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Hemingway nell’arena

Dal Blog del nostro sorello Sdrammaturgo, uno scritto a nostro parere imperdibile!

Et voilà la pillola quotidiana di antispecismo servita in salsa satirica…Enjoy!

 

La cultura serve all’imbecille per legittimare intellettualmente la propria imbecillità.
Quando si parla di violenza sugli animali, i suoi più strenui difensori sono quelli più istruiti, specialmente se progressisti. Con i mezzi dialettici e la protervia forniti loro da lauree e letture, costoro fanno puntualmente appello a chissà quali principii filosofici per giustificare la propria brama di pancetta.
Il bifolco ha molta più onestà intellettuale. Lui, almeno, con un po’ di senso della dignità, ti dice nudo e crudo: “A me le sarsicce me piaciono, cor cazzo che smetto de magnalle. Chissenefrega dell’animali”.
L’intellettuale progressista no. Lui è di Sinistra, lui ha una coscienza critica e un senso etico, a lui stanno a cuore le disparità sociali ed i problemi ambientali, quindi non potrà mai ammettere il suo mero egoismo. Attraverso acrobatici e sofisticati – nel senso alimentare del termine – eurismi accademici, tenterà di convincerti – e soprattutto convincersi – che lui non continua a mangiare pajata soltanto perché gli piace, no: lui mangia pajata per un ideale.
L’intellettuale farebbe di tutto per difendere le sue grigliate di pesce conservando la propria illusione di superiorità etico-intellettivo-culturale. Tecniche di autosopravvalutazione.

Ti dirà che per noi è necessario mangiare animali, perché siamo onnivori. Gli dici che no, non siamo onnivori, bensì frugivori adattabili, come la maggior parte dei primati. Perché sì, nonostante il nostro cervello in grado di creare un microchip, siamo nient’altro che dei primati. Ricercatori universitari, geniali artisti, dotti scienziati, uomini in carriera, sappiatelo: siete dei primati. Tanta fatica, tanto studio, e rimanete egualmente degli oranghi spelacchiati nati senza ragione su un sassolino buttato in un angolo sperduto a caso nell’universo in espansione verso il Big Crunch. Dura da mandar giù, eh? Ma fatevene una ragione come me la sono fatta io: siamo scimmie con il pollice opponibile, e neanche tra le meglio riuscite.
Che poi questi qua comprano la bistecca al supermercato, vanno a casa, la consumano al tepore di un camino davanti alla televisione e si sentono simili a un leone, a un puma, a un giaguaro.
Immagino il risentimento di un leopardo: “Ehi! Così non vale! Io mi faccio un culo così per un pezzo di carne a settimana!”.

Allora l’intellettuale ti accuserà di sentirti migliore, mentre in realtà sei egoista quanto lui perché: “E allora le piante?”. Ma sta fingendo, perché lo sa benissimo anche lui che esistono tre regni biologi ben distinti: minerale, vegetale, animale. E che dunque dire: “Che differenza c’è tra un coniglio e una carota?” è come dire: “Che differenza c’è tra le zucchine e la ghiaia?” o ancora: “Che differenza c’è tra mio zio e uno scoglio?”. A meno che lui non sbucci il coniglio ed accarezzi la carota, ovvio.
Magari gli rispondi che la stragrande maggioranza dei vegetali viene coltivata per foraggiare gli allevamenti, e che quindi, smettendo di mangiare prodotti di origine animale, ne beneficiano anche le piante. Ma è la logica alla base della sua osservazione ad essere quantomeno pirotecnica. Egli infatti ti sta praticamente dicendo: “Visto che qualche essere vivente lo dobbiamo uccidere, tanto vale ucciderli tutti”. Che è un po’ come dire: “Visto che per rifare il bagno devo buttare giù un tramezzo, tanto vale demolire la casa”.
L’impatto zero non esiste: il solo fatto di venire al mondo di un individuo di qualsiasi specie, comporta il danneggiamento e la distruzione di altri e di parte dell’habitat. Ma ho sempre reputato assodata la saggezza del “limitare i danni”.

