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Bullismo femminile a Livorno

di Fialabronica

“A Livorno non ci facciamo mancar niente” è il modo consueto del livornese per dire che in questa cittadina di periferia toscana c’è sempre qualcosa che va storto. Di solito è il vento, che è sempre presente e cambia in continuazione – e i livornesi sono tutti meteopatici, che lo ammettano o meno.

Così quando oggi ho sfogliato il Tirreno e letto l’articolo sul nuovo episodio di bullismo adolescenziale femminile – un fenomeno che si ripete spesso, ormai – la frase mi è salita alle labbra in automatico: non ci facciamo mancare proprio niente!

Non ci facciamo mancare niente, perché in realtà a Livorno ci sono stati ripetuti casi di pesante stalking maschile ai danni delle donne (chi non ricorda il ragazzo in motorino che insultava pesantemente le donne che avevano la ventura di trovarsi in giro nelle ‘ore piccole’ e dopo esibiva i ‘gioielli di famiglia? Era nel 2010, e una signora si è addirittura procurata una frattura nel tentativo di fuggire ad una imminente aggressione), svariati casi di violenza maschile (non solo a sfondo sessuale) sempre contro donne ( si parla ancora del 2010) e svariati casi di denuncia per abusi sessuali su minorenni femmine (e si parla dello scorso anno).

Non ci facciamo mancare niente perché, proprio nel corso del dibattito “Donne sull’orlo della crisi del debito” svoltosi all’Ex Caserma Del Fante il 10 marzo scorso un ragazzo denunciava il machismo di questa città, l’impossibilità di vivere modelli di relazione e di scambio alternativi al patriarcato ed al sessismo, l’assenza di una vera ribellione al sessismo machista da parte del tessuto sociale e la presenza insistente di modelli maternalisti del tutto complementari – e affini, e di supporto – al machismo.

Del resto chi legge il  Vernacoliere non può non ricordare il“Troio” l’icona satirica del livornese spaccone, col ‘pacco’ ben in vista e sempre in cerca di scalpi femminili da vantare e sesso facile da consumare.

E che questa città sia permeata da un machismo tanto ben camuffato quanto soffocante me lo confermavano in privato anche amici gay, secondo il quale molti omosessuali vivono in totale clandestinità la propria sessualità per paura di venir emarginati dal giro di amicizie nonché dai contesti lavorativi.

Dunque è vero, non ci facciamo mancare niente, ma solo sul versante monotematico e tristemente noto del sessismo.

Il bullismo adolescenziale femminile in effetti è costantemente registrato dalla cronachistica locale come in aumento, ed è bastato uno scrolling di poche pagine degli archivi online del Tirreno per scoprire che le prime avvisaglie datano almeno al 2006, anno nel quale sono registrati ben due episodi di “babygang” femminili di quindicenni che si scagliano su una coetanea riducendo a mal partito anche l’eventuale soccorritore coetaneo di turno. Nel 2007 altri due casi di scambio violento di convenevoli fra ragazzine poco più che 15enni, sembra destati da gelosia o da ribellione ad insulti razzisti. Sempre nel 2007 a Livorno emerge il fenomeno ‘bullismo’ anche in età preadolescenziale, bambine delle elementari che si divertono a mobbizzare compagne e compagni di classe  senza arrivare a violenze fisiche vere e proprie ma producendo comunque episodi di intimidazione ed emarginazione del più debole a tutto vantaggio delle più forti, quasi sempre coadunate in gruppi chiusi ed autoreferenziali. Nel 2010 un’intervista ad una tredicenne  sembra confermare la persistenza di atteggiamenti pesantemente mobbizzanti da parte di gruppi femminili ai danni di coetanee, anche se a dire il vero più che di vero e proprio ‘bullismo femminile’ nel senso odierno del termine, sembra trattarsi di rivalità, protagonismi e contrapposizioni abbastanza consueti negli ambienti femminili, scolastici e non. Nello stesso anno comunque due ragazzine si scontrano fisicamente all’uscita di scuola e una di loro ne esce con un dito rotto.

