduta. Una volta uscita da quel gioco io non sono proprietà di nessun@ e se volete saperlo non lo sono neanche durante il gioco, perché sempre e solo io decido a chi darmi, per quanto concedermi e come farlo.

La scelta del o dei partner non è una cosa da sottovalutare. Personalmente mi devo fidare ciecamente e per farlo o si è Compagn@ con la c maiuscola o nada. Preferisco a quel punto una scopata “tradizionale”. Non potrei mai mettere in scena i miei desideri e le mie fantasie con qualcuno che non le rispetti e non mi rispetti.

Per il momento le persone con cui le ho condivise, che non sono tante, anzi, sono state tutti Compagni (con donne non mi è ancora capitato) che rinnegano la figura del maschio e stanno intraprendendo percorsi per reinventarsi e liberarsi da tutti quei ruoli che la società gli impone. Sono persone che mai e poi mai mi considererebbero una proprietà privata e mai godrebbero nel commettere violenza reale su qualcun@. Sapere queste cose per me è molto importante, perché se mi devo affidare, anche solo per un’ora, devo poterlo fare in tutta tranquillità e con la certezza che quella persona sa che è un gioco e che tale rimane.

Non so se vi ho chiarito qualche dubbio o ve ne ho fatti nasce di molti altr@, ma sappiate che il mio intento non era quello di convertirvi al sadomasochismo, ma bensì di portarvi quella che è la mia esperienza e il mio punto di vista, e soprattutto provare a scardinare quei pregiudizi che portano tante persone a considerarci dei depravat@.
Un tempo si diceva: fuori i preti dalle mutande… ma questo per me vale anche per tutt@ gli/le altr@.

Note

* Nel post si fa riferimento anche alle fantasie attorno allo stupro. A quello che viene già detto voglio solo aggiungere che, anche in questo caso, a mio avviso, vale ciò che ho detto per il sadomasochismo. Lo stupro è una violenza perché non c’è consensualità, elemento invece indispensabile quando si decide di inscenarlo. Nel gioco c’è la consapevolezza e la consensualità di tutt@, ergo mi sembrerebbe paradossale accusare le donne, che hanno queste fantasie, di esser delle depravate e per di più esser complici di istigazione allo stupro. Chi stupra lo fa perché deve porre il proprio dominio sull’altr@ e per tale motivo non può esserci consensualità dato che il suo “piacere” nasce dal dolore della vittima, dalla consapevolezza di procurarle violenza e dolore. Contrariamente nel gioco non c’è violenza, chi interpreta lo stupratore si eccita perché sa che anche l’altr@ lo è, il suo piacere è legato al quello del/lla partner, cresce e si alimenta con il suo.

p.s. le fantasie, per me, non possono essere giudicate né messe sotto torchio come sempre più spesso accade. Pensare che una fantasia sia lesiva nei confronti di un intero genere e che alimenti chissà quali modelli maschilisti lo trovo allucinante. Le fantasie sono  tali perché appartengono alla mente e non sempre vogliono esser realizzate. A volte il loro potere sta proprio nel rimanere semplici fantasie. Vi faccio un esempio, a me ingoiare lo sperma non piace, mi disgusta, quindi non l’ho mai fatto ne mai lo farò, ma nelle mie fantasie questo elemento è abbastanza presente. Non so il perché e sinceramente non credo bisogna razionalizzare ogni cosa, quindi accetto che le fantasie siano una cosa e le scelte sessuali che compiano un’altra e che, anche quando queste due convergano, la messa in scena delle fantasie non può mai e poi mai essere accomunata a violenze reali e devastanti. trovo questo parallelismo irrispettoso non solo nei confronti di chi realizza alcune sue fantasie ma anche di tutte le vittime di reali violenze.

* Per gioco intendo quello adulto non paragonabile a quello imposto ai bambin@, che ha un carattere puramente dis-educativo e normativo. La differenza sta nella consapevolezza. I giochi tra adulti permettono di affrontare qualunque situazione con la consapevolezza che si tratta di un gioco e che quindi quei ruoli sono fittizi come la violenza simulata, perché essendo consensuale non può essere definita violenza. Attraverso il gioco dunque non passa alcun messaggio lesivo per alcun genere. Per i/le bambin@ invece non c’è consapevolezza nello scegliere determinati giochi, vedete la divisione dei giocattoli nei negozi, la scelta dei cartoni per maschi e femmine o la scelta dei colori ed ect. Tutto questo, come sappiamo, non è casuale ma ha un intento normalizzante, cioè attraverso tutti questi elementi si tende ad insegnare ai/lle bambin@ che esiste una reale e netta separazione tra i generi e che questi sono solo due.

Posted in Affetti liberi, Corpi, Critica femminista, Disertori, Personale/Politico.

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