E’ di oggi la notizia – pubblicata sul Manifesto e sul sito di Amnesty International – che Hana Shalabi, giunta ormai al suo 37° giorno di sciopero della fame, sia in pericolo di vita.
Hana è una giovane palestinese di 30 anni originaria di Burquin (Jenin), sottoposta a detenzione amministrativa e perciò rinchiusa in carcere in Israele SENZA ACCUSE FORMALI. Hana peraltro già in passato ha vissuto due anni e mezzo in carcere senza accusa né processo: a questa ennesima, ingiusta ed inumana detenzione (Hana ha infatti riferito di aver subito maltrattamenti e intimidazioni delle autorità carcerarie, compresa la minaccia di non poter più ricevere visite dai familiari) ha reagito con lo sciopero della fame.
Come riportato dal sito di Amnesty International, “In base alla detenzione amministrativa, le autorita’ militari israeliane possono imprigionare palestinesi della Cisgiordania senza processo e a tempo indeterminato, qualora siano sospettati di costituire una ”minaccia alla sicurezza”. Sono piu’ di 300, tra cui 20 parlamentari del Consiglio legislativo, i palestinesi attualmente sottoposti a questo tipo di detenzione amministrativa.”
La condizione di Hana si sta deteriorando velocemente, dal giorno dell’arresto ha perso 14 chili e ha problemi alla tiroide e disturbi di altra natura. I genitori di Hana hanno perciò deciso di unirsi allo sciopero della fame in solidarietà della propria figlia. Poiché esiste il rischio reale che Hana Shalabi muoia in prigione, il padre ha lanciato un appello internazionale perché si faccia pressione sul governo israeliano per la liberazione di sua figlia.
Le sue parole sono state: “Hana non è solo mia figlia, ma la figlia di ogni Palestinese.”
Qui sotto il link all’intervista, sottotitolata in inglese, fatta alla sorella di Hana, Zahera.