Inutile fare finta di niente. Se ne discute ovunque. Il chiacchiericcio è diffuso per i social, via mail, mailing list. Dunque tanto vale esplicitarlo, con trasparenza, come facciamo sempre. Il giudizio su quello che le femministe “storiche” faranno a Paestum lo diamo alla fine. Per ora auguriamo loro un buon lavoro.
Ma si registrano cose che aggregano tante. E dunque.
Dalla pagina fb FaS:
“Se a Paestum in questi giorni non vedono troppe giovani femministe, dovrebbero farsi delle domande e darsi delle risposte: che cosa noi mature femministe, con stipendi decorosi, abbiamo fatto per consentire di partecipare a tutte le giovani femministe precarie che non possono permettersi neanche il biglietto del treno??? Primum vivere.” Ed è quello che dicevamo noi qui. C’è un problema non solo di differenza d’età ma anche di differenza di classe. Chi organizza una cosa dicendoti che devi prenotarti l’albergo e pagare 15 euro un pasto oltre a pagarti il viaggio non ha ben colto che parlare di “lavoro” senza includere le donne che sono TANTISSIME precarie è come parlare di fuffa. La gratuità della politica è una questione sostanziale in questo senso. Per il resto ci teniamo il FemBlogCamp che non ha copertura mainstream ma lì di politica si è parlato nei fatti, nella sostanza e nelle conclusioni.”
E poi:
“Livorno è stata una bella fatica, voluta, desiderata, vissuta da tutte con la consapevolezza che la gratuità è un fatto essenziale. Alloggio gratis, cucina autogestita a poco, luoghi autodeterminati. La politica la fai a partire dai luoghi che attraversi e dal fatto che tutte e tutti si partecipa alla costruzione di un incontro. Quello che è venuto fuori, l’anno scorso, e quest’anno, è stato meraviglioso. E lo è perché ti rappresenta appieno. In tutto. Sono cose pensate, volute, sudate, chi c’era sa qual è la differenza tra spazzare il luogo in cui vivi, fare un turno di cucina e poi, senza rifarti il trucco, andare a tenere un workshop per amore di condivisione del proprio sapere invece che andare, pagare l’albergo, spendere soldi tanti per mangiare e sederti e parlare in un posto a pagamento. Se non si concepisce in direzione della gratuità e della accessibilità la politica allora come si fa?”
E noi questo lo sappiamo, ché se fosse stato possibile, e quest’anno è stato più difficile dello scorso anno, avremmo accorciato le distanze anche per chi non c’era con lo streaming, o come abbiamo fatto in altre occasioni consentendo interventi via Skype.
E in un altro post si dice anche altro. Si parla di differenza di classe, genere, età, identità politica.
A Paestum, nonostante l’ampia copertura mainstream, non ci sono tutti i femminismi. Le under 40, ovvero quelle che fanno movimento, militanza, fuori dalle istituzioni, sono altrove. I femminismi non sono tutti rappresentati. Dunque nessuna invisibilizzazione, please, dei percorsi altrui. Grazie.
io ho più di 40 anni 🙂 eppure faccio ancora attivismo nel movimento e mi irrita l'”istituzionalizzazione” del femminismo.
Qui non si tratta di una questione generazionale, ma appunto classista, in cui il femminismo storico italiano si è scollegato dalla politica di base e si è smepre più o separato o inserito nelle istituzioni, appunto.
Non si può continuare a fare una separazione tra over e under qualche-età, non si può continuare a dire che le une fanno femminismo storico e le altre femminismo di movimento.
Ho sperimentato molto di recente delle difficoltà di comunicazione, per scarsa considerazione del dialogo, con delle femministe “storiche”; di cui potrei far parte, non dico per generazione perché loro sono over 60 (non 40 please!) e le under 40, sto nel mezzo eppure ho molti anni di attivismo sulle spalle e sulla pelle. Certo non mi metto sempre a dichiarare tutti gli anni di militanza come esibizione di un’etichetta, qualcuna lo fa e lo ha fattio anche recentemente, ma sono diversi decenni.
connessioni? potrebbero e dovrebbero esserci, sono una fautrice di ponti e connessioni, ma deve avvenire un incontro tra le parti, non solo una parte che si avvicina e l’altra che sul piedistallo attende, critica, supervisiona.
Primum: la differenza. Che certo a Paestum è stata protagonista; ma differenza fra donne.
Invece, fra donne, io vorrei dire: primum, quello che ci unisce! e anche quello che unisce (che potrebbe unire) le donne e gli uomini, ma quelli che rifiutano di schiacciare le donne.
Perché sulla “contraddizione principale” intesa come quella di classe (e qui mi riferisco al titolo di questo post, non certo al vostro pensiero, che non voglio interpretare), gli uomini ci hanno sempre fregate. Il concetto in sè, ci ha SEMPRE FREGATE.
In realtà la subalternità di un genere a un altro (espletata a qualunque latitudine e livello sociale) è davvero la “contraddizione principale” su cui si fondano tutte le altre, e non il contrario.
Sempre più mi convinco che “L’origine della famiglia” di Engels dovrebbe diventare obbligatoria perfino a scuola.. peccato che sia ormai un testo quasi sconosciuto; fra le donne quasi nessuna si ricorda cos’è e i “compagni” se lo incocciano fan finta di non conoscerlo.
PS-Certo non voglio dire che non esistano anche le donne ricche che opprimono uomini (e donne) poveri, ma se guardiamo al contesto dell’intera umanità, in cui solo gli uomini a ben vedere decidono da sempre, anche questo diventa secondario.