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Nostalgia di un otto marzo di lotta…ma c’è di più!

Questa è una lettera scritta al mio collettivo, quello di Femminismo a Sud. Una lettera che mi pareva prematuro e fuori luogo pubblicare, ma pare che così non sia. Io ve la allego così, come un messaggio in una bottiglia… mentre la discussione tra di noi ferve. Buona lettura!

Quando ero ragazzina, l’otto marzo era il giorno delle mimose regalate dagli uomini alle donne.
Io non capivo perchè quel giorno particolare fosse denominato ‘festa della donna’, nessun* me ne aveva spiegato il motivo…nella mia personale percezione risultava una festa contraddittoria: da una parte la festeggiavo, perchè mi sembrava significasse che era bello essere donna, che le donne avevano un non so quale ‘valore’ universalmente riconosciuto (e perchè in generale, ci vorrebbero più occasioni di festa); dall’altra mi lasciava l’amaro in bocca soprattutto perchè, da parte degli uomini, mi pareva quantomeno ipocrita ‘festeggiare’ le donne una volta l’anno e bistrattarle per gli altri 364…

Così, in breve tempo, per me era diventata quello che è ancora per molte: una festa dove le donne celebravano con altre donne la propria “donnità” – sebbene di donnità non sapessi niente… – insomma, alla fine era diventata la “festa delle amiche”, quella che oggi aborro con tutta me stessa (non perchè non sia bello stare solo con donne a divertirsi, ci mancherebbe, ma non dovrebbe essere l’eccezione dell’otto di marzo!).
E’ passato tanto tempo da allora, e la consapevolezza di ciò che realmente significa l’otto marzo è venuta assai più tardi, in contemporanea con la mia scoperta e la mia adesione ad un percorso femminista… che bello scoprire il reale significato dell’otto marzo, quello della lotta!

Questo sì aveva un senso: unirsi in un giorno particolare tutte insieme e dare visibilità alle lotte quotidiane di tutte le donne (anche di quelle non presenti), sapere che non siamo sole, che tutte negli altri 364 giorni affrontano (ognuna con le proprie risorse) un fronte di discriminazione che comprende il privatissimo (quello che ha luogo nelle mura domestiche), i luoghi di lavoro e i loro tetti di vetro infrangibili, e il pubblico di uno stato che tiene le donne incatenate a lavori di cura – e non dà loro modo di aspirare ad altro – per guadagnare sulle loro vite.
Da quel giorno di diversi anni fa non ho mai mancato un otto di marzo… fino ad oggi.
Oggi invece non ho voglia di festeggiare. Non ne ho voglia perchè quella che era la mia speranza per un movimento delle donne sempre più unitario e inclusivo si è infranta contro la realtà. La realtà del fatto che dopo la grande mobilitazione del novembre di tanti anni fa (era il 2006, vero?) che mi aveva fatto sperare tantissimo, ho visto il movimento spezzarsi nuovamente in mille rivoli, per i soliti futili distinguo che minano alla base qualsiasi movimento antagonista e, ciononostante, non vengono mai accantonati (vorrei capire dove sta ‘l’unione nel rispetto della differenza’ tanto sbandierata a destra e manca!).
E per me il colpo di grazia definitivo a questo processo lo ha dato Snoq, che ha creato l’immagine della femmina-pseudofemminista ma tanto ‘politically correct’, che decidendo lo scorso anno per una manifestazione nazionale così vicina – temporalmente parlando, ma non solo – all’otto di marzo, ne ha creato nei fatti un ‘clone’ svuotato di senso (che per quanto mi riguarda ha dato il colpo di grazia definitivo all’otto marzo di lotta).
Oggi perciò mi sento abbacchiata… anche perchè nell’ultimo anno posso dire di aver assistito a situazioni di ‘mobilitazione’  che mi han fatto cadere le braccia e sempre meno vedo il senso nel definirmi femminista… a meno di non fare la femminista solipsista, il che mi pare quantomeno contraddittorio. Ma dalle ceneri della femminista che è in me, sta nascendo un nuovo stimolo, l’intenzione di abbandonare il termine femminista – perlomeno nella mia autodefinizione – e utilizzare quello di antisessista (che detto da una con un nick come feminoska!)
Io da oggi non voglio più far parte di un movimento femminista nel quale non mi riconosco più: non voglio più venire redarguita da altre femministe perchè loro son quelle vere, storiche, quelle che han fatto le lotte, quelle con una coscienza politica che a quanto mi danno a intendere io non avrò mai (e che peraltro loro chiaramente non vogliono mai condividere con me, se non per farmi notare le mie mancanze), quelle che non mi salutano quando mi vedono perchè non faccio parte del loro collettivo, ma si ricordano del mio nome quando devono criticare quello che ho osato a ragione o torto dire, quelle che “gli uomini non possono parlare di femminismo”, quelle che invece di cercare parole comuni ci tengono ai distinguo, quelle che in sostanza affossano un movimento per il loro quarto d’ora di celebrità che poi vedono davvero solo loro… eccetera eccetera.
Io voglio far parte di un nuovo movimento antisessista, composto di uomini e donne che chiedono di essere trattati da esseri umani, non da stereotipi e macchiette, di uomini e donne che possono essere forti o deboli a seconda delle situazioni, che possono amare chi desiderano, che sanno che il fronte comune sarà l’unica strada per cambiare le cose, poichè lavorare soltanto unilateralmente provoca opposizione, mentre lavorare insieme non solo rinforza il movimento ma ci aiuta, ne sono convinta, a crescere, a conoscerci meglio e per davvero, a scardinare i personaggi che ci hanno cucito addosso, a comprendere che “siamo tutt* parte lesa”.
Io non so come la pensiate a riguardo, personalmente sono pronta a scrollarmi di dosso la definizione di femminista… che è importante, capitale per la mia formazione, ma non deve diventare un dogma che mi impedisce a sperare in qualcosa di più… il femminismo in questa ottica è il punto di partenza, non quello di arrivo, ed oggi mi va stretto.
Io qui lo dico, fanciull*: il femminismo ha fatto il suo tempo, per me è ora di dedicarsi all’antisessismo, e fucina dell’antisessismo potrebbe ben diventare FaS e il FemBlogCamp (anche se, per motivi semantici e non solo di restyling come spesso accade, si dovrebbe pensare a un nuovo battesimo per entramb*… )
Un abbraccio,
feminoska (l’antisessista!)