Probabilmente il progressista continuerà sostenendo che sì, gli allevamenti intensivi sono una mostruosità, ma seguendo il metodo di una volta, in campagna, col contadino amorevole, è tutta un’altra cosa e all’animale spetterebbe “la dolce morte”. “La dolce morte”: “il tumore carino”, o l’eutanasia praticata su uno che sta bene, o il suicidio di uno non consenziente.
Sono sempre stato contrario all’aggiunta dell’aggettivo intensivi quando ci si esprime contro gli allevamenti. Come se essere ammazzati nella Vecchia Fattoria o nella Casa nella Prateria fosse tutta un’altra cosa. Intensivi o virgiliani, la segregazione, lo sfruttamento e l’uccisione non sono mai arcadici. Personalmente, so di non voler essere ammazzato né in galera né nella Playboy Mansion. Quando qualcuno mi parla di quanto sia accettabile morire nella stalla di Metastasio, gli faccio una proposta: “Ora ti lascio vivere libero. Viaggi, trombi, ti diverti, dormi, ti finanzio una vacanza lunghissima. Poi tra cinque anni ti sparo in testa, non sentirai nulla. Ti sta bene?”. Non accetta mai nessuno.

Forse si giocherà la carta dell’onnivorismo proletario: “Un povero non potrebbe permettersi di essere vegano!”. Un chilo di fagioli della tipologia più pregiata, un euro; un chilo di carne, la più economica, quella di scarto, cinque, bene che vada. Quello è un intellettuale che non suole fare la spesa.

E non ci si dimentichi dello strumento dialettico prediletto del vero democratico: il relativismo voltairiano. “Voi fate proselitismo. Tu sei libero di non mangiare la carne, è una tua scelta che rispetto, ma non puoi pretendere che lo faccia pure io. Anche tu devi rispettare le mie opinioni ed il mio modo di vivere”. Non si comprende che tra me e te c’è un terzo che ci rimette: se io smetto di mangiare carne ma tu no, il maiale muore lo stesso. Non si tratta di un’oziosa querelle puramente teorica tra due parti: c’è una terza parte che viene accoppata sul serio. “Tu sei libero di non stuprare quella donna, ma non puoi impedire a me di farlo”.

C’è anche l’argomento individualista: “La gente diventa vegana per moda”. Al pollo non interessano i motivi per i quali non lo ammazzi: ciò che gli preme è unicamente che non lo ammazzi. Anche a me, non è che mi importi granché sapere se il portinaio non mi spara per radicate convinzioni morali o soltanto per quieto vivere o per convenienza o per non finire in galera: l’importante è che continui a non spararmi.

Infine, l’intellettuale concluderà che lui è un umanista e non trova giusto equiparare il dolore degli animali a quello degli esseri umani, noi antispecisti pratichiamo una sorta di antropomorfizzazione degli animali. Ma, tendenzialmente, ad usare l’argomentazione “con tanti esseri umani che soffrono, voi pensate agli animali!” sono sempre quelli che non si interessano né agli animali né agli esseri umani.

E poi ci sono le gloriose tradizioni: il Palio di Siena, la corrida, ‘ste cose qui. E a questi eventi l’intellettuale ci tiene particolarmente.
Anche in questo caso, il bifolco brilla per sincerità: “All’ippodromo e a la corrida me tajo da le risate”. Non la tira troppo per le lunghe.
L’intellettuale progressista no: l’ippodromo lo incendia, e riguardo la corrida, ad esempio, ti parlerà delle usanze secolari, millenarie, dell’enorme importanza culturale della conservazione dei riti ancestrali, del tema della rimozione della Morte nella cultura occidentale, della globalizzazione a cui la corrida si oppone, della dimensione mitico-simbolica della sfida Uomo-Natura, e di tante altre questioni “troppo complesse” per essere affrontate sbrigativamente. Ti dirà che sei un ignorante, perché pensi che il toro venga drogato e invece non è vero; perché confondi i banderilleros con i picadores; perché sei convinto a torto che sia un bieco intrattenimento ludico, mentre invece si tratta di un rituale dall’alta valenza storico-culturale. Quindi informati, poi parla.
Penso al toro.

