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L’eroe

Pausa. Devo raccontarvi di martiri ed eroi. Di piazze brulicanti di corpi in lotta e dell’appeal della resistenza.

L’ho conosciuto che eravamo in marcia, come stava eretto lui nessuno. Muoveva un passo dopo l’altro, deciso, mio bel soldato, che sguardo fiero, che temperamento, non arretrava neppure sotto una pioggia di lacrimogeni. Tutta l’acqua degli idranti era la sua, anzi ci camminava sopra come un cristo che muoveva passi svelti sulle acque.

Della sua faccia intravedevo gli occhi o forse solo uno ché l’altro era nascosto da un bel ciuffo. Ma mi piaceva, che muscoli, che portamento, che meraviglia ed emozione, mi proteggeva. Per fare a pari bendo l’occhio anch’io e lacrimando abbestia per il fumo gli dico “sono eretica”. Mi guarda ed è emozione pura. Mi eccita pensarlo in un angolo quieto del centro sociale, potessi togliergli pezzo per pezzo la divisa.

E lui si immola, passa avanti a me e para con il petto un pezzo di armeria piovuto da una folla di celerini. Stiamo facendo resistenza e va tutto bene finché non si avvicina per dirmi una cosa tipo “è tutto ok, baby” o perlomeno il tono era quello. Diventa gara e salto un passo avanti e assolvo al compito della ribelle stringendo un san pietrino in una mano e sfiorando il suo culo con quell’altra.

Fammi toccare, caro, lo sai che nelle piazze l’amore precario è meglio. Si gira e mi stritola una tetta in un abbraccio. Baciare un casco non è bello ma ci si accontenta. Poi arriva un’altro lacrimogeno e mentre lo ributta indietro gli parte una scintilla e temo che si bruci i pantaloni. Non è divertente un eroe che sbraita perché gli vanno in fiamme i suoi coglioni.

Di passo in passo quelli arretrano e noi vinciamo. Il suo è lo sguardo del vincente e accanto vuole una compagna che sia uguale. Combattente, come lui, coraggiosa, come lui, ma certo, si, andiamo pure in galera insieme, tanto che ci frega. Per gli ideali questo ed altro.

C’è uno, accanto a noi, che appena vola un san pietrino si lamenta e dice “cazzo fate?”. Lo chiamano crumiro e quello lì non piace proprio a nessuno. Non è neppure bello. E’ un pavido e l’uomo a me piaceva macho. Di quelli fatti di paura o convinti che i muscoli procurano solo guai non ci si innamora. Al limite nei gruppi militanti se non puoi avere il leader allora provi a farne parte accontentandoti del secondo o il terzo o il più brutto della banda, così tanto per starci dentro, alla maniera della stronza che poi se hai conquistato un minimo di ruolo sociale  puoi lasciarlo perché in fondo lo disprezzi e non te ne frega niente.

A me piacciono gli uomini che resistono e non quelli che indietreggiano. Quelli decisi, sicuri, che rimandano ad una maniera di fare relazione e sesso. Ti immagini la sessualità con uno che non teme niente e che combatte nella piazza come fosse Achille? In culo al queer, all’eteronormativo, alla cultura femminista, in culo a tutto. A me piace l’eroe di piazza e io che sono uguale combatto volentieri accanto a lui.

Ecco fatto. Dette tutte queste cazzate, restituendo dignità e tanto rispetto a tutti i compagni che si fanno un culo enorme per resistere ovunque, prendendo legnate e denunce e repressione a iosa, direi che la critica sociale è diretta ad una amica che mi raccontava di una cosa avvenuta tempo fa e ne parlava con questi toni e mi pareva bello farne una parodia, senza offesa per nessuno.

Per quello che mi riguarda, io sono precaria, troppo precaria per tutto, e pur resistendo e apprezzando chi resiste, sul piano sessuale non ha una influenza così grande nella mia vita. E poi, se devo dirlo, come per gli ultimi, i precari, quelli che hanno paura, quelli che combattono prendendole e che certe volte ne prendono davvero tante, quelli che lottano per una idea e che non mettono in piazza testosterone ma intelligenza e strategia, io mi innamoro di quelli fragili. La resistenza di chi va alla lotta tra mille limiti e fragilità, con una concezione delle relazioni e della sessualità che a me fa bene e pure a lui e nel frattempo riesce a scardinare pregiudizi, preconcetti, precazzate e premachismi che non servono a niente.

Come dire: a me quello che suona la chitarra, in gruppo, mi è sempre stato sulle ovaie.

Posted in Anti-Fem/Machism, Narrazioni: Assaggi, Precarietà, R-esistenze, Satira, Storie Precarie.