Nel 2011 ancora due casi di aggressioni violente fra ragazzine adolescenti, uno ad aprile e l’altro a fine giugno:  nel primo caso si tratterebbe di una rissa per gelosia e insulti, mentre nell’ultimo caso si tratta addirittura di una sfida iniziata quasi per gioco su Facebook e prontamente spettacolarizzata tramite il social network tanto da attrarre un nutrito gruppo di spettatori/scommettitori fra i maschietti coetanei. Fra le due protagoniste c’è qualche anno di differenza – e in realtà sembrano essere amiche -, ma si danno ugualmente un primo appuntamento da duellanti via Facebook  che andrà deserto,  davanti ai bagni Fiume sul lungomare labronico, e successivamente rinnovano la sfida in rete e per incontrarsi finalmente a fine giugno sempre sul lungomare: a rimetterci sarà la più piccola, che comunque rivendicherà l’onore delle armi per il coraggio di aver affrontato lo scontro con una più grande. Sempre nel 2011, ma non nell’ambito del bullismo adolescenziale, si registra una rissa fra squillo rumene e livornesi per questioni di dominio territoriale nella zona della Stazione. A fine anno, comunque, un breve trafiletto sul fenomeno dilagante delle babygangs femminili rende noto che la diffusione del bullismo femminile è a Livorno persino superiore a quello di Firenze. Cosa sta dunque succedendo nella ‘rossa Livorno’?

E’ un fenomeno che ha diffusione su scala nazionale, quello del bullismo femminile adolescenziale: notizie analoghe a quelle labroniche si ritrovano così al nord come al sud ,

e la violenza delle donne sulle donne non è assolutamente un fenomeno nuovo, né più da tempo tacitato dai media e men che meno tacitato da questo blog .

Dunque la domanda vera da porsi sarebbe “cosa accade alle donne?”, e anche questa non sarebbe cosa nuova, chè dai tempi del Governo Vecchio sappiamo che “le donne sono le peggiori nemiche delle donne”, e che per un ‘sorellanza’ che trovi molte, troppe sono ancora le rivalità, gli abusi di potere, le sottili violenze psicologiche intrise di perfidia che ci circondano.

Quello che in realtà mi ha spinto a scrivere di questo argomento per troppi versi scomodo è un’osservazione di P., il compagno di cui parlavo all’inizio, quello che è intervenuto al dibattito di Livorno: P. ha detto – giustamente – che il trattamento riservato alle donne è una spia di quanto e come una società profondamente gerarchizzata e quindi piramidale schiacci la base tanto prepotentemente quanto violentemente, e quindi ha implicitamente sottinteso che la questione di genere non è che una – sia pur macroscopica –delle forme  di oppressione di una società saldamente ancorata all’autoritarismo. E che questo sia tanto più vero in una società governata da ciniche regole economiche che fanno dei corpi delle ‘merci di scarto’ così come a merce di scarto riducono la forza lavoro, la salute, finanche la riproduzione stessa, è –credo-oggi più che mai evidente.

Prima ancor di passare all’analisi motivazionale dei singoli episodi di violenza o alla decostruzione della mediatizzazione del fenomeno da parte del mainstream, è -secondo chi scrive -necessario contestualizzare l’escalation della violenza fisica femminile nella cornice storica attuale che obbliga ormai tutti e tutte a considerare il proprio e l’altrui corpo come un elemento privo di importanza, azzerato dall’inutilità assegnatagli dall’economia dello shock, dei disastri e delle plusvalenze finanziarie, un’economia di guerra che non si sofferma neanche a contare i feriti e i morti, orientata com’è a quello sviluppismo infinito che ha condotto il pianeta sull’orlo del collasso sistemico.

Questo è ciò che ictu oculi balza all’evidenza di chiunque si accosti all’argomento con un minimo di sensibilità storica, e questo è ciò che sta alla radice dei fenomeni di violenza femminile su altre femmine: l’introiezione di un modello sociale gerarchico e piramidale, l’assimilazione e la predisposizione all’uso di quella ‘legge del più forte” alla quale – nell ‘orizzonte cieco creato dai reality-show, o dalle sparate televisive di politicanti rozzi pervasi dal più ottuso razzismo xenofobo, o dai modelli comportamentali di sedicenti donne-in-politica che  perpetuano lo schema patriarcale da secoli basato su quella presunta jungla – chi è da sempre abituato ad esser considerat* base della piramide non vede altro scampo se non la sua perpetuazione nel ruolo del carnefice per sfuggire a quello della vittima. Ben altra cosa dall’esercizio di potere di chi sa di avere il coltello dalla parte del manico, ma, ad un occhio meno attento, non così diverso nei risultati.