TORO Cazzo, adesso mi drogate, poi mi fate massacrare dai banderilleros e poi mi trucidate per divertimento!
SPECIALISTA Ma no, ignorantone! Prima di tutto, non ti droghiamo affatto; in secondo luogo, a massacrarti sono i picadores; ma ciò che conta più di tutto il resto è che ti trucidiamo per un profondo valore storico-culturale.
TORO Ah, allora va bene.

Ecco, se uno vuole accoltellarti e tu lo implori di non farlo, quello ha tutto il diritto di dirti: “Ma taci, ché non sai niente sulle pratiche di accoltellamento, sulla loro storia e sul rapporto uomo contro uomo. Lo sai che tipo di lama è questa? Non lo sai. Lo sai di che materiale è fatta? Non lo sai. Lo sai da dove deriva il gesto con cui intendo spanzarti? E allora che parli a fare?!”. Pertanto, in quei casi, con umiltà, è bene ammettere la propria insipienza in materia e farsi accoltellare con entusiasmo, perché è un’esperienza che può arricchire molto intellettualmente parlando.
Quello che i dotti sostenitori della corrida si ostinano ad ignorare è che al toro, della rimozione della Morte nella cultura occidentale, del valore sociale del rito, della globalizzazione, della diversa concezione del dolore in Savater e Singer, nun je ne frega ‘n cazzo.
Voi l’avete mai visto un cinghiale che legge Lévi-Strauss? Io no.
E pure i puledri del Palio di Siena mi sa che della storiografia urbana, mi sbaglierò, ma se ne sbattono i rognoni.
Coinvolgere gli animali nei nostri interessi è l’unica vera antropomorfizzazione degli animali.

Io sarei favorevole alla globalizzazione dell’intelligenza.

Le tradizioni popolari violente che prevedono l’utilizzo di animali hanno da sempre suscitato l’interesse di prestigiosi intellettuali. Tra quelli che amo di più, mi sovvengono Eugenio Montale appassionato del Palio di Siena, Guillermo Arriaga cacciatore, Ernest Hemingway maniaco della corrida.
Ho imparato presto che il talento non ha niente a che vedere con la sensibilità. I grandi scrittori, i grandi artisti, sono in fondo persone che sanno fare bene qualcosa, possiedono un dono naturale, una tecnica, né più né meno di chi è portato per il bricolage o è bravo a giocare a pallone.
Per un uomo colto, però, ritengo il suo sapere un’aggravante della sua mancanza di empatia, dal momento che avrebbe tutti gli strumenti cognitivi per comprendere le pecche della barbarie.
Ma voglio dare, che so, agli eruditi amanti della corrida una possibilità di ottenere il mio rispetto.
Sicuramente, in giro per il mondo, da qualche parte, in qualche tribù, si staranno ancora facendo dei sacrifici umani, riti ancestrali che provengono da un passato antichissimo e che perciò hanno un’enorme significato culturale.
Ecco: il giorno in cui vedrò uno di questi istruiti sostenitori della tauromachia offrirsi volontariamente per essere massacrato, trucidato, ammazzato in un rito di sangue al fine di sostenere con i fatti e in prima persona l’importanza socio-culturale della conservazione dei rituali arcaici che mettono al centro la Morte permettendone la prosecuzione, non solo ricomincerò a mangiare animali e prodotti di origine animale, ma comprerò il biglietto per andare a vedere la corrida, ne diventerò indefesso sostenitore a mia volta e cercherò persino di diventare picador o banderillero, o al limite allevatore di tori de lidia.
Fino a quel momento, però, mi riserverò di considerarli nient’altro che vigliacchi scolarizzati.
Se no è troppo facile. “Il rituale ancestrale, la rimozione della Morte”, e poi tu in poltroncina a prendere appunti per il prossimo libro mentre quell’altro si becca le lame in corpo nell’arena? E no, eh. Comincia a prendere le coltellate tu o a frantumarti addosso alla parete di una curva per consentire ad un altro preparatissimo autore di celebrare la nobiltà di certe usanze, poi mi racconti cosa si prova a stare dall’altra parte.
Dice il saggio: “So’ tutti froci col culo dell’altri”.
“Mettete sullo stesso piano uomini e animali, è indecente”. È vero: in effetti nessun toro ha mai pagato un biglietto per vedermi sgozzare da qualcuno.
È sufficiente capire una cosa semplicissima: un pollo, nella sua diversità, è più simile a noi che a un ferro da stiro.

