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I media costruiscono cultura dello stupro (occupiamoli!)

Lo stupro di gruppo dell’Aquila viene ora descritto come un tentato omicidio. Fino all’altro ieri nei media si parlava di “pratica sessuale estrema” distorcendo il senso di quello che la ragazza aveva subìto. I quattro indagati, tra i quali uno, quello pescato con il sangue della vittima addosso, con una accusa un po’ più grave, e poi c’è una ragazza, forse fidanzata di un altro del gruppo, sono tutti liberi. I tre di sesso maschile del gruppo sono italiani e militari. La faccenda si compone di una ragazza che è stata trovata in gravissime condizioni con il pube lacerato, ché gli avevano infilato dentro chissà cosa, con il sangue sulla neve e il rischio di morire per assideramento.

Nella stessa zona, stesso periodo, un altro stupro per il quale è stato arrestato un marocchino. Lui è in galera e lì resta. Forza Nuova si è precipitata a organizzare una manifestazione contro gli immigrati per la salvaguardia delle “LORO” donne.

Quello che si legge in giro è raccapriccio, rabbia, solidarietà, quel minimo di comprensione umana, per quanto ipocrita, nei confronti di una vittima. Solo in talune pagine, come potete vedere sotto, e in taluni media si continua a legittimare la cultura dello stupro. La legittimazione dello stupro con la definizione di elementi attenuanti per lo stupratore e di colpevolizzazioni che riguardano la vittima è il collante che tiene insieme stupratori e complici, grazie ai quali si celebra in Italia, unica nel suo genere, l’apoteosi dell’omertà da parte di famiglie, branchi di genere, clan amicali, donne incluse, a protezione degli stupratori.

Un articolo recente sul Corriere che parla di una denuncia di stupro avvenuta a Milano:

Condizionale garantista d’obbligo “Botte e violenza: orrore per una 20enne. La ragazza è all’ospedale: lo stupro sarebbe stato consumato a Milano nell’abitazione del conoscente della vittima.”

L’inizio sembrerebbe buono. Poi si comincia con la serie di giustificazioni e di parole buttate giù per screditare la vittima.

Completamente nuda e con un occhio tumefatto. E il ricordo frammentato di una serata di eccessi, ma la certezza di essere stata vittima di uno stupro, di essere stata picchiata e costretta a avere un rapporto sessuale. Una violenza subita da una, ma non è escluso anche da più persone.

Fondamentale, certo, rilevare gli “eccessi”. Da manuale del perfetto avvocato di uno stupratore. Ma ancora non si è detto esplicitamente che lei se l’è cercata.

Così si è ritrovata domenica mattina una ragazza bresciana che ha accettato l’invito di un conoscente per una serata di musica e ballo – e forse anche sballo – in una nota discoteca milanese. La serata ha avuto un epilogo violento e la ragazza ha chiesto aiuto ai carabinieri denunciando di essere stata vittima di una violenza sessuale. Il racconto della ragazza è piuttosto confuso, gli inquirenti milanesi cercheranno di far luce sulla vicenda per accertare eventuali responsabilità. Per ora la ragazza resta ricoverata all’ospedale Civile di Brescia per cercare di curare le ferite del corpo e, soprattutto, nei sentimenti: aveva l’importante tumefazione all’occhio e dolori sparsi in tutto il corpo. I medici avrebbero accertato un rapporto sessuale violento.

Il giornalista interpreta finanche i programmi della vittima e le diagnostica il proposito di una serata di “sballo”. Continuano le insinuazioni che arriveranno dritte a delineare la personalità di una ragazza che incidentalmente è stata stuprata dopo essere andata a fare cose sporche avendo osato ella accettare l’invito di un signor nessuno immaginandolo una brava persona.

Si insiste ancora, se non si fosse capito: “Il racconto è partito da Brescia per snodarsi fino a Milano, a un locale di tendenza. Il viaggio in auto con il conoscente, non un amico, ma una persona incontrata in un paio d’occasioni.

E’ chiaro adesso? E’ uscita nientemeno che con un quasi sconosciuto. E tanto basterebbe a dire che mannaggia a lei, e mo’ che cazzo piange? Bisogna aspettarsi certo che un quasi sconosciuto non faccia altro che pensare di frantumare la vita di una ragazza che voleva solo divertirsi.

Ancora:L’invito accolto nella convinzione di trovarsi in compagnia di un galantuomo, di una persona di cui fidarsi. L’arrivo in discoteca e l’incontro con un gruppo di amici del conoscente. «Parecchi uomini, tutti piuttosto alterati». La ragazza ammette di avere bevuto. Molto. E di aver anche visto il conoscente e gli amici sniffare cocaina. Poi, complice sicuramente l’alcol, il ricordo della serata si affievolisce. Resta nitido il ricordo del risveglio, il dolore e il ribrezzo. E la convinzione di aver detto di no. Nitida, nella mente della ventenne, anche la spiegazione dei dolori: «Sei caduta dalla scala». Ma la ragazza è certa di non essere caduta. È convinta che il conoscente l’abbia violentata. E forse alla serata di orrore hanno partecipato anche gli amici. Un sabato notte che i carabinieri e gli inquirenti devono ancora decifrare.