Una delle cose che colpiscono di più, comunque, sono i racconti delle protagoniste delle azioni di  bullismo: quasi sempre la molla che muove le teenager ad agire sono veri e propri intenti di rappresaglia fisica contro le autrici di torti (veri o presunti) proprie coetanee, applicando un giustizialismo anch’esso trasmesso a piene mani dai media, da una consistente parte dell’attivismo in rete e da quotidiani iperlegalitari che spesso invocano fra le righe lo stesso trattamento di giustizia vendicativa.  Ma un’altra cosa che colpisce nei racconti – più o meno adulterati dalle esigenze mediatiche – delle teenager è il confuso impulso a sottrarsi allo schema di manipolatività passivo-aggressiva tanto canonizzato e prescritto all’universo femminile quanto lo schema della scazzottata riparatrice è prescritto a quello maschile, desiderio sì confuso ma concreto abbastanza da cercare sbocco in una fisicità simmetrica per uscire dai gangli di quella che potremmo a buon diritto chiamare la prima guerra asimmetrica della storia.

Sarà materia di altra e forse prossima esternazione l’analisi puntuale e caso per caso delle singole sovrastrutture indotte nel bullismo adolescenziale femminile e la comparazione con gli altri schemi comportamentali che caratterizzano la violenza declinata al femminile.

Ma di una cosa chi scrive è sicura: non è negando lo spazio di esistenza alle donne che questi fenomeni potranno regredire o ancor meno cessare.

Posted in Anti-Fem/Machism, Corpi/Poteri.


7 Responses

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  1. Mary says

    Marius, ho detto x caso che il bullismo maschile e’ meno feroce?
    Questa accusa non me la puoi fare dato che IO STESSA so cosa significa il bullismo visto che l’ho subito.
    Ho detto semplicemente che tra ragazze c’è ancora molto odio e spesso le dinamiche del bullismo nascono a causa della mentalità di eva contro eva e che i maschi sono più uniti tutto qui, ma NON ho mai detto che il bullismo maschile è meno feroce.
    Ma sessista verso i maschi cosa? Se il bullismo femminile spesso nasce a causa di stereotipi sulle donne ho detto qualcosa di sbagliato? Allora secondo te a me che utilizzavano appellativi che spesso rientrano nella mentalità di certi maschi misogini ho detto qualcosa che non va?
    Le donne possono essere maschiliste quanto gli uomini l’ho sempre detto questo, ma non mi pare che sia un offesa verso gli uomini, semmai direi che essere maschiliste è deplorevole x le donne perchè danneggia il nostro genere e la solidarietà femminile. Ma se certe donne crescono in un ocntesto maschilista e diventano stronze magari perchè stanno sempre sulla difensiva o imbambolate dagli stereotipi dominanti non è certo una colpa dei singoli maschi ma del contesto, come quello che danneggia le vittime del bullismo maschile! e poi non ho detto che le donne sono tutte buone e vittime visto che sono stata pure io vititma di stronze.

  2. Marius7 says

    Gentile Mary, non essendo lei un maschio, non può conoscere i meccanismi, a volte feroci del bulllismo maschile adolescenziale. E’ diffuso ovunque e sta sotto una cortina di silenzio oppure di sottovalutazione da parte degli/delle adulti/e, essendo considerato una cosa scherzosa o una ragazzata. Ma tra le cose peggiori vi è lo ” scoprimento” della vittima che poi subisce l’imbrattamento delle sue parti intime, a volte con sputi e altro. Sarebbe ora che se ne parlasse. Detto questo dire che il bullismo femminile è sessismo maschilista mi sembra sessista verso i maschi. Dovete farvene una ragione : alcune donne sono veramente delle str…. e non hanno bisogno di maestri, lo sono da sole.

  3. Curioso says

    secondo me fate discorsi troppo complicati per qualcosa di molto semplice.

    Gli esseri umani sono imperfetti e in parte dominati da impulsi animali e irrazionali. La parte umana, la coscienza, la razionalità va coltivata quotidianamente e non è pensabile aspettarsi che dei bambini o dei ragazzi siano completamente razionali. In loro la parte animale è molto forte, accentuata anche da stravolgimenti ormonali costanti di ogni tipo.

