Skip to content


Divieto di transito #3: Mayday, mayday, che cazzo è la mascolinità?

Den with dysphoria

Da Effettofarfalla:

“Insomma, poi che hai fatto, alla manifestazione ci sei andata..ops…andato. Quando sarai più mascolino non mi sbaglierò più..” “Ah.”

Ho i capelli corti, che da qualche tempo sto facendo un pochino ricrescere, perché voglio innalzarmi sulla testa una cresta almeno una volta in vita mia, di quelle tutte colorate, di quelle che vai in giro di notte per strada e non ti serve la giacchetta catarinfrangente. Una felpa, dei jeans. Delle scarpe col buco, perché soldi per comprarne di nuove, usate o non, non ce ne sono. E sono un femminista, o qualsiasi altra cosa – la questione sul “termine da usare” è sempre aperta, ma non importa moltissimo, ai nomi preferisco la sostanza. Cosa significa mascolino? E se non sono mascolino sono femminile? E che vuol dire femminile?
Non ne ho idea, ma sento comunque la necessità di dar loro significati altri.

Mi si chiede com’è essere disforici. Che ne so, è soggettivo. La mia sensazione è di essere un claustrofobico appena uscito dall’armadio in cui è rimasto chiuso per anni: finalmente riesci a dare un nome alle tue ansie, ai tuoi desideri e al tuo essere altro. Esci, ed è tutto molto scintillante, ma anche pieno di miserie, e la mia necessità di essere riconosciuto per ciò che sono va a cozzare violentemente con la mia sete di libertà dai ruoli, dagli stereotipi, anche dai generi stessi.

Da una parte la felicità incontenibile di sentirmi dare del lui, sentirmi parlare al maschile, “passare” per ragazzo, e dall’altra tutte le novità di questa situazione. È particolarmente strano e sono costretto a rivedere una serie di atteggiamenti. Adesso di notte alla stazione ci sono molti meno rompiovaie, dell’automatico rispetto in più, svariate cose che mi fanno orrore. Il mio modo di fare, il mio essere continuamente guerrigliero e infervorato, la maniera in cui mi pongo e quella in cui vengo percepito. Adesso, se la sera accidentalmente percorro una strada e davanti a me c’è una tizia, quella si piglia un infarto. Quando vedo un gesto o un discorso sessista in corso, l’istinto mi fa intervenire, e subito dopo mi sento uno stronzo paternalista che parla al posto delle donne, per le donne. Porca miseria.

E poi c’è la polizia dell’identità. Quella che ieri misurava i centrimetri delle gonne assieme ai nazisti, osserva ogni tua azione per dichiarare se la violenza è legittima o no, e così via. Io non transiziono per diventare uomo, ma per diventare me stesso, e non me ne importa un fico secco se l’uncinetto sembra poco virile. Gradisco sia il calcio che i minipony, se per te è un problema, ricoverati. Se non fai questo non sei uomo, se non fai quell’altro nemmeno, e chi se ne frega…in fare ciò che faccio mi sento libero, mi sento io. Non ho bisogno di un’esistenza da passare a masturbarmi col riot porn delle sommosse greche, spagnole, sempre altrove e mai qui. La mia soddisfazione erotica e anarchica la trovo quando partecipo attivamente alle lotte non quando le vedo fare, è più forte di me; e di tutto il fomento che dopo pochissimo è già frustrazione, me ne faccio ben poco.

Va a finire che chiunque tu sia, devi essere vittima di qualcosa, in modo che arrivi papà capitalismo e con un buffetto sulla guancia ti dica: “Ciao figliolo, sono diventato un tantinello più progressista, e questo mio progressismo nei tuoi confronti lo paga sulla sua pelle qualche altro miliardo di umani o di non-umani, di cui tu te ne sbatterai, perché sei ancorato alle lotte di categoria, e non alla liberazione di tutte e tutti..” e se vivi le tue sofferenze, i conflitti dentro di te e al di fuori di te, in maniera libera, critica, autodeterminata, fuori dal dogma, sei fuori. Non mi dispiace essere fuori.

Sembra idiota unirsi ad un esercito per disertare.
Tuttavia, è stato necessario.

Posted in AntiAutoritarismi, Disertori.

Tagged with , , , .


7 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. frantic says

    @aria.d non solo non contraddico quanto dici, ma c’è scritto addirittura il contrario. qualcuna qui s’è aggiudicata il premio disattenzione&puntigliosità 2012 😉

  2. aria.d says

    prova a leggere questo tread: http://mirellaizzo.blogspot.it/2012/02/io-transgender.html
    è possibile accettarsi o accettare di intraprendere un lungo percorso di transizione senza per questo inevitabilmente “cozzare violentemente con la mia sete di libertà dai ruoli, dagli stereotipi, anche dai generi stessi.”

  3. eretica says

    Sono d’accordo. E’ un post meraviglioso e tu sei straordinario.
    :***

  4. frantic says

    @mocho, ho come l’impressione che ci si incontrerà di sicuro 😉 e grazie per le bellissime parole.

  5. mocho says

    @frantic
    Hai veramente una capoccia gigantesca, sei la dimostrazione che non devono sempre i vecchi a pensare e i giovani ad agire. Sei un pischello e hai un capoccione davvero potente!

    Comunque, il tuo discorso mi interessa molto, è vero siamo gay lesbiche etero trans, ma comunque cerchiamo degli standard, un corpo definito, depilato o che assomiglia agli stereotipi di genere che già esistono…
    Riuscire a superare tutto questo è davvero una rivoluzione, non sono chiacchiere!
    Spero di incontrarti di persona, sei un grande!

  6. frantic says

    thanks! ❤❤❤❤

  7. lafra says

    questo post è fantastico. tu sei fantastico.
    con rabbia e amore (quelle non mancano mai per fortuna)