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Prove tecniche di dittatura

La violenza sui e sulle manifestanti è sistematica, è gergo repressivo, non si tratta di casi isolati ma è il metodo attraverso il quale si definisce la “democrazia”. Non c’è dissenso che non venga criminalizzato. Non c’è critica che non venga demonizzata. Non c’è reazione che non venga punita e non c’è attivismo che non venga costretto alla passività.

Sorvegliare e punire: questo è il metodo. Non perché l’abbia detto Foucault, la cui lezione deve restare impressa nella nostra mente, ma perché è così.

I crimini di Stato vanno dettagliati e documentati esattamente come si fa con il femminicidio e con tutto ciò che attraverso la violenza tenti di riportare tutto all’ordine precostituito. Di fatto si tratta sempre e comunque di ordini a difesa di privilegi. Di una casta, di un genere, di una etnia.

Con Bollettino di Guerra teniamo traccia della violenza sistemica che riguarda donne e bambini per mano di chi, uomini violenti, sente legittimate le proprie azioni dalla cultura patriarcale.

Con Prove tecniche di Dittatura teniamo traccia della repressione e della deriva autoritaria che riguarda il nostro paese servendoci di una rassegna stampa per analizzare il modo attraverso il quale i media distorcono le notizie.

Già che ci siamo teniamo il conto delle news odierne:

La Francia pare non abbia più voglia di fare la Tav Torino-Lione e quelli più arrabbiati sembrano i rappresentanti del Pd che dal piglio che dichiarano parrebbero esortare la polizia a manganellare anche quei sovversivi dei membri del governo francese.

I nostri servizi segreti, pagati con le nostre tasse, parrebbero aver individuato il rischio “sicurezza” più alto per l’Italia: i poveri immigrati che arrivano stremati e sbarcano sulle coste meridionali. E noi che pensavamo che un problema di “sicurezza” grave fossero certi uomini, ex mariti, padri, fidanzati, più spesso italiani, che stanno sterminando le donne in quantità industriali.

Copio da qui:

Il 13 luglio la Corte di Cassazione è chiamata ad esprimersi sulla sentenza che condanna 10 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio – con pene che vanno dagli 8 ai 15 anni – per le giornate contro il G8 di Genova 2001.

La campagna 10×100 ha raccolto in un mese circa 30MILA firme all’appello “Genova non è finita: dieci, nessuno, trecentomila”, che chiede l’annullamento delle condanne per devastazione e saccheggio.

(…)La campagna convoca per venerdì 13 luglio una giornata di mobilitazione per prendere parola sull’esito della sentenza e far sentire la nostra vicinanza e solidarietà a dieci persone le cui vite sono sospese, in attesa della decisione di un tribunale. Dieci capri espiatori per colpire chiunque voglia continuare a manifestare dissenso. Dieci condanne esemplari in nome di un reato figlio del codice penale fascista, un reato di cui la campagna chiede l’abolizione.

Sul sito 10×100.it trovate tutte le info e l’elenco delle tantissime iniziative in tutta l’Italia.

E’ tutto. O quasi.

Posted in Comunicazione, R-esistenze.