Della vittima numero #58 (dall’inizio del 2012) avevamo già parlato in un altro esaustivo post. Riporto ora, ringraziandola a priori, un post di Michela Murgia, tratto dal suo sito, che riprendo perché traccia l’analisi del contenuto dell’articolo del Corriere che è evidenziato sopra. Buona lettura!
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E’ morta, ma la vittima è lui (di Michela Murgia)
E’ di oggi l’ennesimo femminicidio di quest’anno: Alessandra Cubeddo di 36 anni è stata uccisa a mani nude dal convivente, che senza pietà le ha fracassato il cranio contro il pavimento.
Il Corriere della Sera, nel dare la notizia, conclude l’articolo così:
L’UOMO SOFFRIVA DI DEPRESSIONE – Secondo alcuni racconti Perrotta soffriva da tempo di depressione e i vicini hanno riferito che tra qualche giorno avrebbe dovuto ricevere il responso di alcuni esami diagnostici. Perrotta si era arruolato in polizia nel 1978 e aveva svolto gran parte della sua carriera a Roma, una separazione alle spalle, temeva di essere affetto da una grave malattia e per questo era in uno stato di profonda angoscia.
Di Alessandra Cubeddo non sappiamo nulla, se non che lui le ha fracassato il cranio.
L’assassino invece è ampiamente presentato al lettore attraverso una serie di informazioni di fonte vaga e di nessuna attendibilità – “alcuni racconti”, “i vicini” – con spunti che spaziano dal quadro clinico a quello psicologico. Ne emerge il profilo di un poveraccio con tanti problemi, “profondamente angosciato” e forse con una brutta malattia. Un uomo disturbato e vittima di un raptus, dunque, che dopo l’assassinio si è reso conto “di avere commesso un gesto inconsulto” e prima ha cercato di rianimarla, poi ha persino chiamato i soccorsi. La ricostruzione è talmente patetizzante che alla fine del pezzo uno quasi quasi si dimentica che quella morta con il cranio fracassato è lei.
Amici giornalisti, quando la smetterete di assolvere gli assassini delle donne raccontando i femminicidi come conseguenza di gesti irrazionali, disagi sociali, disturbi psichici o contesti problematici? Le donne in questo paese muoiono perché sono donne, punto. A voler cercare a tutti i costi ragioni diverse succede che si trova sempre un vicino pronto a dire che poverino, lui era depresso, angosciato, malato, disoccupato, disturbato, geloso, ubriaco, drogato o ipnotizzato.
Anche se poi quella morta con il cranio fracassato è lei.
(Nella foto in alto, un tipico esempio di come in Italia i giornali danno le notizie delle violenze sulle donne)
Soprattutto, si tratta di femminicidio, se coniugali, excisionnels, ecc. essi non sono solo simbolici, i femminicidi sono abbastanza tangibili. Essi dovrebbero essere passati per l’etica del diritto, una volta per tutte, in particolare: Qualificazione di femminicidio per la condanna sociale …
Avant tout, ce sont des féminicides tout court, qu’ils soient conjugaux, excisionnels, etc. ils ne sont pas que symboliques, les féminicides sont bien tangibles. Ils doivent être passés à l’éthique du Droit, une fois pour toutes, précisément : Qualification des féminicides pour condamnation sociale…
http://susaufeminicides.blogspot.fr/p/feminicide-lexique.html