 

 

Posted in Animalismo/antispecismo, Satira.


12 Responses

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  1. Claudio says

    Per vedere se un ragionamento o un processo logico o un teorema reggono, bisogna radicalizzarli, cioè portarli alle estreme conseguenze.
    Il parallelo con lo stupro è una radicalizzazione, il che significa che lo reputo la cosa più estrema possibile, il che significa che già solo nella scelta di quel termine di paragone c’è tutta la cura e la massima considerazione che ho dello stupro.
    Quindi, implicitamente, ho parlato di stupro eccome, dicendo tra le righe: “Lo stupro è la cosa peggiore e più grave concepibile”.
    Se ci si ferma alla superficie e non si attiva l’analisi ermeneutica, tutto può apparire schifoso e inquietante.
    Uno dei motivi per cui sovente esito a scrivere è proprio perché temo la cattiva interpretazione. E come vedi mi confermi che il fraintendimento è sempre dietro l’angolo anche quando sembrerebbe impossibile.
    Ma probabilmente è colpa mia che sono una pippa a scrivere e ho una tecnica che lascia molto a desiderare.

  2. Brilly says

    No, non ho mai detto che mi fai schifo. Ho parlato solo di quell’accostamento. E non è un giudizio su di te, nè sul tuo modo di vedere le cose che, da vegana mi sta benissimo. Sono le parole “donna stuprata” che mi fanno accaponare la pelle e a questo punto anche il loro uso ad un fine che non sia quello di parlare di stupro (“paragone iperbolico per confutare un certo ragionamento specista”) e di donne che mi turba e allora divento iperbolica anch’io e dico che mi fa schifo.Comunque, se di artificio retorico si trattava, bene, non mi piace ma tant’è. Ma davvero, il senso del post è chiaro, a volte la tecnica lascia a desiderare (punto di vista personalissimo) e non sempre (o quasi mai) il fine giustifica i mezzi. Da qui a pensare che io ti abbia definito schifoso o inquietante ne passa.

  3. Claudio says

    E pensi male.
    Spiacente di farti schifo, ma credo che il senso di quel parallelismo lo abbiano capito tutti.
    Si tratta di un esempio iperbolico per confutare un tipo di ragionamento specista e non già un paragone concettuale (per quanto le classifiche tra le vittime di violenza, siano esse donne, animali, uomini, bambini, penso che non vadano fatte).
    Credo quindi che più semplicemente tu non abbia compreso il senso di quell’accostamento.
    Non a caso questo scritto è stato accolto su un blog come questo.
    Detto ciò, non ho la presunzione di escludere in modo assoluto la possibilità che io sia un individuo inquietante, ma credo che siano ben altri e ben altre cose a dover suscitare inquietudine. Ad esempio appunto chi nelle sue scelte non tiene conto del dolore dell’altro, sia esso un animale, una donna, un esponente di una minoranza etnica ed ogni altro ultimo del pianeta.

  4. Brilly says

    il post è brillante ma io saro strana ma l’accostamento con lo stupro di una donna mi lascia perplessa, per non dire che mi fa schifo. Sono vegana da 7 anni e quindi posso venire qui a dire che fino a 7 anni fa mangiavo tutti gli animali del mondo cucinati in tutte le salse senza per questo essere buttata fuori a calci, credo. Non conosco nessuno che non sia “diventato” vegano e che ci sia “nato”, francamente. Certo, da piccola non sceglievo, mangiavo ciò che la mia tradizionalissima famiglia mi imponeva, peraltro con le migliori intenzioni. Niente alibi però: dall’età della ragione fino ai 31 anni ho mangiato carne scegliendo ogni giorno di farlo. Non ho pagato per questo e a ripensarci mi dispiace di non aver preso coscienza prima di quanto stavo sbagliando. Detto questo, il mio passato di carnivora consapevoe e impunita non penso mi ponga al di fuori di questo blog. Voglio invece sperare che se un uomo si affacciasse su queste pagine confessando che, prima per tradizione e abitudine, poi per sceklta e piacere, ha violentato decine di donne di tutte le età in tutti i più barbari modi (sempre che ce ne sia uno meno barbaro, ça va sans dire) e poi, illuminato, ha capito che anche le donne erano degne di ripetto e ha smesso, il ban sarebbe immediato e magari non solo quello. Mi rendo conto di semplificare all’osso un problema complesso però una cosa è non voler stabilire priorità nelle lotte perché ognuno abbraccia una causa (o una faccia della stessa causa, in realtà) e fa la sua lotta in modo del tutto legittimo, un’altra è fare paralleli inquietanti che non possono neanche essere liquidati come paradosso o altro artificio retorico (cosa che peraltro non penso l’autore abbia intenzione di fare).

