E’ passata quasi una settimana dalle prime cariche avvenute dinanzi l’Ikea di Piacenza e quindi reputiamo utile provare a fare un sunto di ciò che è avvenuto. Il 2 novembre i lavoratori del Consorzio Gestione Servizi (CGS), supportati dal S.I. Cobas, dai lavoratori della TNT e della GLS e dalla rete di sostegno ai lavoratori della logistica, si danno appuntamento fuori i cancelli dello stabilimento dell’impresa svedese per protestare e chiedere l’applicazione ed il rispetto del Contratto Nazionale; il rispetto delle norme di sicurezza; l’allontanamento dei capi-reparto che non rispettano gli operai; la cancellazione dei provvedimenti disciplinari ed il reintegro dei lavoratori sospesi. Come forma di protesta gli operai decidono di bloccare la movimentazione delle merci, presidiando i cancelli.
Dalle notizie qui riportate leggiamo che gli operai “dal 17 ottobre sono in mobilitazione. Hanno scioperato contro paghe miserrime e per una più equa distribuzione dei carichi di lavoro (al momento ci sono operai che guadagnano 400€ al mese – perché tenuti appositamente a riposo, come misura discriminatoria – ed altri che arrivano ai 1200€ – paradossalmente gli straordinari diventano un “premio” che permette di raggiungere uno stipendio meno misero). Stanno lottando per il semplice rispetto del CCNL e dei più elementari diritti, ma niente. CGS ed IKEA hanno deciso che nulla si può accordare ai lavoratori. E per piegarne la resistenza hanno deciso di intraprendere azioni punitive contro alcuni di loro. Una quindicina di operai, tra delegati ed attivisti del S.I. Cobas sono stati sospesi dal servizio, con l’intenzione di trasferirli in altri appalti e ventilando il licenziamento per tre di loro. Altri 80, che recentemente avevano cominciato la protesta, sono stati lasciati a casa per oltre due settimane senza nessun motivo esplicitato da parte del Consorzio e delle Cooperative di appartenenza (Cristall, San Martino ed Euroservizi). Stamattina hanno di nuovo dovuto far fronte alla violenza della polizia. Le forze “dell’ordine” hanno cercato di sgomberare il presidio con cariche che hanno causato ben 5 feriti tra i facchini. Malgrado l’attacco subito, i lavoratori hanno resistito e hanno impedito che il presidio fosse sciolto. E il questore di Piacenza invita i poliziotti a “frantumarli tutti senza pietà”. “
Nei giorni successivi, tra il 3 e 4 novembre, varie azioni di solidarietà si sono svolte a Bologna, Firenze, Padova, Genova, Torino e Napoli i cui comunicati potete leggerli qui.
A fronte di questo accaduto, la mattina di lunedì 5 novembre IKEA pubblica un comunicato in cui si afferma che ”
I lavoratori che stanno dimostrando da qualche giorno al polo logistico di Piacenza sono associati delle cooperative Cristall di Milano, ed Euroservizi e San Martino di Piacenza, che a loro volta fanno capo al Consorzio CGS”. Sembrerebbe dunque che Ikea se ne lavi le mani, scaricando tutto sul Consorzio CGS, ma allo stesso tempo ribadisce che pur non potendo entrare “nel merito di un contenzioso tra la forza lavoro di un fornitore e il fornitore stesso. Tuttavia IKEA chiede al Consorzio CGS, così come a tutti i propri fornitori, la rigida osservanza , il rispetto e l’applicazione dei contratti nazionali del lavoro di riferimento.”. In poche parole, si deve rispettare il contratto e dunque far rientrare in tempi brevi le proteste.
La mattina del 7 novembre leggendo la notizia lanciata dall‘agenzia TMNews (http://www.tmnews.it/web/sezioni/news/PN_20121106_00013.shtml) sembrerebbe che i Cobas abbiano fatto saltare il tavolo delle trattative e abbiano indetto uno sciopero. Secondo quanto leggiamo qui le dinamiche però sarebbero state diverse: “l’incontro tenutosi ieri sera è fallito perché il Consorzio Gestione Servizi (CGS), dietro cui si scorge senza difficoltà il colosso IKEA, non ha rinunciato alle misure punitive nei confronti dei lavoratori considerati più attivi nelle proteste che sono in corso dal 17 ottobre scorso. Le ha semplicemente tramutate da licenziamenti a trasferimenti coatti in altre sedi in cui le cooperative hanno degli appalti. Una proposta irricevibile, non solo per i lavoratori direttamente oggetto di questi provvedimenti, ma anche per tutti gli altri. Che il 2 novembre hanno subito le cariche della polizia, il lancio di lacrimogeni e ora sono finiti pure sotto inchiesta proprio per il presidio di venerdì. Irricevibile anche perché i lavoratori hanno fatto proprio il principio secondo cui “un colpo a uno è un colpo a tutti” e non sono disposti a cedere.
A partire da tutto ciò, è stato convocato uno sciopero generale dei lavoratori del settore della logistica (ai “soci” del CGS si uniranno quelli della TNT, della GLS e delle altre cooperative) con corteo a Piacenza (7 novembre, ore 18.00, Giardini Margherita).”
La stessa mattina Il Consorzio Generale Servizi (CGS) ha dichiarato che “107 lavoratori, soci e dipendenti, saranno costretti a rinunciare al proprio posto di lavoro perchè questo posto di lavoro non c’è più”. La motivazione è un “riposizionamento dei volumi”. L’azione intrapresa sembrerebbe andare in una direzione: si puniscono gli operai che hanno protestato, per vedersi riconosciuti dei sacrosanti diritti, e lo si fa licenziandoli. Si puniscono loro anche per scongiurare che simili proteste si realizzino altrove? Dalle notizie che leggiamo (http://www.clashcityworkers.org/) potremmo dedurre che l’Ikea, che ha sempre puntato sul suo essere un’azienda dal volto umano, qui di umano abbia ben poco. Tutta la nostra solidarietà va ai/alle operai/ie in lotta, tra i quali ricordiamo esserci molti immigrati e questo non è un dato neutro, dato che ad esser colpiti sono sempre i più deboli, che non devono essere lasciat@ sol@. Vi invitiamo quindi ad aggiornarci sulla situazione dello stabilimento di Piacenza e sulle iniziative fatte in loro solidarietà.
Intanto linkiamo il comunicato in solidarietà del sindacato Cobas di Bologna Emilia http://cobas.it/Notizie/SOLIDARIETA-ALLA-LOTTA-OPERAIA-DI-CLASSE-AL-POLO-LOGISTICO-IKEA-DI-PIACENZA