Dalla nostra amica, une delle Malafemmine, una di noi, Just Laurè:
“In compenso, sapevo servirmi del linguaggio che, esprimendo la sostanza delle cose, le illuminava” (Simone De Beauvoir).
Ho riscoperto queste parole evidenziate da un leggero tratto di grigio in un libro che da un po’ di tempo affascina i pochi minuti che sfuggono al disordine delle mie giornate. Immagino di averle sottolineate spinta dalla profonda convinzione del primato delle parole nel definire il mondo e quanto contiene.
In molti modi si può indicare la stessa cosa. Poche parole, però, esprimono la sostanza di quella cosa. Poche, precise parole ne illuminano il senso.
Quella frase sottolineata in grigio ha fatto capolino nella mia mente perchè leggere mi piace molto. E sebbene i giornali, i quotidiani tendano a tediarmi, se non ad indispettirmi per il modo prevalentemente acritico con cui alcuni di essi presumono di informare il pubblico, bè a volte la stampa cattura i frammenti sparsi della mia attenzione.
E’ accaduto ieri, oggi. Accadrà forse anche domani, e dopodomani.
Succederà almeno fino a quando si continuerà a definire “passionale” l’uccisione di una donna per mano di un qualunque uomo fremente di rabbia, violenza e gelosia.
Non è la giusta parola “passionale”, non definisce la sostanza di un’azione che, ben lungi dall’esprimere passione, reca in sè piuttosto la mediocre oscurità di chi, carico di disprezzo, soffoca una vita, compensando la sua debolezza con la fine dell’altrui esistenza.
Vanessa non è morta per la passione di qualcuno che la amava.
Tiziana, Stefania … non sono morte per la passione di qualcuno che le amava.
Le centinaia di donne soffocate, violentate, massacrate, buttate agli angoli delle strade o sotto un cavalcavia, abbandonate in boschi fracidi di melma, nelle crepe gelate dalla brina di montagne impietose – quasi i loro corpi martoriati fossero carne macera da immondezzaio – queste donne non sono morte per la passione di qualcuno che le amava.
Non è la giusta parola “passionale”, non esprime la sostanza di un’azione di questo genere, non ne illumina la brutalità, anzi la offusca rendendola meno tragica agli occhi di chi può dire “quell’uomo, però, l’amava”.