  5. Paolo84 says

    Io sono un mangiacarne e dico che claudio ha perfettamente ragione: noi onnivori dobbiamo smetterla di accampare scuse. Io voglio continuare a mangiare carne, pesce, formaggio, latte semplicemente perchè mi piace il loro sapore, so benissimo che potrei rinunciarci se volessi ma non voglio (del resto un sacco di gente ha abitudini o vizi persino più dannosi, tipo fumare, a cui non vuole rinunciare). Gli animali sono buoni da mangiare: tutte le ottime argomentazioni etiche, sanitarie, ambientaliste di questo mondo non modificano questo che per me è un dato di fatto ed è l’unico motivo per cui io non smetterò di mangiare carne. Sinceramente io sono specista, credo che polli, pesci, maiali e mucche abbiano meno dignità di noi esseri umani, ma in quanto appartenente agli esseri umani mi rendo conto di essere di parte e che il mio specismo è strumentale a soddisfare il mio palato..può darsi anzi è quasi certo che i vegan abbiano una sensibilità e un senso etico maggiore del mio, posso dire di ammirarli e rispettarli ma la salsiccia continuo a mangiarla perchè è buona. Posso anche dire di essere contro gli allevamenti intensivi, vorrei che gli animali morissero soffrendo il meno possibile ed è vero, posso anche impegnarmi a limitare il mio consumo di carne ma questo non cambia la realtà: io voglio la morte di bovini, suini e pesci solo per soddisfare il mio palato. Noi mangiacarne dobbiamo ammettere di essere egoisti e piantarla di trovare giustificazioni filosofiche a quello che nei paesi occidentali ricchi non è più una necessità ma un’abitudine alimentare, un gusto, per certi versi un vizio. Detto questo, che ognuno si mangi quel che vuole.

  6. Claudio says

    L’Onu me fa schifo, come ogni altra istituzione di potere e dovrebbe essere abolito. Intendevo dire che l’impatto ambientale della carne è talmente palese che persino gli organismi ufficiali sono stati costretti ad ammetterlo.
    Ma so che avevi capito dal principio il senso della mia affermazione e ti serviva solo un appiglio qualsiasi per questionare. Se no mo’ pare che qui semo a favore dell’Onu, e magari pure della Nato e dell’esercito e della tortura e delle martellate sulle gengive ai passanti.

    Sull’impatto dell’uomo sulla natura stiamo dicendo la stessa cosa, quindi non fare il paraculo.

    Quando si parla di coltivazioni si intende i terreni, non i prodotti. Quindi non nel senso che quello che coltiviamo per i maiali ce lo possiamo mangiare noi, bensì che i terreni usati per coltivare alimenti per i maiali possono essere usati per altro.
    Ma sono convinto che fai solo finta di non capire. Sarebbe da fessi non comprendere ovvietà così elementari.

    La produzione di carne è una delle cause di fame nel mondo perché comporta uno spreco di acqua e terra insostenibile.
    Immagino che tu sappia quanti litri d’acqua e quanti chili di vegetali ci vogliano per produrre un solo chilo di carne.
    Quindi sì, insieme alle guerre e alla carenza di infrastrutture, sei anche tu mentre mangi il tuo panino al prosciutto a far morire quei poveri bambini di fame.

    E no, ho messo sullo stesso piano specisti e razzisti, che è ben diverso.
    Ripeto, non fare il paraculo, ché qui nessuno ci casca.

