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Poste Italiane: se le donne sono incinta non le paga!

Ci è stata segnalata questa notizia che potete trovare qui. La riportiamo volentieri sotto. E per fortuna che le organizzazione sindacali di centro/destra che hanno sottoscritto questo accordo erano no-choise e sfilavano alla #marciaprolife. Ma si… fatteli i figli e poi sono cazzi tuoi. Buona lettura!

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Le Poste Italiane hanno ricevuto pochi anni fa il “Bollino Rosa S.O.N.O. – Stesse Opportunità Nuove Opportunità”, promosso dal ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale. Ebbene, pochi giorni fa, l’azienda, insieme a un manipolo di sindacati complici, (UilPoste, Failp-Cisal, ConfsalCom e UglCom: quattro organizzazioni sindacali che, insieme, rappresentano il 22% delle lavoratrici e dei lavoratori dell’azienda), ha sottoscritto un accordo separato che toglie 140 euro di Bonus alle future mamme. Ciò è stato possibile attraverso un passaggio “formale” che forse nemmeno i nazisti avrebbero osato: l’astensione obbligatoria per maternità viene equiparata all’assenza per malattia. Orribile? Forse qualcosa di più. Questa è l’Italia dell’austerità.

Cgil e Cisl hanno subito scritto al ministro Fornero (che non si capisce perché dopo aver umiliato gli esodati dovrebbe a questo punto prendere la parte delle donne di Poste italiane). Ma sentite quali argomenti sollevano.

Noi ricordiamo che il Progetto “Bollino Rosa S.O.N.O. – scrivono Cgil e Cisl – aveva la finalità di comprendere il complesso fenomeno dei differenziali retributivi che colpiscono le lavoratrici in ampi segmenti del mercato del lavoro e “certificava” le buone prassi in termini di strategie e pratiche aziendali tendenti alla valorizzazione della presenza e delle competenze femminili”.

La circostanza singolare è che sindacati “dissidenti” non chiedono a Fornero di annullare l’infame accordo ma “di revocare l’immeritato riconoscimento e di voler considerare la gravità dell’atto compiuto in termini di ‘cattivo esempio’ per quelle aziende che, pur non essendo paragonabili per storia, dimensioni e risorse a Poste Italiane, contribuiscono ogni giorno ad una reale valorizzazione delle politiche di Pari Opportunità”.

La lettera è firmata da Barbara Apuzzo (Coordinamento nazionale Donne Slc Cgil) e da Caterina Gaggio (Coordinamento nazionale Donne Sip Cisl).

 

Posted in Omicidi sociali, Precarietà, R-esistenze.


6 Responses

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  1. Paolo84 says

    e ovviamente sono favorevole alla condivisione del lavoro domestico, specie se entrambi lavorano, fermo restando che ogni coppia si regola come vuole e come può

  2. Paolo84 says

    ok mary, siamo d’accordo. Io ci tenevo solo a dire che il congedo di maternità prima e dopo il parto è un diritto giusto, si tratta solo di estendere quello di paternità (se la legge la facessi io, obbligherei entrambi i genitori a stare a casa almeno i primi tre mesi dopo la nascita del bambino, e in caso di gravidanza difficile il marito dovrebbe avere dei permessi per stare con la moglie)

  3. subcomandante says

    Hai colto nel segno la mia segnalazione: i sindacati gialli blaterano di famiglia e poi (come al solito) fanno pagare la produttività alle donne e sul loro corpo. Quindi: contraccettivi, diritto di scelta etc niente. Figli neanche e paghe da fame. Bella società hanno messo su sti eredi di Pietro e apostoli di Cristo! Mi sembra ci sia una discriminazione di genere grossa come una casa.

  4. Mary says

    E io quello dicevo. Visto che in Italia non ci sono i congedi di paternità. Quelli delle madri sono stati allungati ma non per la salute della madre ma perché si pensa che debba soltanto lei occuparsi del bambino in modo che poi quando rientra il lavoro ltrovano una scusa per licenziarla meglio o impedirle una promozione. Se si spartisce il periodo (un pò al marito e un pò alla moglie) come avviene nei paesi nordici. Infatti in Svezia e Norvegia la mamma non ha un congedo così lungo perchè anche il padre può usufruire e stare accanto al bambino per un periodo, quindi si spartisce. Grazie alle assenze inferiori le donne fanno più carriera, in italia queste assenze sono OBBLIGATORIE. Nel senso che una madre deve stare un periodo lungo a casa ma non perchè lo vuole lei ma perchè è la legge con tutte le conseguenze e ripercussioni sulla carriera. Per non parlare delle dimissioni in bianco che favoriscono il licenziamento delle donne incinta e del fato che i mariti italiani a diferenza degli svedesi (e io parlo dell’80% degli uomini italiani) non aiutano la moglie a facilitarle la maternità e il lavoro perchè ad accompagnare a scuola i figli tocca sempre alla madre così anche andare a fare la spesa e occuparsi della casa. Così le donne sono costrette a lavorare part time e percepire uno stipendio basso anche se sono laureate, se lo trovano, perchè siccome nemmeno il part time è diffuso molte lasciano il lavoro, come è successo a mia madre..

  5. Paolo84 says

    “essere obbligate a lunghi congedi di maternità che impediscono la carriera o sono la causa della disparità di stipendi tra uomo e donna” Mary

    Un momento: i congedi di maternità sono diritti sacrosanti della lavoratrice (e dopo un certo punto sono facoltativi e non più obbligatori), semmai si tratta di mettere pure i congedi di paternità e fare in modo che chi vuole tornare al lavoro dopo la maternità possa farlo

  6. Mary says

    Da una parte costringono le donne a portare a figliare e dall’altra costringono le donne che desiderano fare un figlio ad abortire o a rinunciare alla maternità. Due pesi e due misure!
    Questo significa che la maternità in italia non è vista come una scelta ma come un obbligo sociale per la donna o come una disgrazia.
    Le politiche italiane sono la causa principale dell’aumento del numero degli aborti perchè con le loro leggi impediscono alle donne di fare figli o di desiderare un bambino poichè in italia fare un figlio significa:

    1) non avere soldi per crescerlo o farlo studiare
    2) rischiare di perdere il posto di lavoro
    3) essere obbligate a lunghi congedi di maternità che impediscono la carriera o sono la causa della disparità di stipendi tra uomo e donna

    Non dimenticando che l’italia essendo l’unico paese occidentale che a causa di una mentalità maschilista non garantisce il congedo di paternità affida tutto il carico familiare alle donne con gravi rischi per la carriera di queste ultime (infatti le poche donne che abbiamo nei cda sono nullipare o single). per non parlare delle dimissioni in bianco e la famosa legge Sacconi(di merda) che ha introdotto il diritto dei datori a licenziare in bianco e il 90% di chi le subisce guarda caso sono proprio le donne incinte!