    Per cui certi episodi vanno ricondotti al fatto che tanti piccoli animali con una parte umana imperfetta o ancora troppo debole per imporsi sulla parte animale vengono buttati insieme in spazi ristretti per periodi prolungati di tempo.

    Chiaramente ciò non può che avere ripercussioni negative e spiacevoli, da ricondurre alla nostra natura e non a spiegazioni stravaganti come “la società gerarchica schiaccia i più deboli blah blah”- ma secondo voi un bambino o un ragazzo e in grado di pensare o percepire certe cose?

    La cosa migliore è – se si ha la possibilità- di tenere il figlio lontano dai brutti ambienti, e se ciò non è possibile stargli il più vicino possibile, facendoli capire quanto è insignificante il bullismo che subiscono, perchè lo subiscono, come difendersi, ecc.

  4. Mary says

    Grazie Maria, grazie Fialabronica 🙂
    Già proprio il mio non essermi mai uniformata ad uno standard che mi ha resa bersaglio di bulli/e per anni.
    Conosco donne “bullizzate” da altre ragazze perchè si comportavano con modi ritenuti da maschiaccio appunto poi per questo ritengo il bullismo una forma di violenza di genere che spesso però si riceve dallo stesso sesso che è condiscendente con i modelli imposti dal patriarcato.
    Non è infatti un caso se il bullismo maschile bersaglia vittime (maschi) che hanno carattristiche ritenute femminili come: minore forza fisica, timidezza, interessi ritenuti femminili ecc…
    Siamo vittime di ruoli imposti, che poi io chiamo “maschere” che dobbiamo indossare per recitare una parte che magari nemmeno ci piace e in Italia e nelle società maschiliste (come il giappone) questo è molto diffuso. Mi sono documentata sulla piaga del bullismo in Giappone è spaventosa e ho letto un bel manga,Vitamin, che parla di una ragazza presa di mira dalle compagne di classe (prima amiche) perchè la ritenevano una “zoccola” perchè sorpresa nei bagni di scuola a consumare un cunnilingus con il fidanzato che si è rivelato anch’esso come uno che la voleva usare malgrado lei fosse restia ad avere rapporti ( in poche parole la violentava) e si vantava in giro di prodezze.
    E’ molto bello quel manga e ti consiglio di leggerlo perchè parla proprio di un bullismo prettamente di genere (il valore della verginità contemplato dalle ragazze) è un pò crudo ma veramente bello perchè poi c’è il lieto fine.

  5. Fialabronica says

    Mery, un grande e forte abbraccio anche da parte mia, e condivido la tua definizione del bullismo: si tratta di una violenza che adotta gli stessi meccanismi e le stesse modalità (per es. il branco) dello stupro di gruppo, e le reazioni che suscita come anche tu racconti sono analoghe: vergogna e paura.
    E anche qui come nei casi di chi sporge denuncia per stupro, il contesto familiare/sociale rovescia di senso la realtà trasformando la vittima in colpevole (!), imponendo alla vittima una risposta biografica ad un problema sistemico, un bel ‘risolvitela tu, fatti valere, se ti sopraffanno vuol dire che non sei altrettanto in gamba’ e tanti saluti a casa.
    E’ la legge della jungla, esattamente quella di cui parlo nel post, la legge del più forte, che terrorizza ma stabilisce una gerarchia sociale che sembra far comodo a tutt*. Per paura o per vergogna. Un cul de sac che le donne conoscono a menadito.
    In questa guerra si aggiunge la contraddizione tipica dei sistemi autoritari, che da una parte danno un input e dall’altra ne danno uno di segno completamente contrario: perchè mentre con mille metainformazioni ti comunicano che sei merce di scarto in quanto vita e in quanto corpo, ti impongono però una modalità di apparire tutta sul corpo e sull’apparenza di vita centrata: non SEI e non puoi ESSERE, ma DEVI APPARIRE, e per poter apparire devi essere uniformata ad uno standard, ti devi adeguare a un modello che è già stato deciso per te e che in qualsiasi momento può variare, spingendoti nella categoria mortificante degli inadeguati e quindi dei ‘rifiutati’.
    Sono d’accordo con te che il bullismo e il mobbing (che ripropone dinamiche analoghe negli ambienti di lavoro) sono violenze di genere, da qualsiasi fonte provengano, proprio perchè riportano tratti comuni, e sono quelli dell’autoritarismo e della gerarchia piramidale di cui dicevo.
    E sono d’accordo con te che questa constatazione non inficia minimamente l’essere femministe, chè la battaglia di fondo è appunto contro questo modello.
    E insieme è tutta un’altra storia.

