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Della sottomissione femminile

Metti una donna che è stata maltrattata. Parlo di maltrattamenti multipli, fisici, psicologici, messa in soggezione, costretta a livelli di sottomissione, addestrata da un uomo che la domina e che le fa fare tutto quello che vuole e che se non ce l’ha sotto controllo la offende, la mortifica, la insulta, la umilia.

Una donna così se non la supera poi vive male e così ha vissuto per tanto tempo una ragazza che mi scrive delle cose e mi racconta. Dice “non capisco che succede…”, “che vuoi dire” chiedo io, e mi spiega con fatica che quando conosce qualcheduno lei si sente obbligata a compiacerlo. Non sa dire no. Non sa dire che non è d’accordo. Non sa dire che è lontana da quella posizione mille miglia. Non sa manifestarsi come differente per paura di un rifiuto perché in fondo spera di ottenere la approvazione di quel nuovo aguzzino. E’ il rapporto tra carcerata e carceriere, tra prigioniera e sorvegliante, tra chi resta in ginocchio a leccare il pavimento con la lingua e chi tiene la frusta in maniera non consensuale.

Non dico che chiunque voglia essere sottomessa sia da patologizzare o che a chiunque piaccia il sesso, consensualmente beninteso, in rapporto tra masochista e dominatore sia da ritenersi sbagliata. Ciascuna può fare ciò che vuole e se ne trae piacere tanto meglio. Ma esiste il caso in cui una donna non sceglie, non ragiona, replica semplicemente dei momenti già vissuti con il padre, il fidanzato, il marito, chiunque l’abbia educata in quella direzione, e resti intrappolata a non saper dire di no e a far di tutto per piacere ad uno del quale non condivide niente, per farsi voler bene da uno che vuole bene solo a se stesso.

Una donna che giusto per un attimo si abbandona e lascia che quell’altro scelga la direzione, ché preferisce riposare, non decidere fa quasi comodo che qualcuno dica e faccia e tenga le redini e il comando, non fosse per il fatto di dover dire sempre si, e al primo manifestarsi di una personalità autonoma arrivano i ricatti e il disprezzo e se non è quello che ti piace, se ti fa soffrire non è più una scelta, si tratta di una costrizione, un circolo vizioso nel quale cadi per ricreare le stesse dinamiche di una relazione che non hai superato, per inventarti un modo ancora attraverso il quale ti farai accettare da tuo padre, fidanzato o tuo marito.

E’ dura svegliarsi un giorno e dire a se stessi che quel padre non ti accetterà mai come sei, semplicemente perché non ti riconosce come persona. Non vede l’altr@ da se’. Vede soltanto un pubblico che lo gratifichi, che gli destini un plauso, che gli stuzzichi l’ego e che non lo scopra mai. Giammai denudare una persona che vuole tenere il controllo perché è fatta di briciole, per dirla alla Mina, e quelle briciole verranno giù. Mantenere in vita l’illusione, far finta che lui abbia il controllo per davvero, che lui sia quel pilota che dice di voler essere, dirgli ancora si e poi evitare di mettere assieme i pezzi per scoprire che dietro una montagna di bugie raccontate a se stesso e a te, non c’è davvero altro.

Chi teneva sotto controllo i prigionieri nei campi di concentramento ha determinato cose di questo genere ma anche un uomo che ha tenuto una donna chiusa dentro un guscio, allontanandola da amici e famiglia per averla sotto controllo, sortisce questo genere di reazioni. Allora il primo segno che puoi cogliere per capire se hai un problema di insicurezza, di autostima o appunto un trauma non ancora superato, è quello di verificare se hai mentito, se dici cose che non pensi alla persona con cui stai parlando in quel momento.

Chi ti tiene sotto controllo ti domina con un sistema premio/punizione che, ripeto, se relegato alla sfera sessuale sempre consensuale, se così desiderate provare piacere, è una scelta personale e se invece tocca una generalità di aspetti della tua vita provocandoti frustrazione e disorientamento allora forse non va bene.