    E ri-ripeto: sta’ sereno, ché il tuo panino al prosciutto è garantito dalla legge. E dall’Onu, che sta dalla tua parte, non dalla mia.

  7. Claudio says

    E invece siamo proprio come gli altri animali, esattamente come il ghepardo è come l’airone e l’airone è come lo squalo, e non siamo come gli altri animali esattamente come il ghepardo non è come l’airone e l’airone non è come lo squalo.
    Tutti gli animali appartengono allo stesso regno biologico ed hanno macrocaratteristiche uguali o simili, ma ogni specie è diversa dall’altra.
    Il ghepardo ha una muscolatura particolarmente reattiva e riesce a correre a 114 Km/h; l’airone ha ali e grande resistenza e può volare incessantemente per mesi; lo squalo può respirare sott’acqua; noi abbiamo la scatola cranica più sviluppata e siamo in grado di pensare. Caratteristiche differenti, tutto qui.
    La capacità di pensare comporta delle conseguenze (come le comportano la velocità, il volo, l’immersione, etc.). Nella fattispecie, permette di avere un senso etico e porsi domande su se stessi, il mondo, gli altri.
    Ciò non ci rende superiori o “altro” dagli animali, semplicemente differenti, esattamente come una vipera è differente da un coyote.
    Nel caso degli animali non umani, ci pensa la natura attraverso l’istinto a regolamentare l’impatto su ambiente ed altre specie: nessun animale mangia o distrugge ciò che non gli è indispensabile.
    La nostra capacità di pensiero ci consente invece di eludere in parte o forzare la natura, ma la stessa riflessione può intervenire a correggere e riportare entro i binari naturali: visto che la carne non ci è indispensabile, possiamo fare a meno di mangiarla.
    Poi l’antispecismo può anche essere stupido, ma gli interventi di Eloise e del ragioniere mi pare confermino quanto espresso nel post: si cercano argomentazioni elaborate per difendere il proprio panino al prosciutto.
    Eddaje, nun se pijamo pe’ ‘r culo.
    Ma soprattutto, non capirò mai l’accanimento antivegano. Specisti, onnivori, amanti della carne: la legge è dalla vostra parte, gli Stati sono dalla vostra parte, i Governi sono dalla vostra parte, il business internazionale è dalla vostra parte, le popolazioni sono dalla vostra parte, noialtri siamo a malapena l’1% della popolazione, quindi non avete nulla da temere, la vostra porchetta è al sicuro, nessuno ve la tocca.

  8. Eloise says

    Se, come con grande gusto l’autore dice, siamo primati con pollice opponibile nemmeno venuti tanto bene, perchè dovremmo preoccuparci dell’eticità di quello che mangiamo? Nessun animale lo fa, perchè nessun animale ha un’etica. Quindi lo stesso sostenere che ci sono ragioni etiche per non mangiare gli animali dimostra che non siamo come gli animali. E una volta appurata questa diversità, l’argomento antispecista, in tutta la sua stupidità, cade. Potrebbero rimanere altre motivazioni puramente pratiche per non mangiare carne (costi ambientali e sociali, ancora molto controversi, peraltro), ma se per ipotesi sviluppi tecnologici o sociali permettessero di superarli, l’ammazzare animali di per sè non rappresenterebbe affatto un problema etico oggettivo, ma solo una preferenza culturale.

  9. Il Ragioniere says

    “L’ha dovuto riconoscere pure l’Onu.”

    Ma la finiamo di considerare l’onu la massima autorità in materia di verità nella galassia? Non ce l’ho solo con te Claudio, ma con altre persone assimilabili alla tua sfera ideologica su questo e su altri siti, su internet come su altri.

    Mi ricordo la storia del femminicidio ad esempio; per alcuni la prova del femminicidio era il fatto che l’aveva detto l’onu. Come se la cosa bastasse a renderla vera. L’onu è fatto da politici, se dicono certe cose fatevi venire almeno il dubbio che le dicano per motivi economici; ad esempio se dicono che c’è il femminicidio lo dicono per ricevere finanziamenti per andare in giro nel mondo a dire che esiste il femminicidio, ecc.

