Questo può aggiungersi al nostro capitolo sul cyberstalking.
Da Finché Morte Non Vi Separi:
Potremmo discuterne tanto oppure poco, di quella che potrebbe essere la definizione di comportamenti intrisi d’odio, frustrazione, conseguenti a proprie contraddizioni, avversioni per qualcuno, gelosie, motivi di esclusione, abbandono.
Sono persone che dicono di lottare contro alcune fattispecie di delitti, come un tempo lo era quello d’onore, e poi ad oggi si sa che viene preceduto dallo stalking, quella persecuzione molesta di chi non si sente accettato o è stato/a abbandonato/a.
Dicono sia una cosa tutta al maschile ma ho l’esempio tangibile che l’abbandono non lo si sa gestire da ogni parte e questo lo so perché le ossessioni, le persecuzioni, gli abbandoni – veri o presunti – virtuali vengono gestiti male dappertutto. L’abbandono terrorizza. Per abbandono si uccide. Così si uccide moralmente per un ban su un blog o su una pagina facebook. Si dà il via al linciaggio di branco e alla lapidazione per un dissenso.
Guardate quello che succede qui. O sei con me o sei contro di me qualcuno dice e se sei contro di me allora meriti una punizione. Meriti di morire, scomparire, finire. Questa cosa in rete viene attuata spesso anche da donne e la modalità è fatta di violenza, cruentissima, e se questo tipo di comportamenti potessero svolgersi sul piano reale ci sarebbe solo un limite fisico, oggettivo, da parte di chi non sarà poi così tanto forte per sconfiggere corpo su corpo un’altra persona.
Invece il mondo virtuale ti regala una possenza che non hai e ti permette di fare quello che altrimenti dici di non fare mai. Perché è necessario reagire all’abbandono in questo modo? Che sentimenti innesca? Che brutte maniere stimola un semplice dissenso? E cosa mai può provocare la sensazione di esclusione?
Ne ho parlato già qui, qui, qui.
Le relazioni virtuali sono spesso fittizie, originate da un riflesso di se stessi. Vedi nell’altro quello che tu ci vuoi vedere. Non accetti nulla di più che quello che ti somiglia. Non c’è possibilità di relazione reale perché non è reale ciò che non tocca la sfera umana, dunque le contraddizioni, la complessità. In rete si intrecciano legami con icone dalle quali si esige assoluta coerenza in rapporto a pretese che sono sempre e solo tue. Ed è la versione più infantile della relazione senza implicazioni mature. Quella di chi ti ama perché pensa che tu sia in un modo e quando poi scopre che sei molto di più dice che “sei cambiato/a”.
Di relazioni virtuali si può morire e il “femminicidio”, di te donna che abbandoni o scegli di dissentire o bannare qualcheduno/a, lo paghi con la persecuzione, lo stalking e il gossip e il chiacchiericcio e poi la gogna e il linciaggio.
Come si può prevenire un delitto virtuale se è causato dall’ossessione di qualcuno che ti ha scelto per scaraventarti addosso tutte le sue frustrazioni? Se quella persona non riesce ad accettare che non la pensi come lui/lei? Se addirittura fa di tutto per metterti a tacere, provando a isolarti, farti ostracismo, mobbizzarti, diffamandoti ovunque, per ottenere consenso in contrapposizione a te?
L’omicidio virtuale fatto per reazione ad un ipotetico abbandono, ad un sentimento di esclusione, ad un dissenso non digerito, ad una differenza di opinioni alla quale si sa reagire solo con la censura e il linciaggio, come si chiama?
E come possiamo noi affrontare il tema dell’abbandono dal quale consegue un delitto reale se non riusciamo a spiegarci neppure come avviene un delitto virtuale? Come si fa, e lo chiedo alle donne che uccidono virtualmente altre donne, a dire che si è contro la violenza sulle donne se poi si mettono in atto esattamente le stesse dinamiche?
Svilupperò anche questo filone di pensieri in questo blog perché mi sembra molto necessario.