Quella ragazza infine dice di essere attratta proprio da uomini di quel tipo. Per rivivere il trauma. Per scontare la non accettazione. Per ricreare le stesse dinamiche. Io le dico che invece mi guardo bene dall’averci a che fare con tutto quel po’ po’ di mistificazione.  Ovvero: uomini così non accettano tu sia diversa. Ti vogliono soltanto ammaestrare. Con loro non puoi mai essere libera di dire no, di esprimere la tua opinione, perché non conti niente, perché sarai sempre sotto ricatto. Il ricatto di perderli, il timore di essere punita, quello di essere umiliata, denigrata, dileggiata, sfinita. E se soffri di preferirli allora è bene che verifichi di nuovo. Quando e se preferirai un uomo che si pone alla pari, che non ti domina e che rispetta ciò che sei allora forse hai superato il trauma.

Lontano mille miglia da chi ti vuole cancellare per riscrivere sul tuo corpo un’altra vita che non ti corrisponde. Cioè: a volte avere a che fare con uomini violenti è una scelta più che un caso. La prima forma di autodifesa è riconoscere le nostre fragilità e i pericoli ai quali ti espongono. Si parte da lì. Poi c’è tutto il resto.

Posted in Anti-Fem/Machism, Omicidi sociali, Pensatoio.


6 Responses

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  1. Mary says

    Conoscevo una ragazza che viveva con un uomo più grande di lei e che l’aveva letteralmente allontanata dalla famiglia e era costratta a vederla di nascosto. la cosa più assurda è che le controllava il contachilometri!!!! praticamente le ha fatto odiare la famiglia e la minacciava di lasciarla se avrebbe visto sua madre.
    Lei ricordo non subiva violenze fisiche, ma queste violenze psicologiche anticipano spesso la violenza domestica fisica ed è grave sopratutto perchè io non sono risucita a fare nulla dato che lo amava.

  2. A. says

    “uomini così non accettano tu sia diversa. Ti vogliono soltanto ammaestrare. Con loro non puoi mai essere libera di dire no, di esprimere la tua opinione, perché non conti niente, perché sarai sempre sotto ricatto.”

    in ogni rapporto ci sono sempre due persone. E’ una danza. Questa e’ la danza della vittima e del carnefice. Le persone “vittima” non cercano partners che non le/i vittimizzino, li trovano noiosi, come se mancasse qualcosa e non ti sanno dire neanche cosa. E non basta la forza di volonta’, che comunque e’ spesso nulla, ad uscirne. E’ lo stesso principio del co-alcolismo. Sono rapporti malati.

  3. frapa says

    OH finalmente!!!!!! e diciamolo che siamo paralizzate dalla paura, e non è MAI COLPA NOSTRA. Bisogna opporsi alla violenza con ogni forma, parlando, capendo, reagendo e anche leggendo Fas.
    Insieme si vince

  4. HCE says

    le relazioni di dipendenza sono tali per entrambi. anche la parte “forte” è vincolata dalla stessa catena che usa per controllare. perché da quella catena ottiene il proprio riconoscimento, non dalla libera scelta di una persona.

    e allora diciamo pure “della sottomissione”. ovvero, dell’autostima e del riconoscimento. per negazione.

    oppure, dell’accettare l”incertezza e la volatilità del riconoscimento altrui. del rinunciare alla scorciatoia di comprarlo con la costrizione o offrendo sottomissione.

    che la libertà è così faticosa, e non c’è da negarselo.

  5. Catalano Nicola Vincenzo says

    E infatti dici bene; come uomo avvolte e anche ultimamente ho avuto a che fare con donne che descrivi così bene ed è un disastro perché ponendomi come sono mi riffuggono. L’ importante sarebbe, per un uomo migliore, evitarle come la peste… e sopratutto non innamorarsene se non ne sei corrisposto o se per loro richiesta ti vogliono solo come amico fraterno; se ne ricava solo frustrazione e dolore infinito….
    ma è un dramma sfuggire a questo meccanismo e per la donna (che spesso ne finisce come vittima principale), ma anche per l’ uomo. La questione di genere è senza dubbio una questine economica/politica/sociale, ma certo c’ è tutto un’ aspetto che è solo psicologico.
    Un abbraccio….

    Nik’66

  6. Maria says

    E’ vero che spesso chi cade nella spirale di una relazione violenta in maniera inconsapevole ripete un copione appreso in passato all’interno delle relazioni familiari ma è anche vero che donne veramente forti e libere da tali schemi possono scivolare in questi meccanismi.