Skip to content


Donne che non lavorano, si arrabbiano

Non è fondamentale. Oggi ci sono molte altre cose più serie di cui parlare, però anche i dettagli sono importanti. Le pagine “salute & benessere” dei media mainstream traboccano di moniti per le donne che devono essere obbligatoriamente perfette, scolpite, liposuzionate, levigate, private di ogni segno del tempo, ricostruite, riparate, fintanto che in ultima istanza non si impone una rottamazione. Dunque abbiamo il dovere di essere perfette ed efficienti e di aderire al modello unico di bellezza imposto sin dall’epoca nazista in cui i nazisti, discriminando le stesse donne piene, germaniche, e gli uomini panzuti della loro terra e dei loro eserciti, immaginavano che la fisicità ariana fosse quella androgina, lunga, non larga, scultorea, biondi, occhi azzurri, imponendo una egemonia contro tutto ciò che fosse somaticamente riconducibile a tratti differenti, mediterranei o latini o meridionali o orientali o chissà cosa.

In ogni caso il monito che oggi arriva da La Stampa, pagine “Benessere”, è quello che è meglio che ce ne stiamo a casa invece che lavorare perché dal titolo non si capisce che si parla di lavoro sedentario che per le donne come per gli uomini di sicuro può causare un rallentamento del metabolismo, ma è fondamentale dirlo alle donne e soprattutto generalizzare nel titolo e nel sottotitolo dove sarebbe il lavoro in quanto tale a fare male alle donne. Dunque, care, vi si suggerisce di fare quello che già ci impongono, autoescludetevi dal mercato del lavoro perché se volete un bel corpo è meglio fare altro. State a casa a sfacchinare da mattina a sera per marito e figli, come se di casalinghe disperate e obese non ce ne fossero. Anzi che, ed è dimostrato se vogliamo dirla tutta, le donne che non lavorano e che sono costrette a stare a casa per precarietà e disoccupazione passano più tempo a mangiare, alcune soggette a depressione e disturbi dell’alimentazione ed è lì che arrivano i problemi e non nella misura che non è standard in quanto tale. Perché le donne possono essere come pare a loro, a noi, ma è la patologizzazione che aggrava le condizioni di ogni essere umano e ciò che ad una persona sembra normale all’altra pare un difetto ed è quel ripensare alle misure come difetti prevalenti che rende malati tutti quanti, inclusi i magri e le magre, ossessionate dalle proprie misure e pronte a usare anche il martello pur di levigarsi quel centimetro di troppo.

Ma che vita è questa in cui bisogna nascondere i disagi e i malesseri seguendo i consigli di chi vi parla di benessere e invece sta solo svendendovi modelli sociali logori di una società condizionata dallo sfruttamento di ogni persona?

Il lavoro alle donne fa benissimo e lo vogliamo tutto quel lavoro, a tempo pieno, senza precarietà, perché a casa le persone non hanno diritti, dipendono economicamente e si ammalano e questa cosa va detta a chiare lettere. Altrimenti zitti. Smettete di scrivere idiozie. Grazie.

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà.


2 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Paolo84 says

    ci vorrebbe un sistema economico più equo che permetta a ciascuno di viversi le proprie scelte di vita, di chi vuole dedicarsi alla famiglia come di chi vuole o ha necessità di essere lavoratore e genitore insieme

  2. Paolo84 says

    Lavorare non fa ingrassare come di per sè non farebbe ingrassare la disoccupazione, le cause sono complesse questo è ovvio quindi la ricerca per il titolo che ha è fuorviante e maschilista. I rischi di una vita sedentaria, di una cattiva alimentazione, e dell’obesità sono noti a tutti e riguardano entrambi i sessi, chi sta a casa come chi lavora..parlino di questo se vogliono parlare di salute e benessere
    Quanto al lavoro quello è un diritto di tutti/e e deve essere garantito, part time o full time, secondo le esigenze. E sopratutto rispetto per tutte, casalinghe/i e lavoratori e lavoratrici