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Causa della morte: Donna

Barbara, sulla nostra mailing list, ci segnala un interessante sito (grazie!): www.causeofdeathwoman.com

un rapporto investigativo della violenza sulle donne in 10 paesi del mondo.

Il sito, in inglese, narra le storie di diverse donne sopravvissute alla violenza (e anche, purtroppo, di alcune tra coloro che non ce l’hanno fatta) e di quelle persone/organizzazioni che con il proprio operato stanno sforzandosi di cambiare questo stato di cose. Tra i vari paesi presi in esame non risulta l’Italia, ma tutto quello che viene narrato nelle storie di queste donne potrebbe essere tranquillamente successo qui da noi… la mentalità che sottende a questi crimini rimane sempre la medesima in tutti i luoghi del mondo, la convinzione  – spesso sottaciuta ma ben introiettata, e non solo dai perpetratori della violenza – che alla fine sia quasi un ordine naturale delle cose quello che permette agli uomini di abusare fisicamente e psicologicamente delle donne, che le donne vittime di violenza in qualche modo ‘se la siano cercata’… tutto questo tra il silenzio dei vicini, l’indifferenza dei membri delle forze dell’ordine, la complicità dei parenti, il terrore delle/dei figli*. Le donne, troppe donne, sono lasciate sole ad affrontare la violenza, e quando cercano aiuto arrivano a sentirsi rispondere, come in questo illeggibile articolo , persino di ‘sopportare’.

‘Consigli’ del genere davvero non si possono più sentire: le donne non sono nate per soffrire, per subire, per servire… le donne non sono nate per morire, proprio per mano di chi dice di amarle. Ieri si è celebrata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne… ma noi non abbiamo bisogno di un giorno di attenzione e 364 di indifferenza. Abbiamo bisogno di un cambiamento culturale, qui ed ora, e la prima cosa che possiamo fare è quella di parlarne, con le altre donne e con gli uomini disponibili al dialogo e all’ascolto, rompere i muri di omertà, chiedere a gran voce e lottare per la nostra indipendenza economica ed esistenziale, indispensabile per fuggire da chi ci vuole tenere nel ruolo di schiave, di subalterne… e soprattutto mai, mai credere a chi ci dice che ‘ce lo siamo meritate’, che ‘così vanno le cose’ o infamità del genere!

Non una di più, né oggi, né mai!

Posted in Comunicazione, Omicidi sociali, R-esistenze, Storie violente, Vedere.

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One Response

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  1. gabriella says

    Sono storie agghiaccianti.
    Il fatto che molti uomini stiano prendendo coscienza mi fa ben sperare. Purtroppo però ancora molte donne sono succubi di un pensiero che vuole la donna sottomessa. Troppe madri educano le figlie al silenzio e guardano male chi ha il coraggio di dire basta.
    Il primo cambiamento deve arrivare prima di tutto dalle donne. Non mi stancherò mai di dirlo. La sorellanza, la solidarietà, fare muro contro la violenza, proteggere le più deboli. Questo dobbiamo insegnare alle nuove generazioni.