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#NoTAV: Un giorno di ordinaria repressione, un giorno di ordinaria lotta

Sveglia presto, colazione abbondante, macchina carica, direzione piste da sci.

La giornata si prospetta delle migliori mentre prendo la tangenziale di Torino, il cielo è terso, c’è poco vento e già mi immagino a scendere per i pendii innevati.

Domani (oggi), ci sarà una prova di forza e di coraggio per i NOTAV, è preannunciato lo sgombero della Baita in Val Clarea, ultimo baluardo di democrazia in quella piccola valle devastata dal fascismo e dall’oppressione.

Questa giornata di relax mi farà affrontare i gas lacrimogeni con il sorriso.

Sono sintonizzato sulle frequenze di RadioBlackOut, amica di mille battaglie, sempre in prima linea nella lotta ad una informazione vera e non manipolata dai poteri forti.

“Stanno sgomberando la Baita”

Alzo il volume, mi sale il groppo in gola. Ascolto con attenzione: “Stanno sgomberando la Baita”. Cristo!

La direzione è quella giusta, la deviazione irrisoria, addio piste da sci.

Sono ad Avigliana, sull’autostrada. Il casello è già pieno di sbirraglia che si gode il nostro sole del mattino, invasori di una terra che non sarà mai nel loro cuore.

All’altezza di Borgone sento l’intervista a Luca, coraggioso come sempre. Si è arrampicato sul traliccio, sta salendo. In barba a tutto l’addestramento militare, a tutte le forze ed i mezzi dispiegati, lui da solo è riuscito a eludere questo organo repressivo da 90.000 € al giorno. Deciso come sempre ha colto il momento giusto per tentare un estremo gesto di sabotaggio dell’allargamento del non-cantiere.

Calmo e sereno redarguisce le forze dell’ordine di non provare nessun gesto che possa spingerlo a salire ancora sul traliccio. Calmo e sereno rende noto agli occupatori quello che tutta la valle già conosce, la sua determinazione ed il suo coraggio.

Sto superando una camionetta dei carabinieri quando annunciano alla radio la caduta di Luca. La tentazione di sterzare contro la fiancata del mezzo è fortissima. Con le lacrime agli occhi stringo con forza il volante, accelero e mi allontano. Avrò sicuramente modo di sfogare la mia rabbia in modo più strategico.

Arrivo a Giaglione, le facce sono scure, le voci incontrollate girano ma il sangue freddo fa il suo lavoro e l’assembramento regge al colpo inferto ai nostri cuori, il panico non prende il sopravvento. Le informazioni sullo stato di Luca sono contrastanti. Vediamo passare dopo troppo tempo l’elisoccorso, diretto verso il CTO.

Si ragiona con lucidità sul da farsi. Una cosa è certa, la reazione sarà decisa e determinata come non mai, tutti concordano che oggi non si può chiedere nessun permesso all’oppressore, oggi non ci accontentiamo di avvicinarci alla Baita. Se loro si prendono le nostre valli, noi ci prendiamo il loro cemento. Oggi blocco totale ad oltranza.

Si raggiunge Vernetto, punto strategico della valle in cui confluiscono le statali e l’autostrada. Casualmente sta passando sull’autostrada proprio in quel momento la colonna degli sbirri diretta al non-cantiere.

Si corre verso l’autostrada, i nostri corpi gettati in mezzo alla strada, la colonna militare bloccata.

Sorgono le prime barricate, iniziano i primi canti.

Per fare la TAV dovrete ucciderci uno ad uno, uomini e donne, vecchi e bambini.

Ora sappiamo più che mai che ne avete tutte le intenzioni, ma sappiamo anche che non potrete mai negarci la dignità che solo un popolo in lotta per la propria libertà può avere, quella dignità che Luca ha stretto nel suo pugno alzato al cielo.

Forza Luca, siamo tutti/e con te.

Ora e sempre NOTAV.

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