    Se l’onu dice che il cielo è rosa, ma io mi affaccio alla finestra e vedo che blu, mi venite a dire “guarda che pure l’onu ha dovuto ammettere che il cielo è rosa” ? Abbasso l’onu comunque.

    Vediamo alcuni dei tuoi altri argomenti:

    “Ma soprattutto rivela un’ingenuità antropocentrica disarmante, tipica di chi pensa che gli equilibri del pianeta Terra, della natura, dipendano dall’essere umano.”

    Secondo antropocentrico è chi chiede che l’impatto dell’uomo sul pianeta sia così marcato tale da richiederne il totale stravolgimento. Mi riferisco agli ambientalisti, ecc. Per quanto mi riguarda il pianeta è così robusto e talmente più potente di noi che preoccuparsi per la sua salute è semplicemente ridicolo. Questo pianeta ha subito cataclismi che a confronto tutte le armi atomiche sulla terra sono il ruttino di un bebè. Inoltre non dimentichiamoci che siamo noi stessi parte della natura, non ne siamo al di sopra o al di sotto.

    Preoccuparsi eccessivamente per “madre natura” è un sintomo di arroganza e volontà di rompere le scatole agli altri senza motivo.

    “E l’80% circa delle coltivazioni al mondo servono a foraggiare gli animali d’allevamento, visto che per produrre 1 kg di carne servono chili e chili di vegetali. Immagino che tu mangi meno di una mucca o di un maiale.
    Se tutto il mondo passasse ad una dieta vegana ci sarebbe dunque una riduzione di coltivazioni di un buon 70%, dal momento che non ci sarebbero più animali tenuti in soprannumero da sfamare e i prodotti dell’agricoltura sarebbero destinati direttamente al genere umano nella loro totalità.”

    Sono sciocchezze perchè sappiamo benissimo che ciò che viene coltivato per sfamare i maiali non può essere consumato dall’essere umano.

    “Ormai lo sa chiunque che la produzione di carne ha un impatto ambientale insostenibile ed è tra le principali cause di fame nel mondo. E mica solo a detta della controinformazione estremista, eh. ”

    si certo, lo dice l’onu per cui prendiamolo per oro colato. A me sembra che la fame nel mondo sia dovuta alle inefficienze dei paesi del terzo più che altro, a guerre, ecc. Guarda l’africa, sicuramente li la gente muore di fame per gravi carenze di infrastrutture e guerre varie che impediscono la produzione e distribuzione efficiente del cibo. Non credo che sia l’allevamento del bestiame a far morire quei poveri bimbi di fame! E’ un’assurdità.

    ” “Non possiamo mica abolire la schiavitù: poi cosa fanno i milioni di negri che lavorano nei campi? Non sono in grado di affrontare la vita civile. Li lasciamo scorrazzare in giro?”.”

    bravo hai messo sullo stesso piano persone di colore e polli. Ma che razza di discorso è!

  10. Claudio says

    Che all’organismo umano, maschio o femmina che sia, non è indispensabile la carne è ormai assodato anche per la medicina ufficiale, dal momento che non siamo carnivori né onnivori, bensì frugivori adattabili, come gran parte dei primati.
    L’argomentazione dell’estinzione è di una perversione ineguagliabile. I sostenitori dello schiavismo sostenevano la stessa cosa: “Non possiamo mica abolire la schiavitù: poi cosa fanno i milioni di negri che lavorano nei campi? Non sono in grado di affrontare la vita civile. Li lasciamo scorrazzare in giro?”.
    A parte il fatto che far nascere esseri viventi e senzienti al solo scopo di essere ammazzati è di un sadismo malato che manco Albert Fish. Ma soprattutto rivela un’ingenuità antropocentrica disarmante, tipica di chi pensa che gli equilibri del pianeta Terra, della natura, dipendano dall’essere umano.
    Dovresti sapere ad esempio che il maiale, lasciato allo stato brado, rinselvatichisce subito. I figli mostrano subito una peluria più sviluppata. I figli dei figli sono già pressoché identici ai cinghiali.
    Lo stesso dicasi per le galline, le quali si difendono dai predatori tipici (volpi, faine) riparandosi e dormendo sugli alberi, arrampicandosi con l’ausilio di ali ed artigli.
    E così via.
    E l’80% circa delle coltivazioni al mondo servono a foraggiare gli animali d’allevamento, visto che per produrre 1 kg di carne servono chili e chili di vegetali. Immagino che tu mangi meno di una mucca o di un maiale.
    Se tutto il mondo passasse ad una dieta vegana ci sarebbe dunque una riduzione di coltivazioni di un buon 70%, dal momento che non ci sarebbero più animali tenuti in soprannumero da sfamare e i prodotti dell’agricoltura sarebbero destinati direttamente al genere umano nella loro totalità.
    Ormai lo sa chiunque che la produzione di carne ha un impatto ambientale insostenibile ed è tra le principali cause di fame nel mondo. E mica solo a detta della controinformazione estremista, eh. L’ha dovuto riconoscere pure l’Onu.
    Quanto alla cosa della superiorità, anche se tu avessi ragione, di questa superiorità non me ne farei granché. Quando danno fuoco ad un rom non mi consola molto l’idea di essere migliore del nazipiromane.