  6. Maria says

    La tua testimonianza è scioccante, Mary. Mi dispiace molto per quello che ti han fatto.
    Non sarà un abbraccio virtuale a risarcirti del male che hai subito, ma permettimi ugualmente di fartelo.
    Ti abbraccio forte, forte
    Per il resto, concordo pienamente sia con le acutissime analisi del fenomeno enunciate nell’articolo che con quelle altrettanto intelligenti proposte da Mary.

  7. Mary says

    A me il bulismo ha praticamente rovinato la vita! Ho denunciato 2 volte quando ero alle superiori ma non mi ha ascoltata nessuno, anzi colpevolizzavano me spesso. Sono 10 anni di bullismo che mi porto dietro le spalle sia alle medie che alle superiori. Alla fine ti chiedi: magari è colpa mia? E’ quello che ho sempre pensato perchè rivolgendomi ad insegnanti, presidi ecc mi hanno sempre detto che “me lo sono cercata”.
    Ho sofferto di una gravissima forma di “fobia sociale”, non riuscivo a fare le cose più elementari come: mangiare in pubblico, uscire di casa (e quando lo facevo mi venivano forti attacchi di panico), guidare in pubblico, telefonare, rispondere al telefono, parlare in pubblico e attraversare le piazze del mio paese (anche perchè trovavo spesso il gruppo di bulletti/bullette che mi prendevano in giro o mi insultavano in gruppo). Io ho subito quasi prevalentemente bullismo femminile ma il primo anno delle superiori anche maschile (perchè facevano manforte e mi prendevano in giro anche loro).
    Ho reagito tre volte ma alla fine e mi sono presa della “pazza” da tutti. Ho lasciato la mia città da qualche anno perchè subivo stalking in continuazione e sono tornata dopo essermi curata da uno specialista per superare il trauma (che in parte però mi è rimasto). Ora ho conosciuto un ragazzo, dice anche lui di aver subito bullismo perchè è l’unico con cui ne ho parlato (anche se dopo un anno) perchè mi vergognavo. Così anche qualche mio amico che ha subito quello che ho subito io, ho scoperto di non essere l’unica ad aver subito bullismo.
    La cosa più sconvolgente è che i miei genitori non hanno fatto praticamente nulla, all’inizio mi hanno aiutata a rivolgermi dalle forze dell’ordine ma poi mi facevano pressioni psicologiche che portavano a colpevolizzarmi. Ho tentato il suicidio due volte: La prima volta ho tagliato i miei polsi (azione che ripeto ancora oggi quando qualcuno inveisce contro di me e ne porto i segni su ambedue i polsi), la seconda volta ho tentato di avvelenarmi con un cocktail di farmaci ma i miei mi hanno beccata e portata al prontosoccorso.
    Perchè mi sono messa a lottare contro la violenza sulle donne e il sessismo anzichè contro il bullismo è domanda che spesso mi fanno. Bene, per me il bullismo è violenza di genere, quello al femminile poi è frutto di quella cultura eva contro eva che ci hanno inculcate da piccole attraverso modelli. Ora non voglio dire che i maschi non si fanno bullismo ma molto meno spesso delle femmine perchè sono più uniti tra di loro, infatti nelle scuole frequentate da maschi questi episodi non avvengono mai, mentre nelle scuole frequentate da tante ragazze (tra cui la mia) e classi prevalentemente femminili sorgono antipatie, bullismi, spesso per motivi di genere: se sei bella, se sei brutta, se sei la più corteggiata, se sei la più timida, se sei troppo disinvolta con l’altro sesso e allora ti chiamano puttana, se ti vesti troppo ose’, se sei troppo “suora” ecc…ed è questo che bisognerebbe chiedersi spesso. Perchè ancora oggi c’è questa cultura che porta le donne a prendersela con altre perchè più desiderate o meno desiderate dall’altro sesso e spesso picchiano le coetanee davanti ad un gruppetto di maschi divertito per cercare approvazione. E’ sessismo anche questo.

    PS: Potresti cancellare il primo commento che è pieno di refusi xD