E qui siamo alla fantascienza. Se qualche rigo prima dice che in ospedale “avrebbero” accertato un rapporto sessuale violento in questo ultimo passaggio il giornalista fa del suo meglio per colmare il nulla di ipotesi soggettive. Fondamentale il “Molto” seguito da un punto, Bevuto (punto) molto (punto). Fondamentale anche la serie di termini ipotetici/dubitativi “La convinzione di aver detto di no”, “è convinta che l’abbia violentata”, “la ragazza è certa di non essere caduta” (capolavoro assoluto!). E’ lei che dichiara. Lei che dice. Lei che afferma. Ma non solo. Il giornalista le attribuisce una “convinzione”, ovvero ne “è convinta” ergo si tratta di una cazzata.

Quello che si appresta a vivere la ragazza sta tutto racchiuso in queste parole o in quelle descritte sotto. Per cui, ragazze belle, c’è poco da sperare. Bisognerebbe smontare tutto, scendere in piazza e fare a pezzi questa rancida cultura del cazzo, perché lo sorregge e protegge in tutte le sue più infime prestazioni. Bisognerebbe andare sotto le redazioni dei quotidiani e sfinirli di insulti, altro che otto marzo, altro che festa delle donne, c’è da prendere questi giornalisti e fargli ingoiare una per una le parole che costruiscono cultura della violenza maschile sulle donne. In ogni città, sotto ogni redazione, per ogni quotidiano, per ogni media, perché ora basta.

E ora eccovi la chicca facebook divulgata dalla pagina a nostro sostegno con questa nota acclusa:

Questa immagine è catturata dalla pagina No Alla Violenza Sulle Donne che è gestita da maschilisti (https://www.facebook.com/noviolenzadonne?ref=ts). In realtà divulga messaggi in cui si legittima la cultura dello stupro e attraverso i quali si colpevolizza la vittima. E’ una pagina che fomenta odio contro le donne e le femministe. Il link da cui trae spunto è un articolo vergognoso in cui si descrive lo stupro di gruppo come fosse qualcosa di voluto (http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/02/17/per-i-media-lo-stupro-di-gruppo-si-chiama-pratica-sessuale-estrema/). Ma, come ha dichiarato la stessa ragazza, non c’è stato nulla di consensuale e lei ha dichiarato che volevano ucciderla. Basta con la giustificazione dello stupro! Le ragazze hanno diritto di uscire e divertirsi e se vanno in discoteca è per ballare e non per essere massacrate con un bastone nella vagina (http://menoepausa.wordpress.com/2012/02/17/ho-cresciuto-mia-figlia-per-essere-libera-di-stupri-e-di-omerta/.

Alla suddetta nota i o il gestor* della pagina rispondono con una minaccia di querela e con una serie di commenti di insulti stereotipati per le femministe. A proposito della pagina in questione puoi leggere anche Questo, Questo, Questo, Questo, Questo… (e un sacco di altro materiale che abbiamo in archivio come documentazione destinata a qualsivoglia uso!)

Posted in Comunicazione, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


5 Responses

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  1. cybergrrlz says

    Guendalina, puoi prendere tutte le immagini che vuoi. sono qui per essere condivise. quando avrai pubblicato il tuo articolo per favore segnalacelo così possiamo condividerlo e diffonderlo. grazie mille!

  2. Guendalina says

    Buona sera. Volevo inanzitutto dissociarmi dal comportamento di questi miei “colleghi” giornalisti, che prima di sparare a zero in cerca dello scoop dovrebbero far attenzione a ciò che scrivono.
    Secondo. Volevo avvisare che sto scrivendo un articolo sulla strumentalizzazione delle donne dalla parte dei media e sopratutto sulle azioni squadriste dei cosidetti “neomaschilisti”.
    Vi ringrazio per tutte le prove atte a denunciare questa melma che state fornendo attraverso le immagini. Mi sono già procurata ( e spero che la cosa non vi crei disturbo) alcune in questo blog e in quelli di Comunicazione di genere e No alla violenza sulle donne, in modo da poter denunciare e mettere in guardia la popolazione nella maniera più opportuna.

    Nessuno si deve permettere di giustificare una qualsivoglia forma di violenza. Mai!

  3. mary says

    Che vergogna. Ho notato che negli ultimi anni gli stupri compiuti da italiani sono molto più efferati e violenti di quelli compiuti da immigrati, mi torna alla mente il massacro del Circeo quando leggo certe storie. La cosa che mi indigna è che nonostante fossero violenti si cerca di fornire giustificazioni e spesso nemmeno le ferite sono una garanzia per provare la veridicità dello stupro.
    Ricrdo una frase di Franca Rame “Ancora oggi, proprio per l’imbecille mentalità corrente, una donna convince veramente di aver subito violenza carnale contro la sua volontà, se ha la “fortuna” di presentarsi alle autorità competenti pestata e sanguinante, se si presenta morta è meglio! Un cadavere con segni di stupro e sevizie dà più garanzie.”

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