Luogo comune, stereotipo, banalità. Una nostra amica dice che la donna con le maiuscole nel linguaggio del web è una donna che urla, che si impone, che trae convincimento dal ritenersi superiore. Superiore a.
A questa donna con i caratteri in stampatello si riferiscono uomini e donne di cultura patriarcale, le Donne di una volta, la Donna com’era un tempo, la vera Donna. E tutte le altre stanno indubbiamente al di sotto della scrittura corpo 30.
Donne si diventa e non si nasce diceva Simone De Beauvoir e poi dipende cosa ciascuna intende con l’essere donna, donna in quanto persona e basta. Senza che nessuno debba normarne il ruolo. Ciascuna deciderà per se. A questo serve l’autodeterminazione.
Donna con la D maiuscola per conservatori e conservatrici sarebbero quelle che traggono forza e orgoglio dall’efficienza del proprio utero. Più prole metti al mondo e più sei Donna e quella D aumenta di proporzione di figlio in figlio, come se assieme a quelle creature si generasse un alfabeto in crescita che ci compensa di tante cose mancate.
E l’epoca è così strana per cui tutti parlano dell’orgoglio della genitorialità. L’uomo parrebbe sapersi definire solo in quanto padre e la donna in quanto madre. Non esiste altro, perfino in termini di status sociale, reale e virtuale.
Nel linguaggio corrente essere Donna con la D maiuscola significa essere quella cosa a metà tra una santa e una puttana. Moglie e madre devota, fiera della propria femminilità, e poi disponibile e impudica a letto con il proprio uomo. Contemplare altre forme di sessualità proprio non se ne parla.
La donna lesbica per questa corrente di pensiero ha una “d” minuscola e la trans poi non ha neppure la “d”. E’ un ‘onne tronco, l’aspirazione di essere Donne. Così le “Vere Donne” combattono la propria battaglia fatta di discriminazioni semantiche e normative per la vita altrui.
Viviamo nel 2012 e ancora siamo obbligate ad avere a che fare con questi revisionismi che ci riportano al ventennio.
Vera donne siamo tutte noi. Vera donna, persona, sono io. E abbiamo le consonanti e le vocali tutte al posto giusto. Senza negarci nulla ma rideclinando i nostri ruoli per non dover percorrere strade deludenti e già battute.
Vogliamo vivere, pensare, sognare, amare, fare tante cose e in fondo non abbiamo nulla da invidiare a nessun@. E quando si capirà che questo orgoglio femminino di chi si autoinfligge una medaglia per sostenere ruoli riproduttivi e di cura è una zappa che ci diamo sui piedi allora forse cambierà qualcosa. Perché quella Donna sublimata, eletta e galvanizzata è utile al welfare che la fa lavorare gratis per adempiere ai ruoli di cura. Dopodiché si becca il femminicidio come effetto collaterale perché se non sei abbastanza Donna, giacché la cura è estesa obbligatoriamente anche verso gli uomini, quelli ti ammazzano. Per una tua mancanza e non perché scegli altro da lui. Perché tra te e la società esiste un contratto. Tu compi le tue attività Donnesche e non puoi scinderlo neanche con un preavviso lungo.
Siamo nel 2012, dopo la teoria queer e dopo che tanti femminismi si sono espressi io ancora mi ritrovo a chiedere: che cazzo è una donna con la D maiuscola?
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Credo che sia una con l’utero prolifico e orgoglioso e la convinzione che le donne con la d minuscola non faccianoo figli perchè sono egoiste, cattive, lesbiche (e questa è un’offesona, eh) o perchè hanno qualche tara genetica a livello fisico o mentale, anzi, e/o. Non perchè hanno il diritto di scelta. Non perchè l’imperativo biologico che ti affibbia il ruolo di fattrice per forza è una vergogna fascista. Perchè hanno “problemi”.