  11. feminoska says

    caro Ragioniere,
    ti ringrazio di cuore per aver commentato con così tante scemenze!
    Non solo perché da ciò che dici si capisce con quanta superficialità affronti un argomento che chiaramente non conosci (dal momento che la realtà è esattamente l’opposto di ciò che sostieni, e se avessi letto un pò dei post pubblicati sull’argomento in passato lo sapresti!) ma anche perché dimostri che la tua capacità di empatia è quella di un masso erratico! E per i discorsi di convenienza politica, o dell’autorevolissimo esempio del dalai lama che dire… ma devo commentare?!?!
    Personaggi come te fanno per la causa antispecista più di mille trattati filosofici, perciò ritengo davvero doveroso omaggiarti dei miei più sentiti ringraziamenti!
    Ps: l’autore dell’articolo comunque é un uomo, giusto perché tu lo sappia!
    Pps: le droghe pesanti fanno male!

  12. il ragioniere says

    perchè arrivare a criticare addirittura i propri alleati ideologici della sinistra, solo perchè hanno l’ARDIRE di argomentare a favore dell’ovvio? CHE MOSTRI! COME SI PERMETTONO DI AVERE UN’IDEA DIVERSA DALLA MIA! GRR

    Comunque secondo me non mangiare gli animali è pura idiozia, l’unica ragione valida per non farlo è quella di tipo religiosa, ma addirittura il dalai lama non riesce a fare a meno della carne- questo per dare un’idea di quanto sia esagerato rifiutarsi di mangiarla.

    Certo che poi per una donna la carne può essere meno importante per via del differente metabolismo rispetto ad un uomo, per cui per voi è più facile pontificare o sentirvi superiori perchè non ne mangiate. (ps la dieta vegetariana è solo un modo per sentirsi superiori al prossimo)

    Comunque resta il fatto che tu non desideri la morte e l’estinzione di animali. Benissimo, se smettessimo di mangiare carne, cosa succederebbe ai milioni di animali usati per l’allevamento? Cos’è li lasciamo tutti liberi di scorazzare in giro? Probabilmente si estinguerebbero nel giro di poco, non sono più adatti alla vita selvaggia. Decidere di non mangiare carne a livello globale provocherebbe la scomparsa di questi animali, quindi non mangiare carne per ridurre la morte degli esseri viventi non ha palesemente senso.

    Anzi, è proprio il fatto che alcune specie vengono mangiate che ne garantisce la sopravvivenza.

    Seconda cosa, tu credi nella limitazione dei danni o altre fandonie: ma se tutto il mondo passasse ad una dieta vegetariana, non credi che ci sarebbero comunque fortissimi scompensi derivanti da questa scelta? La già citata estinzione di molte specie animali-o comunque la loro messa in libertà-, la necessità dell’aumento esponenziale delle superfici coltivate per poter sfamare più persone unicamente con vegetali che sicuramente porterebbe alla sottrazione di terreno e risorse ad altre specie animali, e così via. Insomma passare tutti ad una dieta vegetariana sarebbe un qualcosa dall’impatto fortissimo sul pianeta, senza dubbio.

    Poi vabbè l’importante è che ti senti superiore perchè empatizzi col pollo.