Non è una novità quanto viene scritto da Repubblica sulla strage di MontagnaLonga. Questa è la ricostruzione che proponevo nel 2006. Non è una novità al punto che una di noi assieme ad alcune parenti delle vittime ha raccolto tutto il materiale disponibile o gran parte di esso in un blog che è disponibile QUI.
Intanto rubiamo a Repubblica le battute che ci sembrano essenziali e poi vi invitiamo a leggere il blog con attenzione perché la ricostruzione storica di quella vicenda merita uno sforzo in più. Quel giorno accadde qualcosa di tragico, chi tentò di capirci qualcosa fu preso per pazzo e quasi mandato a gestire il traffico e chi ha tentato di ricostruire gli eventi è stat@ accusato di essere visionari@. C’era un brutto mondo in sicilia in quel periodo. La mafia, l’estrema destra che si addestrava per ripristinare il fascismo e c’erano i servizi segreti che facevano scuola. Tanti nomi ricorrenti che non possono non suscitare alcune domande.
Ecco cosa dice oggi Repubblica:
Una fotografia potrebbe riaprire un giallo che dura da 40 anni. Ritrae un pezzo di ala del Dc 8 che la sera del 5 maggio 1972 si schiantò sul crinale di Montagna Longa: si distinguono chiaramente tre fori d’entrata, come quelli prodotti da proiettili di grosso calibro. Quella foto fu scattata il giorno dopo il disastro aereo che fece 115 morti, ed è sempre rimasta agli atti dell’inchiesta, assieme a 300 altri scatti che compongono il fascicolo fotografico redatto dal nucleo Investigativo dei carabinieri di Palermo. Una foto fra tante, che questa volta però non è passata inosservata: a scoprirla è stata la nipote di una delle vittime del disastro, Erminia Borzì, che di recente ha riesaminato tutti gli atti dell’inchiesta assieme allo storico Giuseppe Casarrubea e all’avvocato Ernesto Pino. Da questa ricerca è nata una richiesta di riapertura dell’indagine, presentata alla Procura di Catania.
C’è anche un altro inedito in questa clamorosa ricerca che arriva alla vigilia del quarantesimo anniversario del disastro: “Quel pomeriggio, c’era un’esercitazione della Nato sui cieli siciliani”, spiega Casarrubea. Lo dice un altro atto dell’inchiesta che nessuno ha mai letto: “Da uno stralcio delle comunicazioni intercorse fra un altro veivolo e il nodo Roma informazioni, attorno alle 17, emerge una comunicazione chiarissima”. Ora Casarrubea legge uno stralcio di quella conversazione: “Di traffici riportati non ne abbiamo specificamente — dice Roma informazioni — però abbiamo un Notam, il 112, il quale suggerisce di suggerirvi di volare fra Catania control zone e Ponza, fra 220 e 310”. È una sequenza di parole in codice che si chiarisce poco dopo: “Al di fuori di questo slot c’è possibilità di possibile traffico, appunto, della esercitazione Down Patrol cui fa riferimento il Notam”. Casarrubea spiega che il “Notam” è un avviso generale. E “Down Patrol” è in realtà un errore del trascrittore. “La dizione giusta è con la A: Dawn Patrol — dice ancora Casarrubea — che è un’esercitazione aeronavale della Nato”.Ce n’è abbastanza per delineare un altro scenario di guerra, come quello che fa da ombra al disastro aereo di Ustica. Ma quei proiettili potrebbero anche essere arrivati da terra. L’ultima ricerca su Montagna Longa ricorda una scoperta fatta da Peppino Impastato nel 1973: sopra Cinisi c’era una campo paramilitare gestito da alcuni esponenti della destra eversiva. Misteri su misteri. Dice l’avvocato Pino: “Scenari a parte, abbiamo proposto alla magistratura degli elementi di fatto, peraltro già contenuti nella vecchia indagine, che evidentemente non erano stati mai esaminati. Il perché di questa disattenzione non saprei dirlo. Di certo, uno sguardo sereno e non preconcetto avrebbe visto quello che ho visto io. Vi assicuro che non abbiamo fatto grandi sforzi per trovare questi nuovi elementi”.
Così, adesso, anche l’ultima ricerca torna su uno scenario già percorso da altre denunce presentate dai familiari delle vittime di Montagna Longa. “In quell’anno, la Sicilia pullulava di fascisti”, spiega Giuseppe Casarrubea. “Un fascismo provocatorio ed eversivo su cui ancora molto c’è da scrivere”.