Posted in Anti-Fem/Machism, Fem/Activism, Iniziative, Memorie collettive, Pensatoio, Personale/Politico, R-esistenze.


5 Responses

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  1. Valentina S. says

    Strano, mi rivedo precisamente nelle tue parole ed è proprio il magone che mi ha assalito in questi giorni. Mi è sempre piaciuto anche a me antisessismo soprattutto perché include immediatamente gli uomini. Però poi penso che basta dare al femminismo il valore che esso in definitiva ha sempre avuto di un grande contenitore antagonista che racchiude le lotte per la liberazione delle donne (e degli uomini e di tutti gli altri) dalla discriminazione sessista. Non c’è mai stato un solo femminismo e non mi piace nessuno di quelli che definisce poco femminista o non femminista qualcun altra. Basterebbe dire invece che secondo me sbaglia approccio, perché, ecc.. Forse dovremmo avere solo più comprensione empatica, perché qui davvero come donne siamo tutte,ma proprio tutte dominate da questo patriarcato che arriva spesso a renderci persino nemiche di noi stesse. Baci. Valentina.

  2. simona says

    bello, e vero. anche io mi sono sentita dire una volta da una femminista, una donna un po’ più grande di me, “io non lo avrei mai permesso”, e mi sono sul momento sentita una cretina. Poi ci ho ripensato, e no, è semplicemente che io non escludo la possibilità di cadere, di essere contaminata, perchè non perdo di vista me stessa anche se mi addentro in territori in cui non mi muovo agevolmente. Dopo questo impatto, e dopo alcune considerazioni sulla generazione di donne precedente alla mia, e sulla mia generazione, avrei anche potuto allontanarmi dal “femminismo” definitivamente, e invece no, invece mi ci sono avvicinata, ma in un altro modo, condividendo alcune pratiche, osservando le altre, nonostante le difficoltà che tu lamenti di contrasti interni, che immediatamente percepibili, e in cui inserirsi è un po’ all’inizio come sgomitare. Ma dopo poco ci si accorge che il cambiamento, il ricambio di persone ed energie, i contrasti e i conflitti, i corpi gli spazi e i ragionamenti, le confidenze, se partono da una base comune, che si trova molto lontano nel tempo e molto infondo nella psiche, portano ad un miglioramento, quanto meno ad un apertura, nei rapporti, apertura che è alla base della comprensione e del rispetto

  3. L'antiperbenista says

    Infatti, proprio come ho scritto oggi nel mio blog, servirebbero meno mimose e più diritti!

  4. frapa says

    Grazie buon 8 marzo !!!
    il femminismo è fuori dal tempo, il femminsmo è dentro, è viscerale
    INSIEME VINCIAMO

  5. femminileisngolare says

    Curioso, anche a me va stretto il ‘femminismo’, ma solo nella misura in cui sono stanca di lottare per ottenere ciò che è già mio. Eppure penso che finchè il patriarcato dominerà le nostre esistenze essere femministe sia più che mai necessario. Non ci piace, ma ce n’è ancora bisogno, e tanto.